MESAGNE – Carabinieri in azione nel Brindisino all’alba di oggi, lunedì 15 dicembre 2025: i militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 15 indagati. Ci sono anche personaggi ritenuti esponenti storici della frangia dei “mesagnesi” della Sacra Corona Unita. Le accuse, contestate a vario titolo, sono quelle di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, usura, droga e altre ipotesi di reato. Anche la polizia di Stato ha collaborato all’inchiesta. Di seguito, i nomi degli indagati per i quali è stato disposto il carcere.

Daniele Vicientino (52 anni, nato a Brindisi e residente a Mesagne); Tobia Parisi (44 anni, di Mesagne); Francesco Sisto (52 anni, nato a Mesagne e residente a Brindisi); Americo Pasimeni (55 anni, di Mesagne); Alessio Curto (25 anni, nato a Brindisi e residente a Mesagne); Antonio Emanuele Tarantino (41 anni, di Mesagne); Matteo Primiceri (30 anni, di Mesagne); Stefano Iacolare (38 anni, di Brindisi); Antonio Bruno (35 anni, nato a Mesagne e residente a Torre Santa Susanna); Giuliano Notaro (35 anni, nato a San Pietro Vernotico e residente a Squinzano); Antonio Romano (27 anni, di Mesagne); Anna Lisa Gravina (37 anni, di Mesagne); Francesco Girardo (32 anni, di Mesagne); Marco Ruggio (44 anni, nato a San Pietro Vernotico e residente a Squinzano).

I carabinieri del comando provinciale di Brindisi e del nucleo investigativo (guidati dal colonnello Marco Ancora), con il supporto, nella fase esecutiva, di reparti speciali dell’Arma, hanno inoltre eseguito il sequestro preventivo di un immobile e di una attività commerciale ivi ubicata (il tutto per un valore stimato di 600 mila euro) risultata essere la base operativa e logistica dell’organizzazione, sede stabile di riunioni e incontri tra gli affiliati.

Come si evince, oltre al “Professore” (Vicientino), compaiono altri nomi legati alla storia non solo recente della Scu. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip del tribunale di Lecce Alcide Maritati, mentre l’indagine è stata coordinata dalla pm della Direzione distrettuale antimafia di Lecce Carmen Ruggiero. Sono 33 gli indagati, complessivamente. 

Nelle carte dell’inchiesta emergono riferimenti a indagini precedenti, condotte dagli agenti della polizia di Stato, su attività di esponenti del presunto sodalizio. Alcuni personaggi erano già “attenzionati” dai poliziotti della squadra mobile di Brindisi, guidati dal vice questore Giorgio Grasso. Due indagati (Parisi e Sisto) erano stati arrestati proprio in una precedente indagine, per un presunto tentativo estorsivo (leggi l’articolo).

Le indagini coprono un arco di tempo di due anni: dal giugno 2020 al giugno 2022. Si intrecciano con altre inchieste della Dda e della procura di Brindisi. L’inchiesta è nata dopo il ritorno in libertà di Parisi, ritenuto elemento di spicco della frangia dei “mesagnesi”, nota come clan “Pasimeni-Vitale-Vicientino”. Si intreccia con un’altra indagine, coordinata dalla procura di Brindisi e condotti dagli agenti della squadra mobile del capoluogo adriatico.

L’attività del nucleo investigativo dei carabinieri ha permesso di ricostruire la catena di comando del presunto sodalizio: Vicientino avrebbe impartito le direttive dal carcere, tramite il nipote, al suo luogotenente sul territorio, cioè Parisi. Si legge in un comunicato diffuso dai carabinieri che “l’indagine condotta ha permesso di documentare nel dettaglio la feroce egemonia criminale imposta dal gruppo sul territorio”.

Stando alle risultanze investigative, i pusher delle piazze di spaccio di competenza del clan dovevano versare il “punto” o “pensiero”, per il sostentamento degli affiliati detenuti, oltre che delle loro famiglie. Per la Dda, il clan avrebbe esercitato un controllo territoriale basato su violenza e intimidazione. Nell’inchiesta sono state ricostruite azioni violente: pestaggi, sia per proteggere i propri accoliti, sia per recuperare crediti insoluti dai pusher. 

Vengono contestati presunti episodi estorsivi ai danni di imprenditori e commercianti della zona. E nel “ramo finanziario”, ci sarebbe anche l’usura, con prestiti a tassi esorbitanti, e il riciclaggio, attraverso la gestione illecita di una rete di giochi e scommesse online su canali non autorizzati.

Sempre nella nota diffusa dai carabinieri, si legge che “nel corso delle indagini, l’azione immediata dei militari ha consentito di arrestare in flagranza di reato altre 13 persone e sequestrare complessivamente più di chili di stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish), a dimostrazione della costante pressione esercitata dall’Arma sul fenomeno criminale”.

Nelle prossime ore i 14 indagati destinatari di ordinanza – da considerarsi allo stato innocenti – compariranno davanti al gip, assistiti dai propri legali, per gli interrogatori di garanzia. 

Articolo aggiornato alle 09:00 (precedenti indagini della Mobile)

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