di
Cesare Giuzzi

Consegnata la relazione della perita Denise Albani sui campioni genetici nella nuova inchiesta sulla morte della 26enne. «Sul Dna parziale non consolidato nel 2014 vennero fatte repliche con quantitativi diversi»

Una corrispondenza «moderatamente forte/forte e moderato» tra le tracce di Dna sulle unghie di Chiara Poggi e l’aplotipo Y di Andrea Sempio. L’esclusione di tutti gli altri soggetti con cui quelle tracce biologiche sono state confrontate. Sono in linea con i primi i risultati inviati alle parti la scorsa settimana, le conclusioni della perita Denise Albani sull’analisi del Dna sulle unghie di Chiara Poggi nell’ambito dell’incidente probatorio sulle nuove indagini del caso Garlasco. Una relazione di 94 pagine che sostanzialmente non si discosta da quella già effettuata dalla procura con il professor Carlo Previderé, ma che nulla aggiunge (e il quesito del giudice peraltro non lo comprendeva) sul come e sul quando quelle tracce di «Y» del nuovo indagato sino finite sul corpo della vittima

Su questo saranno le indagini della procura di Pavia, dirette da Fabio Napoleone e dall’aggiunto Stefano Civardi, e le repliche della difesa di Sempio, a dover dare delle risposte. «Questo Perito ritiene che una corretta valutazione degli esiti dei calcoli biostatistici in parola con supporto moderatamente forte/forte e moderato circa la contribuzione di Sempio Andrea (e di tutti i soggetti imparentati con lo stesso per via patrilineare) alle tracce Y428 – MDX5 e Y429 – MSX1 debba necessariamente tenere conto di tutte le “proprietà intrinseche” che caratterizzano gli aplotipi oggetto di comparazione, delle molteplici criticità riscontrate nella disamina degli atti e delle limitazioni in termini di conoscenze e applicativi attualmente disponibili nella comunità scientifica internazionale per le valutazioni biostatistiche (uno fra tutti l’assenza di un database che contempli la popolazione locale d’interesse) – scrive la perita nelle sue conclusioni -.



















































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L’analisi del cromosoma Y non consente di addivenire a un esito di identificazione di un singolo soggetto, anche qualora i risultati siano completi, consolidati e attribuibili a una singola fonte. Nel caso di specie si tratta di aplotipi misti parziali per i quali non è possibile stabilire con rigore scientifico: – se provengano da fonti del Dna depositate sotto o sopra le unghie della vittima e, nell’ambito della stessa mano, da quale dito provengano; quali siano state le modalità di deposizione del materiale biologico originario; – perché ciò si sia verificato (per contaminazione, per trasferimento avventizio diretto o mediato); – quando sia avvenuta la deposizione del materiale biologico». 

Secondo l’esperta della polizia Scientifica di Milano, le criticità legate alla mancata replica dei risultati nel 2014 e quindi al «consolidamento» dei valori emersi, è frutto delle «strategie analitiche adottate nel 2014 (mancata quantificazione del DNA e utilizzo di diversi volumi di eluato per le tre sessioni di tipizzazione Y)» dall’allora perito della corte d’Appello Francesco De Stefano che «hanno di fatto condizionato le successive valutazioni perché non hanno consentito di ottenere esiti replicati (congiuntamente comparabili) al fine di giungere a un risultato che fosse certamente affidabile e consolidato o, diversamente, certamente non interpretabile perché caratterizzato da artefatti». 

Una ricostruzione che conferma quindi l’utilizzo da parte del genetista genovese di quantitativi diversi che non avrebbero potuto dare che risultati differenti. Nonostante queste criticità nei valori a disposizione della perita, Albani ha comunque deciso di procedere con la comparazione di quelle tracce con il profilo Y di Sempio: «Tenuto conto di queste rilevanti criticità, visti i distinti profili genetici nel loro complesso anche in relazione all’altezza dei picchi allelici in Rfu (ben oltre la soglia AT) e al numero di marcatori con esito di tipizzazione pari o superiore a 10, questo Perito ha ritenuto comunque opportuno valutarne la comparabilità con i soggetti di interesse mediante analisi biostatistica eseguita con tool YHRD». 

I risultati delle varie tracce sono stati per la «Y428 – MDX5» che «Sempio (e tutti i soggetti imparentati con lo stesso per via patrilineare) abbia contribuito approssimativamente da 476 a 2153 volte più probabile rispetto all’ipotesi secondo cui due soggetti ignoti di sesso maschile non imparentati con la P.O.I. abbiano contribuito alla traccia mista di interesse. Tali valori di LR si traducono, rispettivamente, in un supporto che va da moderatamente forte a forte (sulla base della popolazione di riferimento) all’ipotesi che Sempio Andrea (e tutti i soggetti imparentati con lo stesso per via patrilineare) abbia contribuito alla traccia». 

Per il campione Y429 – MSX1 si parla di un valore «approssimativamente da 17 a 51 volte più probabile», quindi con giudizio «moderato». Per questo motivo, sottolinea la perita: «Per concludere, questo Perito ritiene che una corretta valutazione degli esiti dei calcoli biostatistici in parola con supporto moderatamente forte/forte e moderato circa la contribuzione di Sempio Andrea (e di tutti i soggetti imparentati con lo stesso per via patrilineare) alle tracce Y428 – MDX5 e Y429 – MSX1 debba necessariamente tenere conto di tutte le “proprietà intrinseche” che caratterizzano gli aplotipi oggetto di comparazione, delle molteplici criticità riscontrate nella disamina degli atti e delle limitazioni in termini di conoscenze e applicativi attualmente disponibili nella comunità scientifica internazionale per le valutazioni biostatistiche (uno fra tutti l’assenza di un database che contempli la popolazione locale d’interesse)».


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4 dicembre 2025 ( modifica il 4 dicembre 2025 | 10:50)