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Valentina Baldisserri e Ilaria Sacchettoni

Chieti, respinto il ricorso dei genitori. Il nodo della mancanza di socializzazione. Roccella: «Intromissione nelle scelte di una famiglia». E Salvini: «Vergogna»

I bambini che vivevano nel bosco, non torneranno a casa. Almeno per ora. I giudici della corte d’Appello rigettano il ricorso della famiglia Trevallion che tramite gli avvocati aveva tentato la strada del ricongiungimento con un reclamo. Non è finita perché la difesa ricorrerà, con ogni probabilità, in Cassazione ma intanto quel reclamo a firma degli avvocati Femminella e Solinas è risultato «infondato», immotivato. La ragione essenziale (spiegata nelle pagine di motivazione contestuale) è che non vi sono incongruenze giuridiche nelle decisioni della presidente del Tribunale per i minorenni Cecilia Angrisano.

L’ordinanza depositata oltre un mese fa aveva disposto la sospensione della responsabilità genitoriale per Nathan e Catherine Trevallion, la coppia anglo australiana venuta a vivere in Abruzzo all’epoca del Covid, individuando una serie di aspetti critici poi sintetizzati in sei punti chiave sui quali la difesa aveva deciso di dare battaglia. Al primo punto c’era la violazione del diritto all’assistenza linguistica. Secondo aspetto: salute dei bambini con la questione «vaccino». Terzo: idoneità della abitazione. Quarto: istruzione complessiva. Quinto: socializzazione. Sesto: esposizione mediatica. Tutti questi argomenti sono stati riconosciuti dalla Corte d’Appello appropriati, coerenti con la condizione dei bimbi, privati di diritti quali l’istruzione e la socialità. Si tratta di due temi che sopravvivono alla infinita querelle degli ultimi giorni (ricongiungimento si o no) perché a molto c’è rimedio meno che alla «deprivazione» dei diritti fondamentali del minore.



















































Secondo la legge il bimbo non appartiene allo Stato ma nemmeno ai genitori che devono offrirgli i mezzi per poi autodeterminarsi. I giusti strumenti possono fare la differenza fra interazione con gli altri e asocialità, condivisione e diffidenza, educazione e semplice istinto. Sull’aspetto della socializzazione si giocherà anche la partita giudiziaria futura. Perché il Tribunale per i minorenni che pure registra molte, importanti aperture dei coniugi Trevallion su fronti diversi (dalle modifiche all’abitazione al silenzio stampa autoimpostosi per correggere quell’esposizione mediatica alla quale avevano ceduto in una prima fase) non potrà transigere sul tema «socializzazione».

E così la politica torna a cavalcare la storia dei bimbi neo rurali di Palmoli. Immediato (via social) il commento del vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini: «Per questi giudici una sola parola: vergogna. I bambini non sono proprietà dello Stato, i bambini devono poter vivere e crescere con l’amore di mamma e papà!». Mentre Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità. si rammarica: «Nemmeno a Natale i bambini potranno tornare a casa con mamma e papà». E aggiunge: «Di questa famiglia abbiamo letto tutto e di tutto, con un’intromissione di apparati dello Stato in scelte e stili di vita che ciascuno è libero di non condividere ma che ancora non si capisce cosa abbiano a che fare con una decisione, quella di separare i figli dai genitori, che dovrebbe essere assunta solo in casi estremi e di fronte a pericoli vitali».

Anche Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione Infanzia sottolinea l’aspetto relativo al Natale: «Ingiustizia è fatta: neppure a Natale i bambini potranno tornare a casa. È davvero intollerabile: i nostri bambini non sono proprietà dello Stato! L’allontanamento dei figli dai genitori, motivato da atti amministrativi o giudiziari, dev’essere un provvedimento da assumere soltanto come extrema ratio…».

Di parere diverso il centrosinistra che con Elisabetta Piccolotti (Avs) ribatte: «Gli avvocati della cosiddetta famiglia del bosco nel commentare la sentenza di oggi sono stati molto più saggi del ministro Salvini e della ministra Roccella, che continuano a fare gli sciacalli con l’unico scopo di preparare il terreno per il referendum sulla giustizia. I bambini devono tornare a casa dai genitori, con la garanzia che non saranno negati loro il diritto all’istruzione e alla socialità che solo la scuola assicura davvero».


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20 dicembre 2025 ( modifica il 20 dicembre 2025 | 08:52)