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Tolti i ponteggi da pochi giorni, il nuovo murales sulla facciata di Villa Porta, affacciata su via Carlo Porta, nel centro storico di Luino, si presenta ora nella sua interezza. Il soggetto è un omaggio a Piero Chiara, alla sua scrittura e al rapporto intimo con il lago.

L’opera, realizzata non con bombolette ma con una tecnica pittorica ad acquerello, occupa il grande muro dell’edificio di proprietà di Lara Luz, nella struttura nota come Porto Vecchio, ovvero il quartiere dove nacque Piero Chiara. Un intervento artistico che trasforma una parete fino a ieri percepita come “troppo vuota” in un nuovo punto di attrazione visiva e culturale.

L’idea nasce da lontano. «Collaboro con Lara Luz da tanti anni – racconta l’autrice dell’opera Antonella Petese – Nel 2020, durante la ristrutturazione dello stabile, ho realizzato delle decorazioni negli appartamenti dello stabile, ma questa facciata immensa, con una sola finestra, risultava appesantita e anonima. Eppure aveva grandi potenzialità».

Da qui la scelta di pensare a un dipinto murale, concretizzato solo ora in un progetto a quattro mani con Simon Pasini, artista di fama internazionale, arrivato da Bergamo, con cui Antonella ha un forte feeling professionale: «Lavoriamo insieme da circa un anno, ho imparato molto da lui. Siccome io gestisco anche la scuola di pittura “L’Albero d’oro”, questa primavera abbiamo realizzato insieme un workshop en plein-air che ha visto la partecipazione di una quindicina persone, provenienti anche dall’estero».

Il murales raffigura un pescatore solitario, ispirato al racconto “Il pescatore”, tratto da una raccolta dello scrittore luinese. Accanto alla figura compare la frase: “Il lago gli parlava, gli raccontava storie, gli svelava i suoi segreti”. «Volevamo una personificazione del lago – spiega Petese – e un’opera che assomigliasse a una bozza, un appunto di bordo». Il riferimento al vicolo del Marinaio, al Porto Vecchio e all’antico Hotel del Pesce, poi, rafforza il legame tra il luogo fisico e quello simbolico.

Dal punto di vista tecnico, l’intervento si distingue nettamente dai murales tradizionali. «È una tecnica veloce, all’acquerello, adatta a trasmettere il vibrare delle onde e la trasparenza dell’acqua – spiega l’artista – usiamo colori coprenti e resistenti da esterno, ma stesi in modo velato. Non bombolette: lavoriamo con spugne naturali. Sono 100 metri quadrati di acquerelli su un foglio di mattoni».

Il lavoro ha richiesto circa un mese di esecuzione sul posto e un paio di mesi di progettazione, con prove preliminari sui pannelli. Le difficoltà non sono mancate: «Lavorare a ponteggio significa operare molto da vicino senza poter vedere l’insieme a distanza: tutto deve essere calcolato al millimetro. Non abbiamo usato il cestello per motivi di costo, poi ovviamente abbiamo dovuto ottenere i permessi paesaggistici e fare i conti con le mani intirizzite dal freddo autunnale. Per fortuna ha piovuto poco». Una scelta consapevole anche dal punto di vista estetico: «Ci sono punti lasciati bianchi apposta, proprio come in un normale acquerello».

Il murales si inserisce inoltre in una visione più ampia di valorizzazione urbana. «Far ritrovare luce al centro storico può essere un primo passo, come un fiore all’occhiello che riesce ad attirare subito l’occhio di chi è anche solo di passaggio. Le figure di rilievo delle nostre zone, come Piero Chiara, sono sempre un po’ in ombra, sarebbe bello dargli maggiore visibilità» osserva ancora Antonella.

L’auspicio è che il progetto possa proseguire con nuove opere dedicate a personaggi e persone significative, diventando anche un’attrazione turistica. Un po’ come le luci natalizie riportanti una citazione di Vittorio Sereni che già sono state allestite quest’anno proprio davanti al porto vecchio.

Fondamentale, infine, il sostegno della committenza che Antonella ringrazia: «Il grande impegno di Lara Luz, che ha finanziato l’opera, è stato decisivo. Ha una sensibilità estetica incredibile: non tutti investono nella bellezza anche quando ne hanno la possibilità».

L’artista ha sottolineato di aver già ricevuto apprezzamenti anche dagli abitanti locali: «Una signora ci ha raccontato che la madre, che ha abitato per anni proprio lì accanto, diceva sempre che quella facciata era troppo vuota». Un gesto artistico, insomma, che in realtà è molto di più: un incontro tra passato e presente, una pittura parlante, forse, dove memoria privata e spazio pubblico riescono a entrare in risonanza profonda.