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Nel pieno dell’escalation tra Usa e Venezuela, Putin telefona a Maduro: «Il suo governo proteggere gli interessi nazionali». La Nobel Machado a Oslo dopo l’assenza alla consegna del premio: «Sono qui per ricordare al mondo cosa succede nel mio Paese»
Vladimir Putin chiama Nicolas Maduro. E gli esprime tutto il suo sostegno a fronte della «crescente pressione esterna». Un riferimento evidente all’escalation in corso tra Stati Uniti e Venezuela (con il sequestro di una petroliera al largo delle coste venezuelane come ultimo atto ostile voluto dall’amministrazione Trump), ma anche al sempre più vistoso sostegno internazionale riservato all’opposizione a Maduro e in particolare alla premio Nobel Maria Corina Machado. Quest’ultima, dopo oltre un anno e mezzo di clandestinità, è riuscita a lasciare il Paese e a raggiungere Oslo, dove ha dichiarato: «Sono qui per ricordare al mondo cosa sta succedendo in Venezuela e perché il Venezuela è importante. La mia speranza è che il mio Paese torni libero». Il governo di Maduro accusa Machado – che è la principale esponente dell’opposizione – di «complotto, incitamento all’odio, terrorismo» e nelle scorse settimane aveva detto che se fosse andata ad Oslo per il Nobel sarebbe considerata una «fuggitiva». Lei, però, ribadisce: «Tornerò in Venezuela».
La telefonata Putin – Maduro
L’amicizia tra Russia e Venezuela era stata cementata da Hugo Chávez, predecessore di Maduro. Negli ultimi anni, il Paese latino americano è diventato il principale alleato della Russia nell’area, sia dal punto di vista commerciale ed energetico, sia dal punto di vista militare (un’inchiesta di Reuters del 2019 aveva anche rivelato l’esistenza di mercenari russi dispiegati in Venezuela a difesa di Maduro).
Con l’aggravarsi delle tensioni tra Caracas e Washington, Putin ha più volte ribadito il suo sostegno a Maduro. A inizio novembre, ad esempio, la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova aveva dichiarato: «Condanniamo fermamente l’impiego di forza militare eccessiva. Washington inizi la guerra alla droga in Usa».
Secondo quanto riferito dal Cremlino in una nota ufficiale, nel corso della telefonata odierna, il presidente russo e l’omologo venezuelano «hanno scambiato opinioni sull’ulteriore sviluppo delle amichevoli relazioni russo-venezuelane, nel solco del trattato di partenariato e cooperazione strategica entrato in vigore a novembre 2025». Putin, inoltre, avrebbe «espresso solidarietà al popolo venezuelano», confermando il suo «sostegno al governo di Maduro, votato a proteggere gli interessi nazionali e la sovranità nel contesto di una crescente pressione esterna».
I due leader hanno inoltre confermato – sempre secondo quanto riferito dal Cremlino – il loro «impegno reciproco per l’attuazione coerente di progetti congiunti in ambito commerciale, economico, energetico, finanziario, culturale, umanitario e in altri ambiti».
Le tensioni tra Usa e Venezuela
Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti di Donald Trump hanno schierato la Marina nelle acque dei Caraibi e lanciato decine di attacchi contro imbarcazioni accusate di trasportare droga negli Stati Uniti. La battaglia del presidente Usa contro il «il narco-Stato di Maduro» – come è solito chiamarlo – si fa sempre più esplicita. E anche se l’amministrazione Trump continua a parlarne nei termini di una “lotta al narcotraffico”, l’intento di operazioni tanto massicce sembra essere anche e soprattutto politico. Poco più di un mese fa, il presidente Usa aveva dichiarato che Maduro ha «i giorni contati».
Machado a Oslo
Machado è arrivata nella capitale norvegese nella notte, poche ore dopo che sua figlia aveva ritirato il Premio Nobel per la Pace a suo nome. La leader dell’opposizione venezuelana ha incontrato i suoi sostenitori e ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa, spiegando che la società venezuelana «ha fatto di tutto per una transizione democratica» e che «la dittatura di Maduro si appoggia a gruppi terorristici che supportano la struttura repressiva del regime con il traffico della droga e delle persone».
Per proteggere coloro che l’hanno aiutata, Machado non ha spiegato nel dettaglio come sia riuscita a lasciare il suo Paese – dove da oltre un anno e mezzo era costretta a vivere in clandestinità – e ad arrivare ad Oslo. «Certamente il regime voleva impedirmi di venire, ma non sapevano dove mi trovassi e ho ricevuto il sostegno del governo degli Stati Uniti» ha precisato.
Il viaggio rocambolesco della premio Nobel, ricostruito dal WSJ
Secondo quanto ricostruito dal Wall Street Journal, il viaggio segreto della Nobel dal Venezuela alla Norvegia è durato tre giorni, a partire da lunedì scorso quando ha lasciato il suo nascondiglio a Caracas dirigendosi verso un villaggio di pescatori sulla costa.
Machado, che indossava una parrucca e si era travestita, insieme alle due persone che l’hanno aiutata, ha attraversato 10 checkpoint militari, scampando ogni volta alla cattura, prima di raggiungere, al termine di un viaggio di 10 ore, la costa verso la mezzanotte. A quel punto è iniziato il pericoloso viaggio a bordo di barca di pescatori, nel Mar dei Caraibi verso l’isola di Curacao, nelle Antille olandesi.
Secondo il Wsj, il comando militare americano era stato allertato per scongiurare che la barca con la leader dell’opposizione venezuelana potesse essere colpita da uno dei raid che gli americani da mesi stanno conducendo nelle acque a largo del Venezuela. Machado è arrivata a Curacao nel pomeriggio di martedì, dove ha incontrato un contractor specializzato in esfiltrazioni che è stato ingaggiato dall’amministrazione Trump. Dopo aver trascorso la notte in albergo, Machado è partita ieri per Oslo a bordo di un aereo privato.
Machado: «Tornerò in Venezuela»
«Voglio ringraziare tutti gli uomini e le donne che hanno rischiato la loro vita per fare in modo che fossi qui oggi, un giorno potrò dirvi chi sono perché certo non voglio metterli ora in pericolo», ha detto Machado.
La premio Nobel ha poi ribadito la sua intenzione di tornare in Venezuela. «Io non diro quando questo sarà o come», ha affermato, aggiungendo che lei vuole «mettere fine alla tirannia molto presto e avere un Venezuela libero».
11 dicembre 2025 ( modifica il 11 dicembre 2025 | 19:49)
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