di
Vera Martinella

La ricerca americana ha analizzato migliaia di cartelle cliniche per confrontare l’incidenza del tumore tra gli utilizzatori di lettini solari e non

L’uso dei lettini abbronzanti è associato a un aumento di quasi tre volte del rischio di melanoma e, per la prima volta, gli scienziati hanno dimostrato come questi dispositivi causino danni al Dna collegati al più letale tumore cutaneo su quasi tutta la superficie della pelle. È la conclusione a cui giunge un nuovo studio condotto dalla Northwestern Medicine e dall’Università della California (San Francisco), appena pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances. 

Lettini vietati in Italia a minorenni e donne incinte

Il melanoma è il più aggressivo dei tumori cutanei e, se riconosciuto in ritardo, può essere letale. Non è il più comune, ma la sua incidenza è in costante aumento (specie tra i giovani adulti).
«E’ uno dei principali tumori che insorgono in giovane età e costituisce in Italia attualmente il terzo tumore più diffuso in entrambi i sessi prima dei 50 anni – dice Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli. Negli ultimi 20 anni la sua incidenza è aumentata notevolmente, passando da 6mila casi nel 2004 a quasi 13mila nel 2024, con alcune stime che arrivano a 17mila». 
Moltissimi studi hanno, negli anni, evidenziato la pericolosità delle lampade abbronzanti tanto da essere state catalogate nel 2009 dall’Organizzazione mondiale della sanità come sostanze cancerogene di classe uno (inserite a un grado di nocività pari a fumo, amianto e arsenico). Così dal 2011 i lettini solari in Italia sono stati vietati a minorenni e donne incinte perché accusati di far crescere considerevolmente il rischio di sviluppare tumori cutanei. 




















































Il nuovo studio

In questa nuova vasta analisi i ricercatori della  Northwestern Medicine hanno comparato le cartelle cliniche di 3mila utilizzatori di lettini solari con quelli di altrettante persone che non hanno mai fatto uso di lampade abbronzanti: le statistiche hanno evidenziato che gli appassionati della tintarella hanno effettivamente sviluppato un numero maggiore di melanomi negli anni, con un rischio di ammalarsi triplo e con maggiori probabilità di vedere colpite dal tumore aree normalmente meno esposte al sole (come la parte bassa della schiena e i glutei). Gli scienziati hanno poi utilizzato nuove tecnologie genomiche per eseguire il sequenziamento del Dna a singola cellula sui melanociti (le cellule della pelle che producono il pigmento e da cui ha origine il melanoma) di diversi pazienti operati di melanoma: gli esiti delle biopsie hanno indicato che le cellule cutanee degli utilizzatori di lettini abbronzanti presentavano quasi il doppio delle mutazioni cancerose ed era più probabile che contenessero mutazioni legate al melanoma.  «Bisognerebbe prevedere campagne d’informazione, rivolte soprattutto ai giovani, che spieghino i pericoli legati ai lettini abbronzanti e fare in modo che sulle apparecchiature sia messa un’avvertenza, come accade per i pacchetti di sigarette» commenta il primo autore dello studio, Pedram Gerami, professore di ricerca sul cancro della pelle presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University.

​Attenzione alle scottature (anche sulla neve): chi rischia di più

Tutti i tumori si verificano quando il Dna delle cellule accumula errori che fanno sì che la cellula cresca senza controllo e formi una massa di cellule cancerose. «Nel caso dei tumori della pelle, la principale causa di danno al DNA (ma non l’unica) è l’esposizione ai raggi ultravioletti contenuti principalmente nella luce solare e nelle lampade abbronzanti – ricorda Mario Santinami, responsabile della Struttura melanomi e tumori oculari all’Istituto Nazionale Tumori di Milano -. L’entità del danno è condizionata da molti fattori: il tipo di pelle, l’intensità del sole (in base anche all’ora del giorno), il luogo in cui ci si trova. «Le bruciature, troppo spesso sottovalutate, possono diventare un serio problema perché alla lunga finiscono per favorire la formazione di una neoplasia. A rischiare di più un melanoma sono le persone che appartengono al fototipo cutaneo chiaro (occhi, pelle e capelli chiari) spesso con lentiggini, capelli biondi o rossi, cute molto sensibile al sole che devono proteggersi più degli altri, ma questo non significa che chi ha una carnagione scura sia esente dal pericolo». Così come non va sottovalutato i pericolo di scottature in montagna, specie in alta quota e sulla neve, dove anche quando è nuvoloso, le radiazioni sono più intense.
Ha maggiori probabilità anche chi ha numerosi nei congeniti o acquisiti, specie se di grandi dimensioni.

Quali nei devono insospettire

Non sono solo il colore o la dimensione dei nei a dover essere tenuti sotto osservazione, ma è fondamentale che le persone imparino l’abitudine di auto-controllarsi la pelle alla ricerca di eventuali cambiamenti che devono insospettire e far prenotare una visita dal dermatologo ogni qual volta si noti qualcosa di strano. «Bisogna concentrarsi sulle lesioni diverse dalle altre, non a caso il melanoma è spesso indicato come il “brutto anatroccolo” – continua Santinami -. Il metodo più semplice è quello noto, in tutto il mondo, come ABCDE, uno schema in cinque punti molto semplice: A sta per asimmetria, B per bordi, C per colore, D per diametro ed E per evoluzione. Se un neo cambia in uno di questi aspetti è meglio non temporeggiare e andare dallo specialista». 

«Serve uno sforzo congiunto, un lavoro di squadra, affinché venga garantito alla popolazione l’accesso a uno screening annuale che preveda il controllo della pelle nei casi a rischio – conclude Ascierto, professore ordinario di oncologia all’Università Federico II di Napoli -. Lo screening di popolazione per la diagnosi precoce è l’arma più potente contro il melanoma, un tumore che, se identificato in fase iniziale, ha una probabilità di guarigione superiore al 90%. Individuare i nei sospetti e le lesioni in fase iniziale, quando sono ancora sottili e non hanno invaso i linfonodi o altri organi, è fondamentale».

13 dicembre 2025

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