Così Zabystran ha beffato Odermatt, terzo Franzoni
(Flavio Vanetti) Sogniamo o siamo desti? Ovvero, è mai possibile che Marco Odermatt perda una gara che aveva ormai stravinto? Sì, è possibile e nel caso si stesse sognando ha provveduto Jan Zabystran a dire che è tutto vero: nel superG della Val Gardena il ventisettenne ceco, fin qui con una carriera da mediano alle spalle, è sceso con il numero 29 e ha messo in riga tutti, a cominciare dal fuoriclasse svizzero, dal 2022 detentore della Coppa del Mondo e lanciatissimo verso la conquista della quinta consecutiva. Zabystran ha sorpreso di 22 centesimi il Cannibale centrando il primo successo della carriera e ha fatto slittare l’azzurro Giovanni Franzoni dal secondo al terzo posto (il bresciano è staccato di 37 dal primo posto e di 15 da Odermatt).
Come tradizione, la Saslong – stavolta in piena luce, non più avvolta da nubi e banchi di nebbia come nella discesa di giovedì 18 e con neve indurita – si è dimostrata pista capace di soprendere e di generare inserimenti a sorpresa, ben oltre la zona che riguarda i favoriti dal pronostico. E’ stato ad esempio il caso del francese Matthieu Bailet che con il pettorale numero 43 ha centrato il quinto posto, soffiandolo al nostro super-veterano Christof Innerhofer e piazzandosi alle spalle del connazionale Nils Allegre.
Odermatt pareva aver messo di nuovo tutti nel sacco (sarebbe stato il successo numero 51 nella Coppa del Mondo) con la solita “garona”: luce verde per lui tranne che al secondo intermedio, con parziali regolarissimi e di alta qualità, tant’è che nella ricostruzione dei rilevamenti non aveva mai fatto peggio del quinto tempo. L’eccezione, però, è stato il tratto finale: qui lo svizzero, stranamente, è stato lento (23°) e alla fine questo gli è costato il successo. Zabystran, infatti, lì è stato il migliore, così come era stato il più rapido dopo il via. Jan ha pagato qualcosa a metà gara, ma complessivamente la sua prova è stata omogenea e di altissimo profilo: successo tanto sorprendente quanto meritato.
Giovanni Franzoni è stato l’eroe di giornata di un’Italia che aveva gongolato anche con Casse (alle spalle di Odermatt c’è stato per un po’ lui, ma alla fine è scivolato undicesimo), che si aspettava di più da Dominik Paris (solo 25°, vittima dei tanti scossoni alla classifica dati dagli atleti con i pettorali alti) e che al tirar delle somme si è trovata a incamerare il gran risultato di Innerhofer: Christof a 41 anni appena compiuti (17 dicembre) si trova ora nella condizione di poter reclamare un posto ai Giochi 2026 (sarebbe per lui la quinta presenza tra i cinque cerchi).
Ma questo deve essere prima di tutto il momento di Franzoni, il campioncino a livello giovanile (tre volte campione del mondo juniores, una Coppa Europa vinta) che l’Italia aspetta alla definitiva consacrazione, anche perché è un talento potenzialmente polivalente nonostante sia più orientato alle gare veloci. Il ragazzo di Manerba del Garda è stato compagno di stanza, nelle trasferte con la Nazionale, di Matteo Franzoso, lo sfortunato collega morto in un incidente in pista durante gli allenamenti estivi in Cile. Il primo pensiero di Giovanni è stato dunque per Matteo, con il quale condivideva pure una certa assonanza nel cognome: «Credo che dall’alto qualcuno mi abbia assistito» gli è venuto da dire. Quindi ecco la semplice ma diretta analisi della gara: «Ero già andato bene nella discesa di giovedì, stavolta sono stato perfino migliore. Ero libero di testa e mi sono detto: o vai forte, o qua non combini nulla. Ha funzionato, il lavoro paga e questo mi servirà per il futuro: sono sempre stato un tipo insicuro, ora tutto può accadere». Nel passaggio da junior a senior, Giovanni Franzoni ha conosciuto anche l’intoppo di un serio infortunio che ha interrotto la sua crescita. Ora ci sono tutte le condizioni per recuperare il tempo perduto: la discesa di sabato 20, sulla Saslong intera e non in formato ridotto come giovedì, sarà il primo esame del suo nuovo corso.