di
Barbara Visentin
Il cantautore, nel presentare la nuova edizione speciale di «Destinazione paradiso», è tornato sulla diatriba riguardante «La mia storia fra le dita»
«Si sono un po’ ristabilite le cose, sono io per come ero veramente», dice Gianluca Grignani nel commentare la nuova edizione speciale di «Destinazione paradiso» in uscita il 5 dicembre, in occasione dei 30 anni di quello che è il suo disco-capolavoro. «La casa discografica di allora voleva fare più soldi possibile con me e io ne soffrivo. Ma quelle canzoni sono state più forti della promozione che ha tentato di distruggerle».
Sincero e senza filtri come è da sempre, Grignani ha raccontato la riedizione del disco, che contiene materiali e foto inediti, durante una conferenza stampa-concerto in cui erano banditi i video e le foto con i cellulari «nello spirito del 1995» e in cui non sono mancati accenni alla diatriba dei mesi scorsi, ora risolta, con Laura Pausini che ha pubblicato la sua versione di «La mia storia fra le dita». Disturbato da una musica di fondo mentre parlava, è stato lui stesso, in primis, a evocarla: «È la Pausini da qualche parte – ha scherzato -. Ma mi fa piacere, adesso mi fa piacere».
Quel brano, ha detto poco dopo, «non dovrei dirlo io ma è il brano italiano più ascoltato al mondo su Spotify, fra l’altro nella mia versione. Siccome un paio di volte questa cosa è stata messa in discussione e non ho mai detto nulla, adesso posso dirlo. È una canzone fortunata che è della gente, c’è una versione punk, una reggae, anche la Vanoni ne ha fatto una sua versione, e io non ho mai detto assolutamente niente».
Della diffida a Pausini dice di non voler raccontare nulla: «Ho chiesto che non fosse possibile parlare di tutto quello che riguarda l’argomento, né da parte mia né da parte di Laura». Ma poi spiega: «Semplicemente Laura Pausini ha fatto l’errore di non farmi sentire il brano e cambiarne il testo, dalla prima alla terza persona, cambiandone il significato. È una questione tecnica e voglio bene a Laura, è una mia amica. In quel momento non lo è stata, ma se abbiamo risolto velocemente la questione è perché forse quel che ho detto non era lontano la verità».
Incalzato, prosegue: «Certo che è risolta la questione, non è stata così difficile da gestire, più che altro fastidiosa. Non voglio alimentarla, potrei farlo e mi farebbe anche comodo a quanto pare, ma non sono il tipo. Ho dovuto essere pubblico per il rispetto della gente, perché mi sono arrivate valanghe di rotture sul fatto che quella canzone era sbagliata, quindi ho pensato fosse il caso di dirglielo».
Per «La mia storia fra le dita» cantata da Matteo Bocelli, uscita nello stesso periodo, ha invece grandi elogi: «Matteo mi ha chiamato per farmela sentire, mi hanno chiesto di fare questa collaborazione e ho detto che mi sarebbe piaciuto. Ha delle capacità e una voce enorme, non è un caso che il padre, genio della voce, uomo serissimo, lo lasci cantare. In Italia forse non hanno capito che personalità ha questo ragazzo, quindi sono stato felicissimo. E mi ha dato un calcio nuovo in Sudamerica. A febbraio sarò con lui a Vina del Mar a cantarla. Anzi, sarà lui a cantarla con me, con tutto l’amore che posso».
A maggio, invece, Grignani tornerà dal vivo per due date-evento, il 25 all’Alcatraz di Milano e il 27 all’Atlantico di Roma, date che seguiranno all’uscita del suo prossimo album di inediti, «Verde smeraldo – Residui di rock’n’roll», in arrivo ad aprile, primo capitolo di una trilogia, «un concept molto lungo», ha anticipato. Tanta carne al fuoco per un artista insofferente alle finzioni e capace sempre di spiazzare, che oggi dice «memore di quel che ho capito a 23 anni» di aver imparato a usare «intelligenza e astuzia come allora usavo l’istinto».
Riguardandosi indietro, sostiene di non provare tenerezza: «No, io tenero non mi sono mai visto. Mi fa incazzare l’età, come per tutti. E mi fa piacere che oggi la casa discografica prenda con favore le mie proposte. Lo diceva anche Vasco Rossi che ero ingestibile. All’epoca dissero anche che avevo scritto “Destinazione paradiso” perché volevo suicidarmi. Cazzate. Sono riusciti a darmi del maledetto a 23 anni, succedesse adesso sarebbe da internarli, dare un marchio così a un ragazzino può essere pesante, se ci avessi creduto sarei stato rovinato».
All’epoca la sua popolarità era enorme: «Mi hanno proposto anche un film porno, lo giuro. Allora, non adesso» racconta fra il serio e il faceto. E indecifrabile è anche il consiglio che darebbe al se stesso di 30 anni fa: «Stai lontano dalle donne dello spettacolo è quel che mi sono detto allora ed è l’unico consiglio buono che ho seguito. Adesso sono separato felicemente, ma non avrei mai potuto stare con una donna di spettacolo, ho cercato di evitare di essere preso fra le grinfie, non sarei stato me stesso. So che sembra strano, ma vi assicuro che non è un consiglio stupido».
A Sanremo, quest’anno, aveva mandato una canzone? «No, no, perché avrei dovuto? L’album nuovo è mio, i pezzi ci sarebbero anche. Ma sono andato con “Quando ti manca il fiato” nel 2023 e non mi hanno dato nemmeno il premio della critica, perché regalargli un pezzo?».
4 dicembre 2025 ( modifica il 4 dicembre 2025 | 18:35)
© RIPRODUZIONE RISERVATA