Un gigante abbandonato. La Corte d’Appello presenta il conto da 11,6 milioni per l’albergo mai aperto vicino all’aeroporto di Falconara. È l’epilogo del progetto immobiliare di via del Fossatello: un monolite di cemento che da anni guarda le piste del Raffaello Sanzio senza aver mai ospitato un cliente. La Corte d’Appello di Ancona ha appena stabilito che la società edile marchigiana che doveva costruirlo dovrà pagare quasi per intero la maxi-somma richiesta dalla società di leasing. Unica consolazione: uno “sconto” da 1,3 milioni per la rata già versata. Il resto, tutto sulle spalle dell’impresa.

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Quella firma per un complesso multifunzione per valorizzare l’area aeroportuale

La storia comincia nel 2009, quando la società maceratese firma con una finanziaria un leasing da 13 milioni di euro per realizzare un grande complesso multifunzione: la società di leasing compra terreno e fabbricato (4,8 milioni più Iva), anticipa oltre 8 milioni per i lavori e concede tutto in uso all’impresa, che deve completare il cantiere e pagare i canoni per 18 anni.

Sulla carta, un progetto destinato a valorizzare l’area aeroportuale.

Nella realtà, un treno che deraglia presto. Il cantiere rallenta, si inceppa, infine si ferma.

Per la Corte, viene di fatto “abbandonato”. Scatta così la clausola risolutiva: nel dicembre 2016 la società di leasing chiude il contratto e pretende indietro quanto anticipato.

Nel frattempo la società edile finisce in fallimento (2015), poi “risorge” (2018) grazie alla revoca della sentenza dichiarativa. Ma questo non basta a salvarla: la risoluzione decisa durante la procedura, spiegano i giudici, non è mai stata nulla. Era solo inefficace verso la curatela, e una volta chiuso il fallimento ha ripreso pieno vigore.

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Il decreto ingiuntivo del Tribunale e l’epilogo

Non è finita. La finanziaria, nel frattempo, cede il credito a un’altra società, che nel 2020 ottiene dal Tribunale un decreto ingiuntivo da 12.988.510,78 euro, oltre Iva al 20 per cento. L’impresa si oppone e contesta tutto: dice che la cessione è irregolare, che il contratto nasconde un patto commissorio illecito, che gli interessi sono insostenibili.

Ma il Tribunale non le dà ragione. Il risultato finale è una sentenza da 11.688.510,78 euro, oltre all’iva e agli interessi legali. Il decreto ingiuntivo viene formalmente revocato, ma solo per ricalcolare meglio la somma.

La sostanza non cambia: l’impresa deve pagare quasi tutto.