Buon sangue non mente? Nel GP di Abu Dhabi 2025, quello che decreterà il campione di Formula 1, la Scuderia Ferrari schiera per il primo turno di prove libere un nuovo volto, dal cognome molto familiare: Arthur Leclerc. No, nessun strano caso di omonimia, infatti, com’è facile intuire, si tratta del fratello di Charles. Stavolta non c’è alcun cambio di gerarchie né strana mossa politica: ogni pilota deve lasciare la propria monoposto, almeno una volta all’anno, a un rookie. E Hamilton passa la sua macchina al giovane monegasco, chiamato alla missione di non far rimpiangere il più blasonato alfiere britannico.

Chi è il fratello di Charles Leclerc

Nato a Montecarlo il 14 ottobre 2000, Arthur ha coltivato fin dai primi anni la sua passione per i motori intraprendendo il percorso sui kart. Nel 2018 ha compiuto il salto alle monoposto in F4, ottenendo due vittorie, seguite da prestazioni solide nel campionato ADAC di Formula 4. Maturata ulteriore esperienza nelle formule minori (Formula Regional, Formula 3), ha gareggiato in Formula 2 nel 2023 e dal 2024 è ufficialmente parte del programma di sviluppo (development driver) per la scuderia Ferrari. Nel palmarès può vantare il campionato Formula Regional Asian (2022) e il titolo nell’Italian GT Endurance Championship (2024).

La storia in Ferrari

Ormai Arthur è una presenza costante a Maranello dato il lavoro al simulatore. Dopo aver condiviso lo stesso scenario con il fratello maggiore nel 2024, torna sulla pista araba per tenere alta la bandiera del Cavallino e mostrare i progressi fatti nel corso degli ultimi mesi. Allora l’episodio sembrava un episodio isolato, quasi un omaggio di fine stagione, e invece si ripete, sebbene lo scenario cambi in maniera radicale: al posto di Charles sostituisce un sette volte campione iridato, protagonista di una stagione in chiaroscuro su una Ferrari camaleontica, mai del tutto convincente nei momenti decisivi.

Più che nel simbolo dei due Leclerc di nuovo nello stesso box, l’interesse sta nel tipo di esperienza da gestire. Perché guidare una Formula 1 attuale richiede un accumulo di dati fondamentali nello sviluppo del prossimo anno. E, come ammesso dallo stesso Arthur con tono quasi più pratico che emozionato, sfrecciare in pista gli permette di chiudere il cerchio del lavoro compiuto da ingegneri e meccanici. Dà un senso concreto alle ore infinite passate al simulatore, in cui i piloti di riserva portano avanti metà dell’evoluzione della monoposto in gran segreto. Alla vigilia ha dichiarato:

“Guidare in pista è sempre utile, soprattutto per noi che lavoriamo così tanto nel simulatore. Io e Charles siamo felici di essere di nuovo insieme in queste Libere 1”

Profilo basso, testa in pista. Gli uomini in rosso si appoggiano molto a lui nelle verifiche di set-up, in quei passaggi poco raccontati nei comunicati ma elemento imprescindibile in una stagione, quasi quanto le gare. Per un’ora al volante solitamente riservato a Hamilton, il 25enne metterà alla frusta le potenzialità tecniche della monoposto, raffinata soprattutto dal punto di vista degli ingressi in curva. L’imperativo è riportare sensazioni pulite, dare al team un riferimento incrociato utile a capire quanto la Ferrari abbia davvero assorbito le modifiche da poco apportate.