I conti correnti non sono mai del tutto “invisibili”: in molte circostanze la banca, o le autorità come l’Agenzia delle Entrate, possono intervenire con verifiche o blocchi. Non partirà però da gennaio 2026, come da notizia falsa che circola online, un blocco indiscriminato dei conti correnti: la nuova procedura riguarda solo chi riceve un atto di pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate‑Riscossione o da altro creditore certificato. Una delle ragioni più frequenti rispetto ai controlli riguarda le norme antiriciclaggio. Quando una banca non riceve dal titolare tutti i documenti richiesti per l’adeguata verifica – per esempio un documento di identità aggiornato o la compilazione del questionario previsto per legge – può sospendere operazioni e movimenti. Se il correntista non regolarizza la posizione entro un termine stabilito, spesso 60 giorni, il conto può essere bloccato.
Altre volte, l’intervento avviene su richiesta di creditori: quando un soggetto vanta un credito nei confronti del correntista – per debiti fiscali, cartelle esattoriali o altre pendenze – può ottenere un ordine di pignoramento o conservazione crediti. In questo caso la banca viene chiamata a “custodire” le somme sul conto, impedendo al titolare di disporne, in attesa che il debito venga saldato o rateizzato.
Può infine scattare un blocco in presenza di sospetti gravi: ad esempio su richiesta di autorità incaricate di far rispettare la normativa su frodi, riciclaggio o altre attività criminali. In questi casi la sospensione può essere temporanea, in attesa di accertamenti, oppure prolungata fino alla conclusione delle verifiche.
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