SLOVENIA. “Si tratta di un atto spregevole di profanazione del patrimonio culturale e storico” ha dichiarato la Polizia slovena alla rispettiva Tv nazionale, al seguito dell’arresto di una persona accusata di aver decapitato la statua di Josip Broz Tito, che campeggia al centro della piazza principale della città di Velenje, situata nella Slovenia nord orientale.

 

Città che la mattina dello scorso 5 dicembre si è svegliata con lo shock di trovare la statua privata della testa, a seguito di un atto vandalico che inevitabilmente comporta delle ripercussioni dal punto di vista del sentimento politico e sociale.

 

Secondo quanto riportato, un cittadino nella notte avrebbe segnalato alle forze dell’ordine di aver visto un uomo caricare nel bagagliaio di un’auto un grosso oggetto di metallo. La Polizia di ronda quella notte ha così potuto fermare in tempo l’uomo, Miroslav Pačnik, 49enne originario della zona, e confermare la presenza nella macchina della testa in bronzo dello storico leader della Jugoslavia. Lo scopo di Pačnik sarebbe stato quello di aprire il dibattito sulla presenza di monumenti dedicati a figure divisive come quella di Tito.

 

Con una dichiarazione ai media locali, il sindaco di Velenje Peter Dermol ha condannato fermamente l’accaduto, rimarcando come la figura di Tito rimanga un elemento imprescindibile della storia e della comunità di quel territorio, annunciando l’impegno di stimare in tempi brevi l’entità del danno in termini economici, e la pronta restaurazione della statua.

 

La statua di Tito in effetti è presente nella città di Velenje sin dal settembre del 1959, che con i suoi dieci metri di altezza domina la piazza anch’essa dedicata a Tito, è la statua dedicata al leader comunista più grande del mondo.

 

Lo spiacevole accadimento ha infiammato la discussione nelle scorse ore tanto nei media locali quanto nei social network, dove a tenere banco è la questione storica della figura di Josip Broz Tito, che a oltre 45 anni dalla scomparsa continua a dividere e far discutere anche in seno ai paesi dell’ex Jugoslavia, tra chi lo considera alla stregua di un eroe visionario in grado di rilanciare le sorti dei paesi slavi nei Balcani, e chi invece un dittatore spietato e calcolatore rimasto impunito per i crimini commessi, come ad esempio le migliaia di vittime di cui è ritenuto responsabile solo tra gli italiani, nei drammatici fatti delle foibe e delle violenze che sono avvenuti a partire dalla seconda guerra mondiale, che diventano centinaia di migliaia se a queste si aggiungono gli esodati dalle vecchie province di Istria e Dalmazia.

 

Va ricordato in tal senso che La Corte costituzionale slovena sin dal 2011 ha vietato agli organi statali di promuovere e omaggiare la figura di Tito in quanto rappresentante di valori incompatibili con quelli costituzionali fondamentali, quali la dignità umana, la libertà, la democrazia e lo stato di diritto.

 

Comunque la si voglia pensare Josip Broz Tito è stato uno dei capi di stato più abili e scaltri della storia del Novecento, in grado di acquisire una posizione di potere e influenza che sforava ampiamente i propri confini nazionali, staccandosi per primo dall’Unione Sovietica con lo scisma Tito-Stalin del ’48 e diventando il leader della coalizione dei paesi non allineati, la cui traccia rimane ingombrante anche ai giorni nostri.