Villa Necchi Campiglio diventa la casa dell’Archivio Portaluppi, ereditato dal FAI: l’inaugurazione nel 2026Piero Portaluppi 1957Archivio Fondazione Piero PortaluppiFoto Farabola

Piero Portaluppi, 1957 Archivio Fondazione Piero Portaluppi Foto FarabolaPiero Portaluppi, 1957 Archivio Fondazione Piero Portaluppi Foto Farabola

Milano è una città che non rivela mai tutto al primo appuntamento. Ti offre un caffè, o magari un aperitivo, ti mostra un cortile segreto, poi – solo se sei meritevole – ti racconta una storia. Oggi, a Villa Necchi Campiglio, ne arriva una bellissima: l’intero patrimonio della Fondazione Piero Portaluppi entra a far parte del FAI, e la dimora progettata dall’architetto nel 1932 diventa ufficialmente custode della sua memoria. Un po’ come se un romanzo tornasse nella libreria del suo autore, con un certo romanticismo tutto milanese, discretissimo.

Dopo venticinque anni di attività instancabile, la Fondazione chiude i battenti e affida al FAI i suoi tesori: migliaia di disegni, progetti, fotografie, lettere, appunti, libri, perfino arredi originali. Materiale che non parla solo di architettura, ma di un uomo che disegnava, osservava, collezionava orologi solari, girava filmati, prendeva appunti con ironia. Uno che non di sicuro si annoiava mai.

Foto storica Villa Necchi CampiglioArchivio Fondazione Piero PortaluppiFoto Antonio Paoletti

Foto storica Villa Necchi Campiglio, Archivio Fondazione Piero PortaluppiFoto Antonio Paoletti

L’archivio che sognava una casa (e non una qualsiasi)

Il patrimonio arriva dalla storica sede di via Morozzo della Rocca – edificio firmato, ovviamente, da Portaluppi – e approda negli spazi di Villa Necchi Campiglio. Qui, nelle soffitte riallestite da Piero Castellini Baldissera, nipote del maestro, gli arredi troveranno nuova vita. Serviva il posto giusto. E questo lo è: la villa è una delle creazioni più iconiche dell’architetto, e negli anni è diventata la “voce narrante” naturale della sua stessa storia (professionale e non).

article imagePiero Portaluppi: ma cosa c’entra l’autore di Villa Necchi Campiglio con la pagoda tra i pendii dell’Ossola?

Balconcini in stile Walser, saette di ferro, fioriere a forma di ziggurat. Il sorriso della bellezza del giovane architetto milanese.

Villa Necchi Campiglio Prospettiva Piero PortaluppiArchivio Fondazione Piero Portaluppi

Villa Necchi Campiglio, Prospettiva, Piero Portaluppi Archivio Fondazione Piero Portaluppi

Una collezione che non vuole farsi dimenticare

Tra le carte racchiuse nei cassetti spuntano le amicizie illustri: Marinetti e Depero, Gio Ponti e i BBPR, Toscanini e Maria Callas. Un album di incontri che sembra una cena perfetta, di quelle che non dimentichi. E poi libri, riviste, appunti, schizzi, cartoline. Tutto pronto a essere mostrato, studiato, raccontato. Il FAI promette mostre, iniziative, nuove narrazioni, e l’apertura al pubblico è prevista per maggio 2026.

Casa degli AtellaniCasa degli Atellani, la collezione di pietre di Piero Portaluppi trova una nuova, magnifica collocazione

Piero Castellini Baldissera è andato a vivere nella casa milanese in cui aveva abitato il nonno, Piero Portaluppi, trovando una nuova disposizione per il Marmi di Recani del grande architetto, una collezione di circa 1.500 campioni di pietra raccolti da siti archeologici intorno a Roma a metà del Novecento.

La poesia del “tornare a casa”

«La devoluzione al FAI dell’intero patrimonio della Fondazione Piero Portaluppi, che è stata un’importante protagonista  della vita culturale milanese dal 1999 ad oggi nella storica sede di via Morozzo della Rocca, è un grande onore che gli eredi del celebre architetto riservano al FAI, che grato e consapevole dell’importanza e del peso della nuova responsabilità affidatagli, si impegna a dare il massimo risalto ad un capitolo importante della storia di Milano, della quale Piero Portaluppi fu un protagonista indiscusso», dice Marco Magnifico, Presidente del FAI». E non suona come una frase di circostanza. «Il proposito di donare al FAI il patrimonio della Fondazione Piero Portaluppi a Villa Necchi Campiglio, perché lo conservi e lo valorizzi per sempre e per tutti assieme alle collezioni Claudia Gian Ferrari, Alighiero e Emilietta De’ Micheli e Guido Sforni, nasce da quello stesso ceppo di famiglie milanesi che ritengono un loro dovere condividere con la collettività un nucleo importante e rappresentativo delle proprietà di famiglia». Anche Letizia Castellini Baldissera, Presidente della Fondazione, parla con lucidità affettuosa: a un certo punto, i luoghi devono cambiare custode per continuare a vivere. E il custode naturale, qui, era evidente. Per il Comune – parola di Elena Buscemi – l’operazione “ha qualcosa di poetico”. Sì, poetico è la parola giusta. Una villa che accoglie il suo architetto. Un archivio che smette di essere solo un archivio. La memoria che diventa un luogo, visitabile, vivibile, luminoso.