Siamo tutti in preda a Sbalzi d’umore, dice Frankie Barnet, noi e il mondo, e mai titolo fu più azzeccato. Il New York Times ha scritto che il suo romanzo (pubblicato da Mercurio) è “nuova letteratura massimalista”, perché c’è di tutto, l’iperpersonale e il politico, l’amicizia, il sesso, la tech economy, la minaccia climatica e distopie varie. E l’etichetta non le dispiace. “Penso che siano semplicemente le nostre vite a essere diventate più massimaliste. Perché ci sentiamo più coinvolti, l’accesso enorme alle informazioni distorce il rapporto che abbiamo con esse e le fa sembrare tutte incredibilmente vicine, e senti parlare chiunque animatamente di geopolitica e anche se sei piccolo e insignificante vuoi dire la tua per inserirti nel quadro ampio della storia. Lo small talk, parlare del più e del meno, non esiste più. Sei al pronto soccorso e un tizio si siede e ti dice: ‘Che ne pensa di Trump?’”. Il titolo voleva essere ironico sul cliché dell’amicizia femminile tra sciroccate. “La società precedente tendeva a vedere ‘l’emotività’ come femminile e lo ‘stoicismo’ come maschile, ma sono archetipi non più sostenibili. Allo stesso tempo non c’è nulla di sbagliato nell’essere iperemotivi. Mi commuove vedere quanto ci siano ancora giovani maschi non socialmente strutturati a elaborare le emozioni. Ma sta cambiando”.
Il libro parte con animali che si ribellano agli uomini, se ne liberano e si pentono… “Gli animali sono gli esseri con cui riusciamo a essere noi stessi più che con chiunque altro. Con loro non dobbiamo fingere, metterci maschere, essere fighi o al passo con i tempi, nascondere le fragilità, infatti lasciamo incontrollate le nostre reazioni di adorazione, o paura”.
E l’amicizia delle protagoniste?
“L’amicizia è un posto sicuro che offre un tipo di relazioni intense al di fuori di quelle sentimentali tumultuose. Eppure, mi capita di sentire gente che dice di non avere amici come fosse normale, c’è una componente di vergogna, devi pensare al lavoro. Cercare una relazione è concreto, vai su Tinder o al bar, ma per l’amicizia il criterio è vago, dire esco con le amiche è un po’ da adolescenti irresponsabili”.
E le persone cancellate? È uno status?
“Essere cancellati da una comunità è l’ultimo tabù della nostra società, trascina un tale stigma, un disprezzo a prescindere. E ovviamente è complicato, perché a volte chi viene cancellato ha fatto cose terribili, a volte è solo stronzo, ma a volte è stato malinterpretato. Capisco il prof allontanato per molestie, ma c’è una gamma enorme e usare la stessa parola per tutti ha qualcosa di ottuso”.
L’amante miliardario del suo libro pare Elon Musk…
“Da piccola ero fissata con Steve Jobs! Sono sempre stata ossessionata da persone ossessionate da qualcosa a tal punto da diventare celebri per questo, simboli di un’epoca. Ma le ossessioni per gli altri ci dicono di noi. E Musk, prima della politica frequentava la musicista Grimes, canadese come me. Imprenditori e popstar si assomigliano. Entrambi hanno il desiderio insaziabile di sedurre il mondo”.
E le nuove celebrità post-Kardashian?
“Dopo anni di social c’è più avversione. Eppure ci è difficile distogliere lo sguardo. Passiamo dall’adorazione al disgusto per facce pasticciate dalla chirurgia o per personaggi che crollano”.
C’è sempre Trump nel futuro?
“In realtà dicono che torneremo a una normalità pre-Trump, ma cercando soluzione nel passato. Il passato però non è mai grande”.