Lo stadio di Varese è argomento ciclico nella provincia lombarda, dopo i fasti di una squadra di calcio che aveva sfiorato anche la serie A il crollo e il fallimento del calcio varesino hanno coinvolto anche i discorsi sul futuro dello stadio che, certo, non è legato alle fortune calcistiche. Idee e proposte di vario genere si sono susseguite negli anni, visioni a volte limitate, altre con respiro più ampio. Per ora, un nulla di fatto. Ma proprio in questi giorni l’argomento è tornato sulle pagine locali.
I velodromi fanno parte della storia d’Italia del ciclismo e oltre, perché erano punti di aggregazione e non è un caso che in Italia, ancorché fuori uso, ce ne siano tanti. Il progetto di riqualificazione dello stadio Franco Ossola di Varese, che punta a trasformare l’area di Masnago in una moderna cittadella dello sport e dell’intrattenimento, riaccende il dibattito sul destino del velodromo. L’impianto, costruito negli anni Cinquanta, è parte della storia sportiva varesina e nazionale, ma è ormai inadatto alle esigenze del ciclismo contemporaneo, se non per mero allenamento. La sua demolizione è prevista nel progetto, ma il Comune e la Federazione Ciclistica Italiana valutano la possibilità di realizzarne uno nuovo, più moderno e funzionale.
Il velodromo è lungo 446 metri. Anacronistico per le gare moderne
Il sindaco Galimberti: “Un progetto che preveda un nuovo velodromo”
Il sindaco di Varese, Davide Galimberti, conferma che l’amministrazione guarda al futuro senza dimenticare la tradizione.
«Il velodromo così com’è è poco utile – spiega -. È lungo 500 metri (446, ndr), mentre oggi le misure olimpiche sono di 250. Non è più adatto per gli allenamenti né per la preparazione agonistica. In teoria, si potrebbe costruire un nuovo velodromo all’interno del progetto dello stadio, integrandolo nella cittadella dello sport».
La foto è di una decina di anni fa, come le altre, ma testimonia come la pista sia stata sfregiata dai tifosi di calcio con scritte coperte, ancora peggio, con vernice scivolosa. Rendendo, di fatto, inutilizzabile la pista.
L’impianto, inaugurato nel 1950 e teatro di gare storiche come i Campionati del Mondo del 1951, è legato ai nomi che hanno fatto grande il ciclismo italiano, tra cui Gino Bartali, che qui corse e vinse in più occasioni. Per molti appassionati rappresenta un luogo simbolico della “Varese ciclistica”, una città che ha dato i natali a campioni e ha sempre avuto un forte legame con le due ruote.
Oggi, però, la struttura non risponde più agli standard internazionali e la sua gestione risulta complessa. «Il velodromo non è vincolato dai beni culturali – precisa Galimberti -, ma la Soprintendenza ci ha segnalato l’importanza di mantenere la funzione sportiva e ciclistica dell’area. Varese è terra di ciclismo, e questa identità va rispettata, anche se con impianti nuovi».
Un nuovo velodromo nella città dello sport
Nel progetto complessivo del nuovo stadio, affidato ad Aurora Immobiliare con la partecipazione di una cordata guidata dall’ingegnere Pierluigi Marzorati, l’aggiunta di un velodromo moderno viene considerata un’opzione realistica. «Un tecnico che aveva seguito anche il Vigorelli di Milano mi ha spiegato che includere un velodromo nel piano dell’Ossola costerebbe circa due milioni di euro in più, una cifra sostenibile in un intervento da cinquanta milioni complessivi – racconta Galimberti -. Si potrebbero condividere spogliatoi e servizi con lo stadio, riducendo i costi di costruzione».
Il nuovo impianto potrebbe nascere come spazio polivalente, con una pista da 250 metri regolamentare e una pista indoor da atletica da 200 metri. Un progetto, questo, che la Federazione Ciclistica Italiana guarda con interesse, vedendovi un potenziale centro federale di preparazione olimpica.
Alfredo Binda, corridore locale, è ricordato all’ingresso dell’impianto
Dagnoni (FCI): “Varese potrebbe diventare un polo olimpico”
Il presidente della Federazione Ciclistica Italiana, Cordiano Dagnoni, conferma l’intenzione di sostenere il progetto:
«Abbiamo già incontrato il sindaco e l’assessore allo sport. Varese può diventare un polo di riferimento per il ciclismo su pista, complementare al progetto di Treviso e a quello di Montichiari. L’Italia ha bisogno di almeno due velodromi moderni che si bilancino geograficamente».
Dagnoni sottolinea anche l’importanza sociale e sportiva di un impianto del genere:
«Secondo i dati Nielsen, il ciclismo ha il doppio dei praticanti del calcio e coinvolge tutte le fasce d’età, maschi e femmine, bambini e anziani. Per questo servono impianti protetti e sicuri. Un velodromo può convivere con altre discipline come l’atletica, ma anche ospitare eventi culturali o commerciali. Non è solo un impianto sportivo, è un’infrastruttura viva».
Il presidente FCI ricorda che la Federazione è pronta a fornire sostegno strategico e a collaborare per promuovere l’attività giovanile e amatoriale: «Un velodromo sostenibile è quello che resta aperto, anche agli amatori. È quello che vogliamo fare anche a Montichiari, tenendolo aperto fino a tarda sera per chi vuole allenarsi in sicurezza».
Il nodo della sostenibilità
Per il Comune, la questione principale resta la gestione economica nel lungo periodo.
«Il vero problema non è l’investimento iniziale, ma la sostenibilità – spiega Galimberti -. Gli enti locali non possono farsi carico dei costi di gestione e manutenzione. Serve un modello in cui federazioni, associazioni e privati collaborino, come abbiamo fatto per il palaghiaccio».
Il sindaco sottolinea anche che nel bando per la riqualificazione dello stadio è già prevista la multifunzionalità: «Non solo calcio, ma sport e attività diverse. La cittadella dello sport deve vivere tutti i giorni, non solo nelle domeniche di campionato».
Un legame da rinnovare
Il velodromo di Varese non è solo una pista, ma un simbolo di una città che ha scritto pagine importanti del ciclismo italiano. Qui si allenarono campioni, si disputarono Mondiali e si accesero passioni popolari che ancora oggi resistono.
Oggi il dibattito è aperto: tra chi chiede di preservare la memoria e chi guarda al futuro, il Comune e la FCI cercano una via che unisca le due visioni. Un nuovo velodromo, moderno e multifunzionale, potrebbe rappresentare proprio quel ponte tra storia e innovazione che Varese cerca.