Il Libro

Con Orbital, Samantha Harvey ci invita a un viaggio nello Spazio che è al tempo stesso vasto e incredibilmente intimo. Il romanzo si svolge nell’arco di ventiquattr’ore, seguendo le otto orbite giornaliere della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) attorno alla Terra.

I sei astronauti protagonisti vivono la quotidianità attraverso routine scientifiche, osservazioni silenziose, pasti disidratati ed un costante confronto con l’immensità dello spazio e la fragilità della vita terrestre. Roman, di origine russa, è l’abile comandante della stazione.

Il secondo cosmonauta russo è Anton, che differisce caratterialmente da Roman per la maggiore pacatezza e per il suo essere sentimentale. Chie è giapponese ed è apprezzata per la sua saggezza e perché molto metodica. Pietro è il cosmonauta italiano: ingegnere di volo della stazione, è la “mente” della navicella. Shaun è il pilota americano, mentre Nell è la britannica esperta in meteorologia.

La personalità e le vicende singole dei sei cosmonauti non vengono molto approfondite nel romanzo, che non ha una trama fatta di avventure, momenti di tensione e colpi di scena drammatici. Il romanzo di Samantha Harvey si avvicina più ad una riflessione filosofica che parte dalle percezioni, dalle riflessioni e dalle reazioni interiori dei cosmonauti. Osservando la Terra da una prospettiva unica, ne colgono la bellezza e, al contempo, la solitudine.

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Essi non si soffermano sui confini politici e sulle differenze particolari, ma solo sulla fragile bellezza del nostro pianeta, che deve essere salvaguardato proprio perchè meravigliosamente vulnerabile.

Si domandano quali responsabilità abbia e quale sia in generale il posto dell’uomo nell’universo, un po’ come faceva il pastore errante dell’Asia delle Operette morali leopardiane, che, nel silenzio e nella totale solitudine della steppa asiatica, interrogava la Luna: Dimmi, o luna: a che vale al pastor la sua vita, la vostra vita a voi? Dimmi: ove tende questo vagar mio breve, il tuo corso immortale?

I sei astronauti sono dentro una capsula minuscola rispetto all’immensità dell’universo, isolati e lontanissimi dai loro affetti terrestri; questo li spinge ad interrogarsi sul ruolo che hanno i legami umani nella loro vita, sia quelli creati nella navicella spaziale sia quelli presenti sulla Terra. Si sentono al contempo soli, diversi, unici ma anche parte di un tutto cosmico, che va avanti nonostante. Di fronte alla perfezione e immensità dell’universo, i sei cosmonauti provano sensazioni quasi mistiche e avvertono un senso di profondo rispetto e di umiltà.

Orbital è un romanzo sui generis che invita alla lentezza, ad una meditazione guidata su noi stessi e sull’appartenenza a questo pianeta fragile. Non è un libro per chi cerca una trama avvincente e ricca di colpi di scena, ma per chi apprezza la bellezza della lingua, la profondità del pensiero e la capacità di un’autrice di esplorare le grandi domande dell’esistenza attraverso un filtro eccezionale come quello della Stazione Spaziale Internazionale.

E con il tempo arriviamo a capire che non solo siamo ai margini dell’universo, ma che è un universo di margini, che non c’è un centro, solo un ammasso vertiginoso di cose danzanti, e che forse tutto il nostro sapere consiste in una conoscenza elaborata e in continua evoluzione della nostra estraneità, uno smantellamento dell’ego attraverso gli strumenti dell’indagine scientifica fino a che quell’ego non sarà ridotto a un edificio in rovina da cui filtra la luce.

La Scheda

“Orbita” di Samantha Harvey, NN Editore, 2025, pp. 176.

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