di
Michela Nicolussi Moro
Trentino di Rovereto, 68 anni, si è laureato in medicina a Padova: il lavoro all’estero, gli interventi pionieristici, le passioni
Di lui i compagni di Università dicevano: «Noi studiamo tutto il giorno per passare gli esami, a lui basta una letta e prende 30 e lode». In realtà la strada che ha portato in vetta alla Cardiochirurgia Gino Gerosa, 68 anni, trentino di Rovereto, non è stata una linea retta ma un percorso ricco di colpi di scena, coincidenze incredibili, sorprese. Come quella dell‘assessorato alla Sanità nella giunta regionale del Veneto guidata dal nuovo presidente Alberto Stefani. Superata la maturità classica, Gerosa volle iscriversi alla scuola militare della Nunziatella a Napoli, per seguire le orme del fratello Carlo, più grande, che diventerà carabiniere. Conclusa quell’esperienza, presentò domanda per l’Accademia di Sanità militare a Firenze, come ufficiale medico. «Ma si è persa e non mi hanno mai chiamato per il concorso — racconterà —. Così nel 1976 mi sono iscritto a Medicina a Padova. Ho deciso di fare il medico perché mi piace la gente. Sono nato a Rovereto ma la mia famiglia per motivi di lavoro non si è mai fermata più di tre anni nella stessa città, abbiamo girato l’Italia e io ho imparato a conoscere ambienti e persone sempre diversi».
La scelta della cardiochirurgia
Dopo la laurea, con 110 e lode, si è specializzato a Verona. E lì ha incontrato il professor Dino Casarotto, che sarebbe poi diventato il suo primario al «Centro Gallucci» di Padova. «Una mattina ho sbagliato aula, sono finito in quella in cui il professor Casarotto illustrava la specializzazione in Cardiochirurgia — ricorda spesso Gerosa — diceva che è una bellissima strada, ma che chi la sceglie non ha vita privata. Mi ha convinto, l’ho scelta in quel momento. E per arricchire la mia preparazione ho seguito a Londra il professor Donald Ross, pioniere della Cardiochirurgia e famoso in Italia per aver operato Enzo Biagi. Con lui ho conosciuto a un convegno Christiaan Barnard, che eseguì il primo trapianto di cuore al mondo: ho chiesto l’autografo a entrambi».
Il ritorno in Italia
E fu proprio Casarotto a riportare Gerosa in Italia, chiamandolo a lavorare nell’équipe dell’Azienda ospedaliera di Padova. Alla morte del professor Vincenzo Gallucci, che nel novembre 1985 effettuò il primo trapianto di cuore in Italia, era subentrato alla direzione del reparto. Accanto a lui Gerosa cresce al punto che prima ne diventa l’aiuto e nel 2003, quando Casarotto fu travolto dallo scandalo delle valvole cardiache difettose, viene nominato primario al suo posto. Da allora la carriera del cardiochirurgo, una passione per il golf, la vela e l’Inter e tre figli, Edoardo, Carlo Andrea e Filippo, che sono nati e hanno studiato in Inghilterra, è andata sempre in crescendo. Professore ordinario di Chirurgia Cardiaca all’Università di Padova, dirige il «Programma trapianti di cuore» dell’Azienda ospedaliera, è coordinatore del Dipartimento «Organi artificiali e rigenerazione tissutale», vanta oltre 450 pubblicazioni scientifiche, è commendatore e Grande ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana, Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica, conferita insieme alla cittadinanza onoraria dalla città di Padova, ed è uno dei massimi esponenti della Cardiochirurgia italiana e internazionale.
Gli interventi pionieristici
Impossibile ricordare tutti gli interventi eseguiti e i titoli ottenuti nell’ambito della comunità scientifica internazionale, ma vanno citati passi pionieristici che hanno scritto un capitolo della storia della medicina. Nel 2002 Gerosa ha eseguito il primo trapianto di cellule staminali autologhe, cioè prelevate dal paziente e iniettate nel cuore per riparare una lesione e quindi trattare l’insufficienza cardiaca. Nel 2007 ha portato a termine il primo impianto in Italia di un cuore artificiale totale su un pensionato di Jesolo, tenuto in vita così fino al 2011, quando si trovò un donatore compatibile. Lo stesse device salvò nel 2015 un ragazzino, che altrimenti non sarebbe sopravvissuto. Nello stesso anno il professor Gerosa è stato l’autore del primo intervento al mondo microinvasivo di bioprotesi valvolare aortica e riparazione della valvola mitralica a cuore battente. L’operazione, eseguita entrando dalla punta del cuore, ha consentito il completo recupero del paziente e la risoluzione dei problemi cardiovascolari. Nel maggio 2023 un’altra tappa storica: effettua il primo trapianto di cuore al mondo prelevando l’organo dal donatore senza fermarlo ma continuando a farlo battere dal momento dell’espianto al momento del trapianto sul ricevente, un uomo di 45 anni.
La frontiera del cuore artificiale
Ora l’ultima frontiera da raggiungere è il progetto del cuore artificiale totale più performante di quelli attuali, uno nordamericano eccessivamente rumoroso e uno francese troppo grande, che va bene per il 75% degli uomini e il 25% delle donne. Un progetto da 50 milioni di euro in 5 anni, al quale Gerosa lavora da undici anni e che pare aver trovato i finanziatori. Potrebbe restituire una speranza ad almeno 250 dei 750 pazienti ogni anno in lista d’attesa e destinati a non trovare un organo compatibile.
L’altra strada per ovviare alla mancanza di cuori è lo xenotrapianto, ovvero il ricorso al cuore di maiali «ingegnerizzati», cioè geneticamente modificati per renderli compatibili al corpo umano. «Noi siamo pronti a partire tea 6-12 mesi — ha annunciato Gerosa al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, un mese fa —. Va costruito lo stabulario per i maiali in Azienda ospedaliera».
Vai a tutte le notizie di Padova
Iscriviti alla newsletter del Corriere del Veneto
13 dicembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA