Pedro Pascal è ovunque. È il nuovo Reed Richards ne I Fantastici Quattro della Marvel, è il daddy definitivo dei social, è un fashion idol, è l’uomo che riesce a far sembrare intellettuale anche uno spot della Apple, ma soprattutto – appunto: è letteralmente ovunque. E ora, è anche letterariamente ovunque. Dopo aver conquistato cinema, TV e averci fornito la lista dei suoi libri preferiti, adesso c’è anche un romanzo su di lui. Anzi: un classico di Pirandello, per la precisione Il fu Mattia Pascal, con il suo nome al posto di quello del protagonista. Semplice, no?

Sì, hai capito bene: Il fu Pedro Pascal (su Amazon a 9,99 euro) è di fatto Il fu Mattia Pascal di Pirandello, ma con Pedro al posto di Mattia. Lo stesso titolo, la stessa struttura, ma con un Pedro smarrito tra identità pubblica e privata. Un’operazione assurda e surreale, a metà tra esercizio letterario, meme concettuale e oggetto da collezione, concretizzata qualche anno fa e ora tornata prepotentemente alla ribalta: il risultato è un libro che ti fa sorridere per l’assurdità dell’idea, ma che a tratti colpisce anche per la sua innegabile coerenza. Perché nel mondo di oggi, dove un attore può diventare immagine, brand, contenuto e persino genere estetico, forse solo un romanzo di Pirandello poteva offrire il linguaggio giusto per raccontare il corto circuito.

“Il fu Pedro Pascal” di Luigi Ti Randello

La trama è esattamente come quella del romanzo originale. Rapido ripasso nel caso in cui fosse passato troppo tempo dalla maturità: dopo una serie di delusioni e disavventure personali, Pedro fugge a Montecarlo (dove vince una somma modesta al gioco) e legge per caso, su un giornale, che è stato ritrovato un cadavere. Tutti credono sia lui, e quindi l’occasione è troppo ghiotta: Pedro Pascal è morto. Viva Pedro Pascal. Parte così un viaggio che lo porta a Roma, dove tenta di vivere sotto falsa identità. Pedro Pascal diventa Adriano Meis, ma la sua firma non ha valore legale, non può sposarsi, né avere diritti. È libero, ma invisibile. È scomparso dalla vita, ma anche da sé stesso.

Don Arnold