Proprio quest’ultimo, raggiunto da Vanity Fair al telefono, ha rilasciato le sue impressioni a caldo sull’opera appena vista: «Sono molto contento della scelta artistica. Anche se il 7 dicembre è ormai un rituale consolidato, questa è la prima volta che viene rappresentata un’opera scritta dopo il 1930. Credo però che il compito del teatro sia anche proporre scelte non scontate. La musica è splendida, ancora selvaggia, e la storia della censura staliniana, con la successiva lenta rinascita, ne accresce il fascino. Tutti questi elementi ne hanno decretato il successo. Questa volta, sono arrivato “vergine” alla Scala senza assistere ad alcuna anteprima e mi sono goduto lo spettacolo tutto d’un fiato».
«Mi è molto piaciuta l’opera. Ha una struttura narrativa molto cinematografica, anche la regia fa cinema. E la scenografia riprende un “montaggio”, anche citando il fumetto. Interpreti molto bravi, Katerina e Sergej superbi. La musica espressionista, così potente. Orchestra diretta benissimo. Una scelta coraggiosa per la prima alla Scala, politica oltre che estetica, e con una donna debordante, selvaggia e libera», racconta a Vanity Fair Elisabetta Sgarbi (fondatrice e direttrice generale La nave di Teseo).
Tra gli ospiti culturali, è stato avvistato anche Mario Calabresi, direttore di Chora Media, che nel 2026 proseguirà la collaborazione con il Teatro alla Scala con il podcast La vertigine. Il suo nome, secondo voci sempre piùinsistenti, circola tra i possibili candidati sindaco del centrosinistra. In sala poi il regista Damiano Michieletto, impegnato nella regia della cerimonia inaugurale delle prossime Olimpiadi e in uscita con il film tratto dallo Stabat Mater di Tiziano Scarpa.

Barbara Berlusconi
Pietro D’Aprano/Getty Images