Ascolta la versione audio dell’articolo
L’incontro con immagini iconiche e nostalgiche polaroid, eleganze lontane e tessiture inaspettate è in quel di Biella, fra Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero, dove l’universo di Andy Wharol si offre poliedrico tra serigrafie, foto, riviste, cover di vinili, ceramiche, manifesti e per la prima volta in Italia circa 50 fra abiti, stoffe e disegni originali provenienti dal Fashion & Textile Museum di Londra. E in quest’ultimo caso si tratta di una collezione imperdibile, in grado di fornire un aspetto davvero poco conosciuto dell’attività dell’artista, che fin già dagli albori, con i vestiti “apparecchiati” con stampe di coni gelato, frutta, dolci vari e tutto il corredo degli utensili di casa, presenta già in nuce gran parte delle caratteristiche della sua futura poetica. Perché l’estro proteiforme del padre della Pop Art, che fu illustratore e designer, artista e regista, collezionista e icona glamour, dopo molte rappresentazioni assai scontate, scardinando consolidate gerarchie e categorie, trova finalmente in questa mostra un percorso in grado di narrarne in toto la creatività multiforme.
Warhol, il genio della Pop Art in mostra a Biella
Photogallery25 foto
Visualizza
Le Polaroid
Mirabili e imperdibili le Polaroid realizzate tra il 1972 e il 1975 dall’artista, narrazioni istantanee in grado di fissare per sempre un mondo che fu. Vi compaiono Paloma Picasso, Mick Jagger, Marisa Berenson, Bianca Jagger, Jack Nicholson, Tony Curtis, Rudolph Nurejev e lo stesso Warhol, ritratti in scatti istantanei che oscillano tra confessione e posa. Si tratta di vero diario visivo di amicizie e ossessioni che restituisce l’intimità della Factory.
Il celebre studio newyorchese della Factory torna in vita in una sezione della mostra a Palazzo Ferrero con una ricostruzione scenografica di quello che fu al tempo stesso laboratorio, scena, teatro e rifugio creativo di un’intera generazione. Concepita da Warhol non solo come studio ma come spazio d’incontro e di metamorfosi, la Factory divenne infatti un epicentro di contaminazione e mondanità, frequentata da protagonisti assoluti del Novecento — da Lou Reed a Mick Jagger, da Truman Capote a Salvador Dalí e Allen Ginsberg.
Andy Warhol: a Biella una grande mostra per il genio della Pop Art
Le “Marilyn”
Il cuore della mostra è quindi occupato dalle serigrafie, tra cui le iconiche “Campbell’s Soup”, i “Flowers”, “Mao” e infine ben 10 “Marilyn” realizzate nella celebre edizione “Sunday B. Morning”, testimoniano l’idea di un’arte seriale, democratica e replicabile, in cui la ripetizione non annulla ma moltiplica il valore dell’immagine. Warhol trasforma una tecnica considerata minore in un linguaggio colto, capace di contaminare pittura, grafica e pubblicità.
“Andy Warhol e l’Italia”
La sala “Andy Warhol e l’Italia”, ospita due serigrafie della serie “Vesuvius” (1985) provenienti dalle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, accanto al ritratto di Joan Collins. Le opere celebrano il legame profondo dell’artista con il nostro Paese, dove, dagli anni Settanta, Warhol trovò ispirazione e riconoscimento. Napoli, Roma, Milano e Venezia furono tappe cruciali della sua carriera, così come il rapporto con il gallerista Lucio Amelio, che lo invitò nel 1980 per il progetto “Terrae Motus” dopo il terremoto dell’Irpinia. La serie “Vesuvius”, nata nel 1985 per la mostra al Museo di Capodimonte, riflette quell’intenso dialogo con l’Italia.
