Per la prima volta l’equipe della Clinica Orl di Asugi, diretta dal professor Giancarlo Tirelli, protagonista a livello nazionale nella sperimentazione clinica di tecnologie innovative avanzate applicate all’otorinolaringoiatria, ha eseguito l’inserimento dell’elettrodo nella coclea di una paziente di 72 anni, affetta da grave sordità, avvalendosi della precisione operativa del braccio robotico, tecnologia d’avanguardia che ha consentito un’estrema precisione nella fase più delicata dell’intervento, ossia l’inserimento dell’elettrodo nella coclea. Si tratta di un intervento che consente a persone adulte e bambini con sordità profonda, che non hanno un beneficio uditivo sufficiente utilizzando le protesi acustiche tradizionali, di recuperare la percezione dei suoni, migliorando la qualità della vita e le possibilità di comunicazione.
Trieste all’avanguardia
“Per i trattamenti di queste patologie – così Tirelli – si apre una nuova epoca a livello regionale: Trieste oggi rappresenta l’avanguardia, ma questi trattamenti potranno caratterizzare la normale operatività anche di altri reparti migliorando la qualità delle cure per i nostri cittadini affetti da patologie dell’udito”.
“Il progresso tecnologico in ambito chirurgico – ha detto, soddisfatto, l’assessore regionale alla salute Riccardo Riccardi – può semplificare gli interventi e migliorare gli esiti ottimizzando l’utilizzo delle risorse e rispondendo sempre meglio alle necessità dei cittadini. La tecnologia va contestualizzata in un progetto gestionale organico, inserita in una filiera di risposta al bisogno che ottimizzi i risultati salvaguardando la sostenibilità. Tecnologia, organizzazione, programmazione delle risorse sono i capisaldi del futuro della risposta ai bisogni di salute della popolazione”.
Minima invasività
Tornando all’intervento, il braccio robotico ha permesso di stabilire e mantenere con grande precisione la traiettoria dell’array di elettrodi al fine di garantirne un inserimento controllato e atraumatico all’interno della coclea componente dell’orecchio interno dove si trovano le cellule acustiche deputate alla funzione uditiva. Questa innovativa metodologia mira a diminuire in modo significativo il rischio di lesioni alle delicate strutture nervose dell’orecchio interno che si potrebbero verificare durante il posizionamento degli elettrodi compromettendo i risultati della riabilitazione uditiva.
La 72enne operata era affetta da sordità profonda bilaterale con una conformazione anatomica estremamente complessa e un concomitante aneurisma cerebrale, di dimensioni e caratteristiche tali da non rendere possibile un trattamento neurochirurgico. Questa condizione non ha controindicato l’intervento di impianto cocleare, che è stato pertanto eseguito con esito del tutto favorevole e in assenza completa di complicanze nella fase postoperatoria. Grazie al sistema robotico, controllato comunque dal team dei microchirurghi in tempo reale, è stato possibile inserire l’impianto con un approccio minimamente invasivo, riducendo il trauma chirurgico e preservando al massimo le strutture residue nervose uditive che garantiranno nella fase riabilitativa il recupero dell’udito.