di
Sara Gandolfi
La leader dell’opposizione a Nicolas Maduro dovrebbe arrivare ad Oslo entro mercoledì sera. Mistero su come sia riuscita a lasciare il Paese e chi la abbia aiutata
Alla fine il premio Nobel per la pace lo ha ritirato Ana Corina Sosa Machado, figlia trentaquattrenne di Maria Corina, la leader dell’opposizione venezuelana che dopo aver vissuto un anno e mezzo in clandestinità è finalmente uscita dal Paese latino-americano, alla vigilia di un possibile attacco militare via terra delle forze armate statunitensi, più volte preannunciato dal presidente Donald Trump. Machado, ricercata dal regime, sarebbe però intenzionata a fare ritorno nel suo Paese. Lo ha garantito la figlia della premio Nobel, che ha dichiarato: «Mia madre tornerà presto in Venezuela».
«La democrazia è essenziale per la pace e la lezione che i venezuelani possono condividere con il mondo, è una lezione forgiata in un lungo e difficile cammino: se vogliamo la democrazia, dobbiamo essere pronti a lottare per la libertà», afferma la vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel discorso letto dalla figlia. «La libertà si conquista ogni giorno, finché siamo pronti a combattere per essa. Questo è il motivo per cui la causa del Venezuela trascende i nostri confini. Un popolo che sceglie di essere libero non solo libera se stesso, ma contribuisce all’intera umanità».
Machado, 58 anni, riconosce che i venezuelani non si sono resi conto in tempo che il loro Paese stava scivolando in quella che ha descritto come una dittatura. «Quando abbiamo capito quanto fossero diventate fragili le nostre istituzioni, era già troppo tardi. Dal 1999, il regime si è impegnato a smantellare la nostra democrazia».
Durissimo il discorso del presidente del premio Nobel, Jorgen Watne Frydnes: il regime di Nicolas Maduro «silenzia, tormenta e attacca in modo sistematico l’opposizione», ha affermato aprendo la cerimonia. Quindi ha attaccato la comunità internazionale per aver voltato lo sguardo verso quanto succedeva in Venezuela: «Un tradimento morale di coloro che vivono sotto questo regime brutale». Frydnes si è anche rivolto a Maduro stesso., invitandolo ad «accettare i risultati delle elezioni e dimettersi»: «Deve gettare le basi per una transizione pacifica verso la democrazia. Perché questa è la volontà del popolo venezuelano. María Corina Machado e l’opposizione venezuelana hanno acceso una fiamma che nessuna tortura, nessuna menzogna e nessuna paura potranno spegnere».
Machado è entrata in clandestinità in Venezuela nell’agosto 2024, pochi giorni dopo le elezioni presidenziali alle quali le è stato impedito di partecipare e che Nicolas Maduro asserisce di aver vinto senza aver mai aver fornito prove concrete della correttezza dello scrutinio, contestato dalle opposizioni. La sua ultima apparizione in pubblico risale al 9 agosto scorso a Caracas, durante una manifestazione di protesta contro l’insediamento di Maduro per il suo terzo mandato. Secondo alcuni analisti, il governo degli Stati Uniti era particolarmente interessato a far uscire la leader dell’opposizione dal Venezuela per non rischiare che diventasse un ostaggio in mano al regime di Maduro, alla vigilia del probabile e preannunciato attacco via terra delle forze armate Usa. Martedì il presidente Donald Trump ha dichiarato che «Maduro ha i giorni contati».
Maria Corina Machado ha inviato un audio, sulla via della sua fuga dal Venezuela. «Abbiamo dovuto affrontare molte cose, e così tante persone hanno rischiato la vita affinché potessi arrivare a Oslo. E sono loro molto grata. E questo è un esempio di cosa significhi questo riconoscimento per il popolo venezuelano. Voglio che lo sappiate. Ora devo letteralmente volare. Devo salire sull’aereo. E prima di tutto, a nome del popolo venezuelano, voglio ringraziare ancora una volta il Comitato Norvegese per il Nobel per questo immenso riconoscimento alla lotta del nostro popolo per la democrazia e la libertà, ci sentiamo molto emozionati e onorati. Sono così felice, molto felice di annunciare che non arriverò in tempo per la cerimonia, ma andrò a Oslo, sono già in viaggio… E presto, quando arriverò, potrò abbracciare la mia famiglia e i miei figli, che non vedo da due anni, e tanti venezuelani e norvegesi che condividono i nostri sforzi. Grazie mille, e arrivederci a presto».
In un’altalena di annunci e contro-annunci, l’arrivo della “pasionaria di destra” che da anni combatte il presidente-padrone del Venezuela, Nicolas Maduro, si era trasformato in una misteriosa telenovela: ci sarà o non ci sarà? Soprattutto, è davvero fuoriuscita dal Paese latino-americano? Meno di un’ora prima della cerimonia, il portavoce dei Machado era stato sibillino: «Non posso confermare o negare che si trovi ad Oslo. Stiamo lavorando affinché possa rispettare l’agenda di questa cerimonia», aveva risposto via whatsapp alla richiesta di chiarimenti del Corriere. La risposta è poi arrivata dal comitato organizzatore del premio, a mezz’ora dalla cerimonia: «Sebbene non possa partecipare agli eventi di oggi, siamo profondamente lieti di confermare che Maria Corina Machado è al sicuro e sarà con noi a Oslo», ha dichiarato l’istituto in una breve nota, descrivendo il suo viaggio come «estremamente pericoloso». Il direttore dell’Istituto Kristian Berg Harpviken ha poi precisato all’agenzia Afp che «dovrebbe arrivare a Oslo tra stasera e domattina».
Alla cerimonia ad Oslo sono presenti vari leader in esilio dell’opposizione venezuelana, tra cui l’ex sindaco di Caracas e coordinatore del team della campagna internazionale di María Corina Machado, Antonio Ledezma. Presenti, su invito della stessa Machado, anche i leader latino-americani che le sono più affini ideologicamente, ovvero i presidenti di Panama, José Raul Mulino; del Paraguay, Santiago Peña; dell’Ecuador, Daniel Noboa; dell’Argentina, Javier Milei.
10 dicembre 2025 ( modifica il 10 dicembre 2025 | 14:37)
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