di
Mara Rodella
Impavidi, violenti, sempre «in branco»: si firmavano «069», come le ultime tre cifre del CAP di Villa Carcina, il comune dove hanno iniziato le loro azioni. Usavano cocci, cinture, avevano anche una pistola con la quale minacciavano i ragazzi.
Nell’estate 2023, dopo gli insulti, gli schiaffi, i pugni e una testata, l’hanno lasciato scalzo, per strada, a Sarezzo (Brescia). Volevano le sue Nike. L’hanno minacciato e molestato al punto «da cagionargli un grave stato di ansia, tale da necessitare l’accesso al pronto soccorso e una terapia farmacologica ansiolitica, e ingenerare il fondato timore per la propria incolumità fisica e determinare un cambiamento delle sue abitudini, riducendo le uscite da casa». Eccoli nei pressi delle medie, dell’oratorio, in paese, o nel vicolo appartato: «Non devi parlare con nessuno altrimenti le prendi di nuovo». Il settembre successivo, primo giorno di scuola, hanno minacciato anche sua madre, davanti al cancello («Dai picchialo, fallo uscire», «Vieni fuori se hai coraggio, che ce la risolviamo» urlavano), mostrandole un coltello nascosto nei jeans: «Stai tranquilla che se picchiamo tuo figlio, prima di tutto finisce lui nei guai facendo judo».
Impavidi, violenti, sempre «in branco»: si firmavano «069», come le ultime tre cifre del CAP di Villa Carcina. Sono entrati in azione proprio lì, oltre che a Concesio e a Sarezzo — dove vivono, per lo più — tra settembre 2022 e marzo 2025. Ora con un pugnale in tasca, o una pistola da soft air o ancora un tirapugni, un cacciavite. Aggredivano ragazzini — minorenni — per strada, vicino ai locali, sul pullman. Per rapinarli di soldi — o estorcerli — smartphone, carte prepagate, abiti firmati, zaino. Picchiavano senza pietà. L’hanno fatto anche con un giovane disabile, affetto da schizofrenia e invalido all’80%, la sera del 7 aprile 2024, in piazza a Concesio: prima lo hanno falsamente accusato di aver «fatto sparire» una bottiglia di superalcolico in un locale, poi — nonostante la vittima, impaurita, ne avesse comprata loro una — lo hanno trascinato in un vicolo aggredendolo con i cocci e la fibbia di una cintura.
«Dai, scendi che dobbiamo parlare», hanno detto a un coetaneo, sul pullman, salvo poi prendergli lo zaino e costringerlo a inseguirli: «Se lo rivuoi devi darci trecento euro». L’hanno obbligato ad andare al bancomat e prelevare, il massimo possibile, 180 euro. E «adesso devi fare il bravo. Fai il bravo». «Se chiami i carabinieri sei morto, sappiamo chi sei» si è sentito dire un altro ragazzino, avvicinato con apparente fare amichevole al McDonald di Concesio: la gang voleva il suo telefono. Ma è riuscito a chiedere aiuto nel negozio nonostante le minacce. «Non dirlo a nessuno, altrimenti ti meno», lo dicevano spesso. Anche quando, sprezzanti, si presentavano «in una ventina» sotto casa del prescelto non curanti dei genitori affacciati sui balconi: minacciavano pure loro.
Agli atti dell’inchiesta — coordinata dai carabinieri, che incrocia diversi filoni — i pestaggi con la cintura, le aggressioni, le intimidazioni, gli sfregi al viso, le rapine, lo spray urticante a chi si opponeva. O la pistola, puntata contro un ragazzino già legato con le mani dietro la schiena con le fascette da elettricista. Oltre ai video delle aggressioni postati sui social.
Nel gennaio di un anno fa alla gang è attribuito il danneggiamento del sagrato della chiesa dei Santi Emiliano e Tirso con la scritta «Villa Carcina 069 al comando»; fuori dalla scuola del paese, invece, con la bomboletta era stato impresso un messaggio contro la preside. Capitava anche con i coetanei finiti nel mirino: li denigravano con l’inchiostro, senza risparmiare i familiari. Su disposizione del gip del Tribunale dei minori, Mariateresa Canzi, in manette sono finiti otto ragazzini — italiani e di origine straniera — tutti minorenni all’epoca dei fatti contestati. In comunità un 17enne di Lumezzane, un 19enne residente a Villa Carcina e un 18enne di Concesio. Obbligo di permanenza in casa, invece, per un 17enne, un 18enne e un 19 enne di Villa Carcina; per un 17enne di casa in città e un 18enne di Concesio.
Per gli inquirenti, «le indagini hanno consentito di individuare un nutrito e coeso gruppo di minori, dediti alla commissione di reati predatori e contro la persona, perpetrati con efferata violenza, armi e modalità intimidatorie e di sopraffazione tali da incutere timore nei pari, imponendosi nel territorio come baby gang». Il pubblico ministero aveva chiesto il carcere per nove, 25 in tutto gli indagati: 17 sono stati perquisiti, hanno tra i 15 e i 20 anni (tre i minori). Per il giudice, alcuni ragazzi, recidivi negli ultimi mesi, hanno dimostrato «personalità dedite alla commissione dei reati, particolarmente gravi, come una sorta di “abitudine”, verosimilmente anche per il contesto socio-ambientale in cui sono inseriti». Nel settembre 2024 erano state eseguite sette misure cautelari a carico di altrettanti maggiorenni del gruppo, già condannati a pene tra i due e gli otto anni.
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15 dicembre 2025 ( modifica il 15 dicembre 2025 | 18:52)
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