Sui social, soprattutto nei commenti ai suoi video su YouTube, molti avevano notato il cambiamento fisico di Carlo Vanzini e, pur con toni gentili, avevano iniziato a insistere chiedendogli se stesse bene. Un’attenzione comprensibile vista la sua notorietà, ma non sempre rispettosa. Dopo mesi di silenzio, Vanzini, 54 anni, ha scelto di raccontare le cure contro il tumore al pancreas: a convincerlo sono stati i suoi figli.
La decisione di raccontare la malattia
Al suo team, Vanzini è telecronista e responsabile del team Sky per i Gran Premi, l’ha detto “durante il viaggio per il Gp in Olanda (ad agosto). Mi sono tolto il cappellino e gliel’ho detto di botto. Sono stati tutti fantastici”. Poi però anche altri hanno iniziato a fare domande: “Giorni fa sono entrato in tendenza su X, per il mio aspetto: sono gonfio per il cortisone, sono pelato, ho perso la barba… Alcuni conoscenti hanno creduto senza battere ciglio alla mia storia di un cambio di look. Altri hanno scritto sui social ai miei figli: è stato Luca a chiedermi di dirlo”, ha rivelato al Corriere della Sera.
E proprio i figli e sua moglie Cristina Fantoni, giornalista del Tg La7, sono la sua forza: si definisce un “malato fortunato” perché il tumore l’ha scoperto in tempo e potrà operarsi, a fine gennaio farà l’11 seduta di chemioterapia e poi potrà sottoporsi all’intervento, e poi perché accanto a lui ci sono la famiglia e il lavoro che ama. Dello stesso tumore, cinque anni fa, è morta sua sorella Claudia.
Carlo Vanzini ha un tumore al pancreas: “Sono un malato fortunato. Ho fatto dieci chemio, poi l’operazione” La scoperta della malattia
Un controllo di routine, a metà giugno, ha portato alla scoperta del tumore, lui stava bene, no aveva nessun sintomo. “Faccio una ecografia addominale. Lorenzo, l’ecografista, mi dice subito: dobbiamo parlare, c’è una lesione; si può prendere, ma devi correre. Chiamo subito mia moglie Cristina, che nonostante lo choc si attiva per prenotare una txac e una visita con il chirurgo, a Verona”. La scelta di Verona non è casuale: “Mia sorella è morta al San Raffaele, per la stessa malattia. Psicologicamente, preferivo farmi vedere altrove. Il chirurgo mi ha fatto un disegnino su un foglio e mi ha parlato dell’operazione, dopo la chemio. Sapere di potermi operare mi ha fatto intravedere un po’ di luce”.
“La chemio potevo farla ovunque, e il San Raffaele è davvero a due minuti da casa. Martina, l’amica che mi ha fissato l’appuntamento, mi ha dato del deficiente perché avrei dovuto chiamarla subito. Così ho visto il professor Stefano Crippa, mi ha fatto lo stesso disegnino del collega di Verona e lì mi sono tranquillizzato: la strada era giusta”, e da lì è iniziato il processo di cure.
In questi ultimi anni si è parlato molto del tumore al pancreas perché ad esempio Eleonora Giorgi, Paola Marella, Gianluca Vialli sono scomparsi proprio a causa di quel cancro, mentre Enrica Bonaccorti sta affrontando cure per la stessa neoplasia. Anche Fedez è stato operato per rimuovere una forma analoga di cancro.
L’amore della famiglia, Vanzini parla per la prima volta dei figli e della moglie
Con Cristina Fantoni, Vanzini ha costruito una famiglia amorevole: Luca, 22 anni, e poi ci sono Giacomo, 17, e Anita, 11 anni. A loro del tumore è stato detto “alla fine di luglio, dopo una vacanza. Cristina, ancora una volta, è stata bravissima: è la colonna portante della famiglia, è una donna fortissima. Ha cominciato lei: ‘Papà si deve curare’. Ma io ho chiesto di comportarsi come sempre, di farmi arrabbiare, perché non avevo bisogno di infermieri”.
Anche la comunicazione ai suoi genitori è stata complicata: “Ho aspettato settembre, volevo che trascorressero una bella estate. Mi ha addolorato vedere mia madre appassire come un fiore, mentre mi ascoltava, ma si è subito ripresa e ci siamo focalizzati sull’intervento: se si può fare, il tumore si può togliere”.
Inevitabilmente è cambiato il suo rapporto con il corpo. È stato un atleta delle Fiamme oro, ha vinto una Coppa Italia nello sci alpino ed è maestro e allenatore di sci. “In quegli anni mi sentivo indistruttibile. Ora ho imparato ad ascoltarmi, a sentire la stanchezza, le dita delle mani e dei piedi diverse dopo la chemio, le gambe che fanno giacomo giacomo. Però continuo a giocare a calcetto una volta alla settimana con gli amici di sempre: vabbè, ora sto in porta… Luca mi ha trascinato a giocare a tennis e a padel. Mi viene subito il fiatone, ma almeno ci provo. Esco con l’ebike. Un giovane pilota di Formula 1 e il medico che mi ha in cura mi hanno detto che è una questione di testa e io ce la sto mettendo tutta”.
La paura c’è, ma c’è stata soprattutto quando “l’oncologo mi ha parlato della radioterapia e ho temuto che l’operazione saltasse. Quella notte Cristina era a Roma per lavoro e nel lettone con me c’era Anita, che si era intrufolata. Lei è uno spettacolo, mi dà forza già solo guardarla. Da poco siamo andati insieme al concerto di Alfa ed è stato un momento bello, solo nostro”.
Non si domanda perché a lui, “mi toglierebbe solo energie”, ma ora “il mio tempo fosse più intenso, non mi va di farlo scivolare via”. E per questo ha voluto comprare un nuovo albero di Natale, bianco: “Mentre con i ragazzi sistemavo le palline e i fili non ho pensato che potesse essere l’ultimo, ma certo avevo uno spirito diverso”.
Riguardo alla fede, Carlo dichiara di non credere “in modo convenzionale, non vado in chiesa. Ci sono entrato per accendere qualche candela per mia sorella. Ma quando sono in montagna e scendo a valle dopo che se ne sono andati tutti, mi metto a parlare con Dio”. Ed è ottimista come “lo canta Vecchioni, che pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire”.