di
Claudio Bozza
La manovra del presidente del partito: ora sosterrà «Elly» con la sua corrente «risorta». Lo strappo con Guerini e Gori, che annunciano battaglia
Il divorzio dei riformisti è ufficiale. Perché nel Pd ci sono «i riformisti di popolo», schierati con il presidente dem Stefano Bonaccini, autoproclamatisi tali in quanto stanno «in mezzo alla gente». E poi ci sono i «riformisti-riformisti», per adesso un «collettivo» in cerca di un proprio leader, che sognano un Partito democratico meno ideologico e più concreto su Europa, crescita e sicurezza. La separazione non è affatto consensuale, tra molti (ex) amici gli strascichi ci sono eccome. C’è chi ha scelto di spartirsi (adesso) un pezzetto di torta (di potere) con la maggioranza fedele a Elly Schlein. E chi invece non risparmia critiche alla segretaria-movimentista per la sua postura «poco europeista» e l’eccessivo credito concesso al M5S come alleati.
Lo showdown è previsto per domenica 14 dicembre, all’assemblea nazionale dem a Roma, quando Bonaccini – fu segretario in pectore, poi sconfitto a sorpresa da Schlein alle primarie – annuncerà l’ingresso in maggioranza di Energia popolare (già ribattezzata «Energia rinnovabile» dagli avversari interni), che d’ora in poi sosterrà ufficialmente la leader. Il nome della corrente bonacciniana rimarrà lo stesso.
Da tempo non ne fanno più parte esponenti importanti come: Lorenzo Guerini, Giorgio Gori, Pina Picierno, Graziano Delrio, Filippo Sensi, Lia Quartapelle, Sandra Zampa, Marianna Madia e Simona Malpezzi. Ma negli ultimi mesi, Bonaccini ha lavorato a un silenzioso rassemblement per rimettere insieme. I nomi saranno ufficializzati con un evento ad hoc fissato per gennaio, per segnare il punto. E sono profili importanti come i governatori Michele de Pascale (Emilia-Romagna), Antonio Decaro (Puglia) ed Eugenio Giani (Toscana); con i primi due in chiara posizione «attendista», nella prospettiva di un «dopo Schlein». Nell’elenco che rimbalza in più chat ci sono poi: il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il segretario del Pd campano Piero De Luca, il senatore Alessandro Alfieri, i deputati Andrea Gnassi e Andrea Rossi e Simona Bonafè, oltre ai parlamentari Ue Matteo Ricci e Brando Benifei.
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L’appuntamento di domenica a Roma è rilevante, perché fissato in concomitanza con l’intervento di Giorgia Meloni, che chiuderà Atreju, il grande evento dei giovani di Fratelli d’Italia. L’obiettivo dei dem è quello di provare a ricostruire mediaticamente l’antagonismo tra «Elly» e «Giorgia», che proprio in questi giorni aveva sferzato: «Se mi confronterò con l’opposizione? Certo, appena decideranno chi è il leader». La segretaria del Pd, che incasserà l’appoggio di quelli che furono i suoi avversari alle primarie, sta preparando un duro intervento contro il governo, ma dovrà anche approfittare di questa occasione per rinsaldare la sua leadership. L’ala dura dei suoi fedelissimi spinge per un congresso anticipato, ma Schlein continua a prendere tempo, perché ritiene questa strada proficua nella prospettiva di correre per Palazzo Chigi nel 2027, ma è anche consapevole dei forti rischi di riaprire una competizione interna al Pd, come testimonia il congelamento del cambio di statuto per la possibile candidatura a premier, osteggiato proprio dai «riformisti-riformisti».
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12 dicembre 2025 ( modifica il 12 dicembre 2025 | 11:51)
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