Era nell’aria da tempo e, all’inizio di questa settimana, è arrivata anche l’ufficialità con l’annuncio da parte della Red Bull delle sue due line-up per la prossima stagione. Il percorso di Yuki Tsunoda in F1 si è fermato qui. Il giapponese non è infatti stato riconfermato nel team di Milton Keynes, che ha invece scelto di promuovere Isack Hadjar, e non ha trovato nemmeno spazio in Racing Bulls.

Negli ultimi appuntamenti Tsunoda ha mostrato segnali di crescita, ma non abbastanza per salvare il sedile. Il suo addio era di fatto già scritto, soprattutto alla luce di una seconda parte di stagione più solida da parte di Liam Lawson, diretto rivale per un posto in Racing Bulls. Un rendimento favorito anche dalle modifiche alla sospensione anteriore introdotte qualche mese fa, che hanno contribuito a fargli ritrovare competitività.

Il pilota nipponico ha raccontato di non avere rimpianti per il suo percorso, legato a quel sedile Red Bull che aveva sognato a lungo ma che, per diverse ragioni, non gli era mai stato affidato. La svolta arrivò soltanto quando, nella speranza di trovare una soluzione immediata ai problemi di un secondo pilota poco affidabile, Helmut Marko e Christian Horner decisero di promuoverlo prima di Suzuka.

Yuki Tsunoda, Red Bull Racing

Yuki Tsunoda, Red Bull Racing

Foto di: Clive Rose / Formula 1 via Getty Images

Da quel momento in poi le stelle non si sono mai davvero allineate. Tsunoda ha dovuto fare i conti con lo stesso destino che aveva già segnato altri piloti passati da quel sedile, riuscendo a portare a casa come miglior risultato un sesto posto in Azerbaijan. Non sono mancati episodi che hanno pesato sul suo cammino, tra errori della Red Bull e ritardi negli aggiornamenti. Alla fine, tirando le somme, diventa difficile trovare elementi che possano comporre un bilancio davvero positivo.

Tsunoda, infatti, non è riuscito a ritrovare sulla RB21 quelle sensazioni che lo avevano accompagnato in Racing Bulls. La monoposto di Milton Keynes si è rivelata estremamente difficile da portare al limite, con una finestra di funzionamento ridotta e poco prevedibile. Ben diverso il caso della VCARB02, nata bene e capace di imporsi più volte come la miglior vettura di centro gruppo: una macchina che, grazie alla sua facilità di guida, aveva esaltato le caratteristiche tanto care al giapponese.

Se c’è un rimpianto, infatti, è proprio quello di non aver ritrovato le stesse sensazioni provate in Racing Bulls, quelle che gli avevano permesso di essere tra i più rapidi nelle prime due gare della stagione. Al contrario, il giapponese si è ritrovato in una situazione opposta e, alla fine, Red Bull ha giudicato che la crescita e la velocità mostrate non fossero abbastanza per concedergli un’altra occasione.

Yuki Tsunoda, Red Bull Racing

Yuki Tsunoda, Red Bull Racing

Foto di: Sam Bloxham / LAT Images via Getty Images

“Probabilmente dicevo che non avevo rimpianti, ma l’unico rimpianto che ho è aver perso quella macchina così fo***nte buona che avevo in Racing Bulls. È come buttare via i tuoi figli, il tuo bambino, perché quella era la macchina che avevo sviluppato con il team negli anni, da quando abbiamo queste regole. Sono sicuro che dentro c’è il mio DNA”.

“Quindi mi manca il fatto di averla lasciata e di non essere riuscito a portarla al livello che volevamo. Ma, allo stesso tempo, non rimpiango la decisione [di andare in Red Bull], direi ancora oggi”, ha spiegato Tsunoda, che ora rimarrà in Red Bull, ma solo come pilota di riserva in vista di capire quale sarà il suo futuro nel 2027.

Tsunoda ha raccontato di essere stato informato domenica sera, nel corso del weekend del Gran Premio del Qatar, direttamente da Helmut Marko che non sarebbe stato confermato per il 2026. Una notizia che lo ha inevitabilmente deluso e che non ha ancora del tutto assimilato. “Probabilmente non sto ancora realizzando che sarà l’ultima gara. Forse lo sentirò di più dopo Abu Dhabi.

Durante la stagione non sono mancati momenti che hanno segnato vere e proprie battute d’arresto per Tsunoda. L’incidente di Imola in qualifica, ad esempio, lo ha costretto a disputare diverse gare senza gli ultimi aggiornamenti, perché Red Bull non disponeva di un numero sufficiente di componenti anche per lui, destinando gli elementi ancora integri alla rincorsa mondiale di Max Verstappen. 

Yuki Tsunoda, Red Bull Racing, Franco Colapinto, Alpine

Yuki Tsunoda, Red Bull Racing, Franco Colapinto, Alpine

Foto di: Guido De Bortoli / LAT Images via Getty Images

“Imola, sicuramente, è qualcosa che mi rende frustrato ancora molto. L’incidente era inutile e averi potuto evitarlo. Sicuramente mi ha fatto fare un passo indietro in termini di parti a disposizione. Ma allo stesso tempo, se si guarda all’intera stagione, forse soprattutto alla seconda metà, magari se ti limiti a guardare il risultato con l’eliminazione in Q1 e vedi un terzo o quarto posto, sembra un risultato negativo”.

“Però una volta che ho avuto la stessa macchina esatta [di Verstappen], sono stato molto competitivo contro di lui. Sono orgoglioso di me stesso, di come sono cresciuto e di come sono maturato durante la stagione. Non posso dire che sia colpa sua o meno, lui lo sa, ma ovviamente non posso negare che sia il miglior pilota in griglia. Allo stesso tempo, sono felice di essere riuscito a raggiungerlo abbastanza rapidamente a questo livello”.

La decisione tardiva di Red Bull di non confermarlo per il prossimo anno, pur essendo nell’aria, ha di fatto chiuso ogni possibilità per Tsunoda di cercare altre opportunità in Formula 1. Ad Abu Dhabi il giapponese ha rivelato che alcuni team avevano mostrato interesse nei suoi confronti, ma le restrizioni contrattuali imposte da Red Bull gli hanno impedito di avviare qualsiasi trattativa.

“Il mio contratto era lì, quindi non potevo fare molto. Ho avuto un paio di interessi esterni. Ma davvero il mio contratto non mi permetteva di parlare con altri team o altro. Per questo ero completamente concentrato su Red Bull. Comunque, era la mia priorità negli ultimi anni. Red Bull è il posto dove sono cresciuto, quindi è così”.

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