Secondo la psicologia, i film cult anni ’90 e 2000 offrono un rifugio emotivo: i sequel diventano attesi appuntamenti con il comfort narrativo

I film cult degli anni ’90 e 2000 con cui siamo cresciute sembrano avere un potere speciale: riescono ancora oggi a emozionarci, consolarci e farci sentire a casa. Sarà per le battute che conosciamo a memoria, per le atmosfere familiari, per quei personaggi che sembrano cresciuti con noi. O forse perché ci riportano a un momento della vita in cui tutto sembrava ancora possibile.

Ed è proprio questo il motivo per cui non vediamo l’ora che escano i sequel annunciati: da Pretty Princess 3 a Il diavolo veste Prada 2, da Freaky Friday al ritorno (semiufficiale) di Dawson’s Creek. Non è solo questione di nostalgia: rivedere certi titoli ci fa stare bene, ci rasserena, ci dà un senso di continuità.

Un conforto emotivo così potente da avere un nome preciso: comfort nostalgia. Una forma di benessere a cui ci stiamo sempre più affezionando. E che, forse, abbiamo più che mai bisogno di coltivare.

**12 serie tv degli anni ’90 e 2000 che amiamo (e riguardiamo) ancora oggi**

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Perché i film culti degli anni ’90 e 2000 ci danno conforto

Guardare Il matrimonio del mio migliore amico per la dodicesima volta non è solo una scelta pigra da serata sul divano. È, secondo gli psicologi, un comportamento che attiva la memoria affettiva, favorendo il rilascio di dopamina e serotonina.

Nel caso dei film cult degli anni ’90 e 2000, c’è un elemento in più: erano titoli formativi. Li abbiamo visti durante un’età di transizione, quella in cui iniziavamo a definire noi stesse. Julia Roberts, Lindsay Lohan, Anne Hathaway, Hilary Duff: erano più che attrici, erano modelli di riferimento, specchi nei quali cercavamo di riconoscerci.

Il loro ritorno oggi, spesso con personaggi cresciuti, proprio come noi, alimenta il bisogno di continuità. Secondo gli esperti, infatti, ci rassicura sapere che anche loro sono cambiate, ma che certi legami, certe emozioni, certe battute iconiche restano uguali. E questo ha un effetto profondamente calmante sul nostro cervello emotivo.

La nostalgia è una cosa seria

Che la nostalgia non sia solo un vezzo pop ma una vera leva psicologica è ormai confermato da numerose ricerche.

Infatti, secondo uno studio pubblicato sul Nature Human Behaviour, rievocare ricordi felici attraverso musica, film o oggetti del passato migliora l’umore, aumenta il senso di connessione sociale e perfino la resilienza allo stress.

In questo senso, i film cult anni ’90 funzionano come delle “macchine del tempo emozionali”: ci riportano all’adolescenza, a un’epoca in cui eravamo ancora in divenire, ma pieni di sogni e possibilità.

In un mondo dove tutto cambia velocemente, riappropriarsi di qualcosa che conosciamo così bene, come la scena finale di Amori e incantesimi o la colonna sonora di 10 cose che odio di te, è una forma di auto-consolazione. Non a caso, spesso guardiano e riguardare certi film non tanto per la trama, quanto per “sentirci a casa”.

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I sequel e l’effetto ‘ritorno a casa’

Il diavolo veste Prada 2, Pretty Princess 3, Il matrimonio del mio miglior amico, Quel pazzo venerdì, Sognando Beckham… questi sono solo alcuni dei sequel dei film cult anni ’90 e 2000 in lavorazione in questi mesi. 

Il boom che è il loro ritorno sui grandi schermi non è solo una trovata commerciale, ma risponde a un bisogno emotivo collettivo: quello di ritrovare luoghi (e volti) familiari.

Gli esperti infatti parlano di “effetto ritorno a casa”, ossia quella sensazione di sicurezza e riconoscimento che proviamo di fronte a un universo narrativo che conosciamo bene.

Questi film ci offrono infatti un appiglio in un presente incerto, e funzionano come la famosa coperta di linus: non ci sorprendono più, ma proprio per questo ci fanno stare bene.

E allora ben vengano i sequel: anche solo per sapere che, da qualche parte, i personaggi che amiamo stanno ancora vivendo la loro storia – e un po’ anche la nostra.