Un’altra cancellazione improvvisa si aggiunge alla lista sempre più lunga di serie interrotte prematuramente da Netflix, confermando una tendenza che continua a far discutere pubblico e addetti ai lavori. Anche questa volta si tratta di un progetto accolto con interesse e attenzione, ma fermato prima di poter sviluppare appieno il proprio potenziale narrativo. Dopo mesi di silenzio, è arrivata infatti la conferma ufficiale: Boots non tornerà con una seconda stagione.
La serie, debuttata sulla piattaforma lo scorso 9 ottobre, è stata cancellata dopo un solo capitolo, riaccendendo le critiche verso un modello produttivo che sembra privilegiare risultati immediati a discapito della costruzione di storie più complesse e stratificate. A dare la notizia è stata la stampa statunitense, mettendo fine alle speranze di chi aveva apprezzato un racconto capace di affrontare temi raramente esplorati dal grande streaming.
Creata da Andy Parker e prodotta esecutivamente da Norman Lear, Boots era ispirata al libro autobiografico di Greg Cope White The Pink Marine. Al centro della narrazione c’era Cameron Cope, interpretato da Miles Heizer, un adolescente degli anni ’90 disilluso e costretto a vivere la propria identità sessuale nell’ombra, che decide di arruolarsi nei Marine insieme al suo migliore amico Ray McAffey. Una scelta che li catapulta in un ambiente apertamente ostile, in un periodo in cui le persone LGBTQ sono ufficialmente bandite dall’esercito, ma che diventa anche il punto di partenza per un percorso di crescita personale e di scoperta di sé.
Più che concentrarsi sull’azione militare, la serie puntava sul racconto umano e relazionale, seguendo la nascita di legami profondi tra i giovani reclute e il modo in cui l’esperienza del campo di addestramento metteva alla prova identità, amicizie e convinzioni. Un taglio intimista che aveva distinto Boots da molte altre produzioni a tema bellico, rendendola una storia di formazione prima ancora che un racconto di guerra.
Accanto a Heizer e Liam Oh, il cast includeva anche Vera Farmiga, Ana Ayora, Cedrick Cooper e altri volti noti, contribuendo a dare spessore a una narrazione corale. In una recente intervista, lo stesso Heizer aveva sottolineato quanto il materiale di partenza offrisse ancora numerose possibilità di sviluppo, citando esplicitamente l’intenzione di esplorare in futuro temi come il “Don’t Ask, Don’t Tell” e le sue conseguenze.
La decisione di Netflix di interrompere la serie sembra però inserirsi in una logica ormai consolidata, in cui il rendimento sul breve periodo pesa più delle prospettive a lungo termine. Anche Boots, nonostante l’interesse suscitato e il valore del racconto, non è riuscita a superare questa soglia invisibile, finendo archiviata dopo una sola stagione.
Un destino che richiama da vicino quello de Il rifugio atomico, altra produzione recente cancellata senza clamore dopo un avvio promettente. Due casi diversi per tono e contenuti, ma accomunati dalla stessa fragilità strutturale. E mentre il catalogo Netflix continua ad ampliarsi a ritmo serrato, cresce la sensazione che molte storie vengano abbandonate prima ancora di trovare una forma compiuta, alimentando la diffidenza di un pubblico sempre più stanco di finali sospesi.
Fonte: Variety
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