di
Domenico Pecile

Lorena Venier: «Mailyn mi aveva chiesto di uccidere mio figlio, era l’unico modo per fermarlo». Il corpo segato in tre parti usando un attrezzo per la legna, prima di nasconderlo in un bidone dell’autorimessa

Si sentiva in pericolo, Mailyn Castro Monsaldo, la madre della bimba nata a gennaio, in cura per depressione e compagna di Alessandro, per questo aveva chiesto alla suocera, Lorena Venier, di uccidere suo figlio Alessandro Venier perché la violenza che subiva era diventata insostenibile. È questa la versione riferita al gip del Tribunale di Udine dalla stessa Lorena nel ripercorrere le tappe da cui è maturata la mattanza delle due donne contro l’uomo, narcotizzato, strangolato, fatto a pezzi e gettato in un bidone assieme a della calce, a Gemona.

Il piano per uccidere Alessandro Venier

Un piano tanto dettagliato quanto diabolico per un epilogo che la stessa madre aveva definita durante l’interrogatorio una cosa “mostruosa”. E’ un film dell’orrore quello che è si è materializzato nella casa di Gemona dove madre e nuora, Lorena Venier e Mailyn Castro Monsalvo hanno assassinato Alessandro. Dettagli raccapriccianti, modalità di brutalità inimmaginabile quelle che la madre della vittima ha snocciolato agli investigatori. 



















































Il patto mortifero tra le due donne è nato con la compagna nelle vesti di istigatrice e la madre di organizzatrice. Poi, la mattanza cui hanno partecipato entrambe. La pianificazione del delitto ruotava attorno al fatto che l’uomo aveva annunciato di voler andare in Colombia e quindi disfarsi del corpo dopo ucciso non avrebbe destato grandi sospetti. 

La notte dell’omicidio, avvenuta venerdì 25 luglio, Alessandro era rincasato come al solito vestito di rabbia e rancori pressoché quotidiani che spesso sfociavano in scoppi di violenza e sopraffazione soprattutto nei confronti della compagna. Gli inquirenti parlano di pestaggi violentissimi che per fortuna avevano sempre risparmiato la figlioletta, che potrebbe essere adottata dai nonni in Colombia nonostante la raffica di richieste di adozione arrivate da tutta Italia. 

«Prima lo abbiamo narcotizzato con un farmaco sciolto in una limonata ma era rimasto ancora vigile. Allora – è l’agghiacciante racconto della madre – gli ho fatto un’iniezione di insulina per essere certa che non si sarebbe svegliato e che non potesse reagire. Quando siamo state sicure che era in un sonno profondo, abbiamo provato a soffocarlo, solo che non ci siamo riuscite a mani nude. E’ a quel punto che Mailyn ha preso i lacci delle sue scarpe e lo ha finito». Subito dopo le donne, usando un attrezzo per la legna, lo hanno segato in tre parti e hanno nascosto i pezzi in un bidone dell’autorimessa. Le donne hanno poi riempito il bidone di calce acquistata pochi giorni prima su Amazon.

«Mailyn era in pericolo»

La compagna della vittima avrebbe istigato e la madre organizzato, dunque. «Mailyn era in pericolo e lei stessa mi aveva detto che l’unico modo per fermarlo era di ucciderlo — ha aggiunto — non si poteva più attendere. Eravamo terrorizzate». La madre ha ripetuto di essere consapevole «di avere compiuto un atto spaventoso», ma che si sentiva in dovere di difendere la nuora, «la figlia che non ho mai avuto» perché avvertiva che «fosse in pericolo di vita e non volevo che la portasse in Colombia». Il gip ha convalidato il suo arresto e ha concesso la custodia attenuata in un Icam alla nuora perché madre di una bimba piccolissima (che verrà quasi certamente affidata ai parenti di lei). 

L’omicidio assume contorni più nitidi delineando una situazione di grande degrado, paura, minacce, violenze familiari. Fonti investigative, tra l’altro, hanno fatto sapere che sulla vittima pesava una sentenza in giudicato per lesioni aggravate con una richiesta di condanna. Questo avrebbe accelerato la sua decisione di anticipare la partenza per la Colombia, che sarebbe dovuta avvenire il giorno dopo l’omicidio. Non solo, su Alessandro Venier — che anni fa era stato licenziato dopo aver picchiato un collega — gravava anche una denuncia per coltivazione di droga. Aggressivo, patito di armi, gli piacevano le esibizioni diventate virali, come quelle di alcune uccisioni di animali o di carattere sessuale.


Vai a tutte le notizie di Venezia Mestre

Iscriviti alla newsletter del Corriere del Veneto

3 agosto 2025 ( modifica il 3 agosto 2025 | 12:55)