Simone Eterno08 dic 2025, 09:15
Ultimi aggiornamenti: 08 dic 2025, 09:15
La sconfitta di Napoli è un’ulteriore conferma, la Juventus è costruita male: una serie di allenatori, ormai da tempo e senza troppo successo, sta cercando di trovare una quadra, senza riuscirci
“Abbiamo fatto questa prova di mettere i due rapidi lì davanti, ma è andata come tutta la partita… Non siamo riusciti a portarla sulla strada che volevamo, abbiamo perso troppi palloni. Io volevo farli giocare in mezzo ai tre difensori e avere un centrocampista in più quando si palleggiava, pensavo di poterne prendere vantaggio. E invece non ci sono riuscito. Era una curiosità che ci siamo levati e di cui tanto si parlava, ovvero mettere Yildiz a fare quel ruolo lì più centrale. Nel secondo tempo, con David, meglio. Ma ugualmente poi ogni tanto ci siamo scoperti, lasciando il blocco della difesa tre contro tre staccati. E loro, ultimamente, su questo, ci stanno costruendo tante vittorie”. Che il tema di una brutta Juventus, di un brutto primo tempo ma soprattutto della scelta di giocare a Napoli senza un centravanti fosse centrale, è apparso evidente anche al diretto interessato. Luciano Spalletti infatti si presentava così in sala stampa del Maradona, individuando fin da subito quello che sarebbe stato il tema principale della serata: le sue scelte.
Sì perché la ‘spallettata’ – il tentativo di sorprende l’avversario con una scelta tattica tra ‘l’inusuale’ e la ‘sorpresa’ – è fallita abbastanza miseramente. E che tutto ciò, ovviamente, avrebbe dato adito a ciò che il tecnico della Juventus definisce il “giochino dei sinonimi e contrari”, era altrettanto evidente. La realtà che ci regala la sconfitta della Juventus a Napoli è però alla fine piuttosto semplice. In quella ‘spallettata’ c’è infatti il misero tentativo di nascondere ciò che ormai, anche considerando il contesto partenopeo, potremmo semplicemente definire come ‘il segreto di Pulcinella’: tira dove tiri, in questa Juventus scopri qualcosa.