A poche settimane dalle Olimpiadi Invernali, a Bormio e Valdisotto cresce la preoccupazione tra i proprietari di seconde case provenienti da Monza, dalla Brianza e dall’area milanese. A sollevare il tema è la consigliera regionale brianzola Martina Sassoli (Noi Moderati – Lombardia Migliore), che parla di un “caos organizzativo” con ricadute immediate su attività economiche e famiglie che da generazioni investono nel territorio.
Le Olimpiadi rappresentano “un’occasione straordinaria di visibilità e sviluppo”, ma la fase preparatoria mostra “gravi lacune operative”. Mancano “indicazioni chiare e definitive su chiusure, accessi e servizi nelle cosiddette zone rossa e lilla”, denunciano commercianti, ristoratori e operatori turistici.
Secondo Sassoli, le attività si trovano “nell’impossibilità di programmare il lavoro”: non sanno “se e quando potranno aprire, né cosa comunicare a fornitori e personale”. Il rischio concreto è che anche i fornitori non riescano ad accedere alla città, “compromettendo la continuità delle attività proprio nel periodo olimpico”.
L’incertezza colpisce anche i proprietari di seconde case. Sebbene l’accesso alle abitazioni sia formalmente garantito, la possibile limitazione dei servizi essenziali – “commercio, ristorazione, trasporti e attività di supporto” – rischia di rendere di fatto non fruibile il soggiorno a Bormio. Una situazione che potrebbe indurre molti a rinunciare a trascorrere le Olimpiadi in Alta Valtellina, con conseguenze economiche e sociali concrete.
Il tema è stato discusso giovedì 11 dicembre durante l’audizione della Commissione IV di Regione Lombardia, alla presenza dei rappresentanti delle categorie economiche e del sindaco di Valdisotto. Assente la sindaca di Bormio, “nonostante le principali ricadute interesseranno proprio il comune ospitante”.
“Le Olimpiadi sono una grande opportunità e lasceranno una legacy importante, ma oggi stiamo assistendo a un caos organizzativo che non è accettabile – afferma Sassoli –. Le attività non sanno se e quando potranno aprire, né come gestire forniture e personale. Allo stesso tempo, migliaia di cittadini, molti dei quali monzesi e brianzoli, non sanno se potranno vivere pienamente ciò per cui hanno investito sacrifici e risorse”.
La consigliera regionale sottolinea che “questa situazione rischia di tradursi in un impatto economico e sociale pesante, penalizzando chi ha sempre creduto e investito in questo territorio”.
Da qui la richiesta di un intervento urgente: “È indispensabile un confronto con tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti, a partire dalla Fondazione Milano Cortina, per fornire indicazioni ufficiali, regole chiare e soluzioni operative immediate. La sicurezza è fondamentale, ma deve andare di pari passo con il diritto al lavoro, all’accoglienza e al rispetto di chi ha sempre creduto in Bormio e nell’Alta Valtellina”.