Bologna, 9 dicembre 2025 – “La Woolrich siamo noi, vogliamo essere ascoltati”. La scorsa settimana, BasicNet – società di Torino proprietaria di marchi come Kappa, Briko e Sundek – ha rilevato Woolrich Europe e annunciato la chiusura degli uffici (non i negozi) del marchio di abbigliamento a Bologna e Milano. La proprietà ha comunicato che intende trasferire i 139 dipendenti dei due siti nel nuovo quartier generale a Torino. Così i lavoratori si sono trovati davanti a un bivio: accettare il trasferimento in Piemonte oppure, chi non vorrà cambiare ‘casa’, è come se si dimettesse, senza possibilità di indennità di disoccupazione. L’addio a Bologna è un “licenziamento collettivo mascherato”, commentano i sindacati, mentre il gruppo rassicura: “Tuteleremo tutti”.

Woolrich è un brand americano passato sotto il controllo del gruppo italiano BasicNet nel novembre 2025

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Dipendenti sulle barricate

Poi lo scontro tra istituzioni e azienda, dove a mancare è stata la voce dei protagonisti di questa vicenda: i dipendenti.

“È stata una decisione immediata, senza alcun periodo di ascolto o valutazione di alternative quali smart working, poli misti, presidi territoriali minimi o soluzioni personalizzate”, attaccano i dipendenti in una lettera al veleno diretta ai vertici della nuova proprietà.

“Viviamo una situazione di profonda preoccupazione e incertezza”. In questi anni “abbiamo sempre sostenuto l’azienda, anche nei momenti più difficili – proseguono i lavoratori –. Abbiamo creduto nella possibilità di rinascita e per farlo ci siamo sobbarcati carichi di lavoro ben oltre quanto previsto dai contratti. E in diversi casi abbiamo rinunciato a bonus che ci spettavano. Lo abbiamo fatto con senso di responsabilità e fiducia”. Poi la doccia fredda: “Oggi scopriamo che chi ha guidato l’azienda nelle scelte che l’hanno portata alle difficoltà attuali proseguirà la propria carriera a Torino, dopo aver seguito la vendita e l’acquisizione. Le persone che hanno mantenuto in piedi il marchio vengono trattate come fossero trasferibili senza conseguenze sulle loro vite”.

“Non vogliamo essere cancellati”

Un cambio di sede che per i dipendenti rappresenta “una ristrutturazione totale dell’azienda, nonché un cambio del modello di business, e in quanto tale noi vogliamo essere tutelati”. Donne in gravidanza, genitori appena rientrati da maternità o paternità, colleghi appartenenti a categorie protette, disabili, caregiver e persone con radici sul territorio. “Questa scelta incide sulle vite, non solo sui contratti – continuano i dipendenti –. Vogliamo rispetto, ascolto e continuare a lavorare senza dover scegliere tra lavoro e vita. Non vogliamo essere cancellati”. La richiesta di “un confronto reale” è estesa a “Regione, Città Metropolitana, Comuni, ministero del Lavoro e organizzazioni sindacali”. Intanto i sindacati in giornata fisseranno le bandiere davanti ai cancelli dell’azienda, mentre hanno dichiarato “lo stato di agitazione”.