Le reazioni dopo la risposta negativa della corte d’Appello. Tutti esprimono sconcerto

La notizia della bocciatura del ricorso dei legali della famiglia che vive nel bosco, è stata una doccia fredda per Palmoli
Delusione, rabbia, addirittura c’è chi parla di choc. Dal primo pomeriggio di venerdì 19 dicembre, quando ha iniziato a circolare la notizia, non c’era vicolo del piccolo paese abruzzese arroccato sulla collina sulla quale svetta il Castello Marchesale, che non commentasse. 
Al Grottino, nel bar del centro paese, c’è stato un andirivieni di persone. il proprietario si chiama Giulio: «Ci siamo rimasti male. Speravamo tutti che per Natale i bambini potessero tornare nella casa accogliente che Armando ha messo loro a disposizione».
Armando è il Carusi della nuova casa dove dorme ora Nathan, in attesa che arrivi il resto della famiglia. «Cosa volete che vi dica. Qui nessuno vuole credere a questa notizia, primo fra tutti Nathan. Non è bello per lui passare tutte le notti da solo – racconta l’ex ristoratore. Si vede che è molto giù di morale, soprattutto ora». 
Simone è un altro amico della famiglia Trevallion: «Certo li conosco bene e sono sconvolto dalla decisione della Corte d’Appello. Oggi è un mese che Nathan è separato da Catherine e dai bambini. Non mi sembra giusto». Gli fa eco la figlia di Carusi, Leonora, che va giù duro: «Sono arrabbiata e choccata. Perché questi bambini devono restare lì a Vasto? Quale pericolo corrono con i loro genitori? Sì, magari non sapranno bene l’italiano, ma conoscono l’inglese meglio di tanti altri bimbi.  E comunque non credo che passare il Natale nella casa famiglia anziché con i loro genitori, possa fare loro bene. Saranno traumatizzati per sempre. Io non ho figli, ma a questo punto, visto come vanno le cose, sono contenta di non averne».

La comunità di Palmoli avrebbe voglia di tornare alla normalità. Questo paese semisconosciuto fino a due mesi fa, è diventato “l’ombelico del mondo”. Giornalisti, telecamere, fotografi, inviati, presidiano il bosco e il paesino. Tutti in attesa del ricongiungimento.  Perché a questi 850 abitanti, abituati al bosco e alle piccole cose, non interessano i meccanismi giudiziari o le beghe politiche. «I bambini non sono proprieta dello Stato – aggiunge Simone – Chiediamo trasparenza per questa famiglia che non ha fatto nulla di male ma che semplicemente vuole vivere in libertà con la natura».



















































20 dicembre 2025 ( modifica il 20 dicembre 2025 | 11:32)