È tempo di grandi cambiamenti in Red Bull. Sei mesi fa il brusco licenziamento di Christian Horner, ora la conclusione anticipata del rapporto con Helmut Marko. Furono loro alla fine del 2004 a posare la prima pietra di quella che sarebbe stata la Red Bull Racing, ma nel caso di Marko la storia era iniziata molto prima. La carriera da pilota ebbe fine in modo drammatico il 2 luglio 1972 sul circuito di Clermont-Ferrand, all’ottavo giro del Gran Premio di Francia un sasso sollevato dalla March di Ronnie Peterson perforò la visiera del casco danneggiando irrimediabilmente l’occhio sinistro.
Iniziò una carriera da manager, e tra i piloti seguiti da Marko c’era il connazionale Gerhard Berger. Marko entrò in contatto con la Red Bull e con il suo proprietario Dietrich Mateschitz, proponendogli di supportare la carriera del pilota austriaco. Nacque un rapporto che proseguì con un ruolo di consulente, inizialmente per decidere quali team supportare. Red Bull diventò uno sponsor in pianta stabile della Sauber a partire dal 1995, ma nel 2001 i rapporti con la squadra svizzera si incrinarono a causa della scelta di Peter Sauber di preferire l’esordiente Kimi Raikkonen ad Enrique Bernoldi, protetto di Marko.
Fu in questa fase che Marko iniziò a valutare l’idea di acquistare un team di Formula 1. Mateschitz approvò il progetto e nel 2004 fu finalizzata la cessione della Jaguar al gruppo austriaco. Negli anni successivi Marko è stato concentrato soprattutto sulla gestione dei piloti, il programma Red Bull Junior Team si è subito confermato molto aggressivo nelle sue scelte (arrivando ad avere nel 2006 e 2007 ben 20 giovani nelle formule propedeutiche) e nella gestione. Il ‘metodo Marko’ è diventato popolare, chance offerte nel giro di un weekend e licenziamenti in tronco con una telefonata.
Pierre Wache, Chief Engineer of Performance Engineering at Red Bull Racing,Laurent Mekies, Red Bull Racing Team Team Principal,Helmut Marko
Foto di: Erik Junius
Per dare supporto al programma Marko era riuscito a convincere Mateschitz ad acquisire una seconda squadra (la Minardi, ribattezzata Toro Rosso) da dedicare alla crescita dei migliori giovani provenienti dal programma junior. Da Faenza sono transitati più di venti piloti, con le punte di diamante in Sebastian Vettel, Daniel Ricciardo e Max Verstappen. Il rapporto con l’olandese è stato il più intenso, e Marko in più occasioni aveva sottolineato di voler seguire Max fino alla fine del 2026. Poi, nelle ultime settimane, i primi rumors di qualche crepa apertasi con la gestione di Oliver Mintzlaff, il nuovo responsabile dei programmi sportivi della Red Bull dopo la scomparsa di Mateschitz.
“Ho vissuto nel motorsport per sei decenni – ha commentato Marko – e gli ultimi 20 anni alla Red Bull sono stati un percorso straordinario e di grande successo. È stato un periodo meraviglioso nel quale ho contribuito a formare e a supportare tante persone di talento. Tutto ciò che abbiamo costruito e realizzato insieme mi riempie di orgoglio. Aver mancato di poco il campionato del mondo in questa stagione mi ha profondamente commosso, e ho capito che è arrivato il momento giusto per concludere questo capitolo lunghissimo, intenso e di grande successo”.
“Helmut mi ha contattato chiedendomi di concludere il suo ruolo di consulente per il motorsport alla fine dell’anno – sono state le parole di Mintzlaff – mi rammarico profondamente della sua decisione, poiché è stato una figura influente per oltre due decenni e la sua partenza segna la fine di un’era straordinaria. Dopo una lunga e intensa conversazione, non potevo che rispettare la sua volontà, e ho avuto l’impressione che fosse il momento giusto per lui per fare questo passo. La sua partenza lascerà un vuoto significativo, e il nostro rispetto per la sua decisione e la nostra gratitudine per tutto ciò che ha fatto per la Red Bull Racing è enorme”.
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