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Claudia Voltattorni
Approvato il disegno di legge in Commissione Bilancio. La Lega: «Grande soddisfazione». Il Pd: «Meloni incoerente». L’ok finale il 30 dicembre
L’ultima giornata del disegno di legge di Bilancio in commissione al Senato è tutto uno «stop and go». Con la commissione Bilancio riunita e sconvocata più volte, le opposizioni sulle barricate con minacce di ostruzionismo, e pure l’ennesimo caso – poi rientrato – che ha scatenato nuove tensioni. Ma, «alla fine ce l’abbiamo fatta» tira un sospiro di sollievo il sottosegretario all’Economia Federico Freni – :alla fine ogni fiume arriva al mare e siamo felici, un percorso un po’ più accidentato del solito ma alla fine una maggioranza coesa e responsabile che vuole una buona manovra per l’Italia dimostra che ci si può arrivare» e «grazie anche all’opposizione e a tutti quelli che hanno lavorato alla manovra».
Si comincia in mattinata con l’arrivo in commissione del nuovo maxi-emendamento del governo e pure, a sorpresa, del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che subito chiarisce: «Dimissioni? Ci penso tutte le mattine, però – aggiunge – siccome è la 29ma legge di Bilancio che faccio, so perfettamente che sono cose molto naturali, e alla fine a me interessa il prodotto finale, non quello che presento io». E certo «naturalmente pensiamo di aver fatto delle cose giuste, crediamo di lavorare bene nell’interesse di tutti gli italiani. Però adesso tocca al Parlamento».
Le norme
Il maxi-emendamento del governo ripresentato ieri e poi alla fine approvato definitivamente dalla commissione ricalca quello precedente senza la stretta sulle pensioni che ha fatto tremare la maggioranza. Quindi sì ai 3,5 miliardi di misure per le imprese ma anche ai fondi per piano casa e infrastrutture; tagliati i fondi per il pensionamento dei lavoratori precoci e via a nuove regole per i Tfr e confermato l’aumento dell’età per accedere alla pensione. Un sub-emendamento firmato FdI-Lega include nella detassazione al 5% degli aumenti retributivi anche i rinnovi del 2024 e amplia la platea. E il partito guidato dal vicepremier Matteo Salvini rende pubblica la sua «grande soddisfazione per la manovra per i risultati su imprese, grandi opere e piano casa senza aumentare l’età per la pensione». Non è dello stesso parere il Pd che, con il presidente dei senatori Francesco Boccia dice: «Servivano risorse per finanziare modifiche rilevanti e la scelta è stata quella di reperirle mettendo mano alle pensioni». Definitiva la leader Pd Elly Schlein: «Una manovra pessima, la peggiore degli ultimi decenni, Meloni è campionessa di incoerenza».
Il caso «condono»
È saltata invece la norma che riapriva i termini del condono 2003. L’emendamento, accantonato, ieri è stato ripresentato. Le opposizioni insorgono e minacciano un duro ostruzionismo: «Inaccettabile, è un tema che non si può inserire in legge di Bilancio il 20 dicembre – dice il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli -, se questa cosa non viene tolta dal tavolo restiamo qui stiamo qui giorno e notte». I tempi sono strettissimi, la manovra ancora deve arrivare in Aula al Senato e poi passare alla Camera, lo spettro dell’esercizio provvisorio fa paura. E alla fine il capogruppo di FdI Lucio Malan comunica: «È stato trasformato in ordine del giorno».
Il resto fila via liscio. E arrivano anche 60 milioni di euro per il fondo dell’editoria del 2026 mentre il taglio alla Rai si riduce a 10 milioni e salta la stretta sulle tv locali come chiesto dalla Lega. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria Alberto Barachini ringrazia Mef e commissione «per aver accolto la nostra richiesta di aumentare il Fondo, una scelta strategica per la salute di un settore, fondamentale per la nostra democrazia». Niente da fare invece per le metropolitane di Roma (Metro C), Milano (M4) e Napoli: resta il taglio di 50 milioni.
Con il via libera della commissione Bilancio, domani la manovra approda finalmente in Aula al Senato dopo oltre due mesi dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri. Il 30 dicembre è attesa alla Camera per l’ok finale.
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20 dicembre 2025
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