Oltre 700 mila casi stimati in Italia di cui circa 50 mila in Campania. L’influenza stagionale sta per entrare nella fase di media intensità epidemica che prelude al picco di fine anno quando gli incontri in famiglia facilitano la trasmissione dei virus respiratori ad alta contagiosità. Ivan Gentile professore ordinario di Malattie infettive dell’Università Federico II. 

APPROFONDIMENTI

Professore, cosa sta succedendo quest’anno sul fronte delle infezioni respiratorie?
«Stiamo assistendo a una classica tripla circolazione: influenza, virus respiratorio sinciziale (RSV) e SARS-CoV-2 stanno circolando contemporaneamente. È una situazione attesa nei mesi invernali, ma quest’anno l’impatto è particolarmente evidente, soprattutto per l’influenza, che sta causando numeri molto elevati di casi».

L’influenza sembra colpire più duramente rispetto agli anni scorsi. Perché?
«Un ruolo importante lo sta giocando la diffusione della sottoclade K del virus influenzale A/H3N2. Si tratta di una variante che presenta diverse mutazioni rispetto ai ceppi circolati in passato. La sua capacità di eludere, almeno in parte, l’immunità pregressa fa sì che una quota più ampia di popolazione risulti suscettibile, con il rischio di un picco più elevato di infezioni».

Chi è più a rischio con questa variante?
«L’influenza non va mai considerata una malattia banale. Ogni anno, a livello globale, si stimano centinaia di migliaia di decessi correlati all’influenza, nonostante la disponibilità di vaccini e antivirali specifici. I soggetti più vulnerabili restano gli anziani sopra i 65 anni, i bambini molto piccoli, le donne in gravidanza e le persone con patologie croniche.
È importante sottolineare che nei pazienti con malattie croniche il beneficio della vaccinazione va ben oltre la sola prevenzione dell’influenza: esistono solide evidenze che dimostrano, ad esempio, una riduzione delle recidive cardiovascolari nei pazienti con pregresso infarto o scompenso cardiaco che si vaccinano per influenza»

Cosa dobbiamo fare se abbiamo l’influenza?
«Innanzitutto, non ricorrere all’antibiotico fai da te. Si tratta di una malattia virale e quindi gli antibiotici nella maggior parte dei casi sono totalmente inutili, anzi possono determinare eventi avversi e aumentare la circolazione dei ceppi resistenti. Nella maggior parte dei pazienti la malattia decorre in forma lieve e può essere gestita con farmaci sintomatici. Dobbiamo preoccuparci in caso di comparsa di affanno o sintomi neurologici quali confusione, disorientamento o persistenza della sintomatologia per molti giorni. Un altro campanello d’allarme è l’andamento bifasico, cioè un periodo di peggioramento dei sintomi che fa seguito ad uno in cui sintomi erano in miglioramento. Inoltre, vi sono antivirali specifici che possono essere utilizzati dietro prescrizione e consiglio del medico».

Quali sono i sintomi tipici della variante K?
«I sintomi sono quelli classici dell’influenza: febbre alta, marcata stanchezza, forti dolori muscolari, brividi e mal di gola. Nei bambini possono comparire anche disturbi gastrointestinali come vomito e diarrea. Se non gestita correttamente, l’infezione può portare a complicanze serie, come bronchiti e polmoniti».

Il Covid e l’RSV che ruolo hanno in questo scenario?
«Il Covid oggi tende a dare forme mediamente meno gravi rispetto al passato, ma continua a rappresentare un problema soprattutto nei soggetti fragili. L’RSV, invece, resta una causa importante di infezioni respiratorie nei bambini piccoli e negli anziani».

Cosa possiamo fare concretamente per proteggerci?
«La prevenzione resta fondamentale. La vaccinazione antinfluenzale è ancora utile, perché la stagione non è finita. A questo si affiancano misure semplici ma efficaci: igiene delle mani, attenzione ai sintomi, evitare luoghi affollati se si è malati e, soprattutto, proteggere i soggetti più fragili. L’influenza non va sottovalutata: prevenire significa ridurre complicanze e ricoveri».

Come evitare di finire in pronto soccorso?
«Vaccinarsi, siamo a cora in tempo: è esperienza consolidata vedere, in ogni stagione autunno-inverno, i pronto soccorso affollati da pazienti con influenza o sindromi simil-influenzali. Questo comporta un notevole impatto sulle risorse umane e sugli spazi disponibili. In altre parole, ci sono meno medici e meno posti per curare infarti, ictus, traumi e altre patologie acute. Ciò che stupisce è che si tratta, in gran parte, di malattie prevenibili con il vaccino. Vaccinarsi è un atto di responsabilità: verso se stessi e verso l’intero sistema sanitario!»