Si è rinnovata anche quest’anno in piazza De Ferrari la tradizione del ‘Confeugo’, il falò del cippo di alloro portato dall’abate del popolo dopo il corteo storico per le strade e le piazze del centro. 

Fiamma dritta, buon auspicio per il 2026

Prima volta per la sindaca Silvia Salis nei panni del Doge. Per l’occasione c’è stata anche una modifica dal punto di vista linguistico: “Ben trovâ madònna ra Duxessa” (Ben ritrovata Signora Doge) e solita replica “Benvegnou messe l’Abbou” (Benvenuto Messer Abate). Nei panni dell’abate il presidente dell’associazione A Compagna Franco Bampi. Nonostante il vento, la fiamma è andata dritta: un segnale di buon auspicio per il futuro, secondo la tradizione. 

Il tradizionale saluto in genovese

La sindaca Salis ha onorato la storica tradizione portando il proprio saluto in genovese, sottolineando che si tratta di “un momento in cui Genova osserva sé stessa e la sua storia, guarda negli occhi chi amministra, fa il punto della situazione senza giri di parole, con franchezza e senso di appartenenza”.

“Investiamo sul futuro, le nuove generazioni sono la risorsa più preziosa che abbiamo – ha aggiunto Salis – ma senza uno sguardo attento al passato glorioso della nostra città e alle sue tradizioni non c’è modo di costruire un avvenire all’altezza di ciò che è stato”.

La risposta ai ‘mugugni’: “Ogni giorno lavoriamo per una città più pulita e sicura”

Poi ha risposto ai ‘mugugni’: “Ogni giorno lavoriamo per rendere la città più pulita, il decoro è responsabilità di chi amministra, ma è anche un impegno collettivo fatto di educazione e di rispetto per gli spazi pubblici. A Genova nessuno deve rimanere indietro, non possiamo voltarci dall’altra parte e ci impegneremo per la tutela del nostro centro storico con una presenza costante, politiche sociali, assistenza e inclusione per garantire sicurezza e solidarietà. E non mancherà l’attenzione alle manutenzioni, a molti interventi che sappiamo essere importanti per la quotidianità di cittadini e cittadine”.

Festa in centro con il corteo storico

La grande festa popolare è partita da piazza Caricamento con il corteo guidato dall’abate del popolo, gli sbandieratori dei sestieri di Lavagna, i gruppi storici e un carro con il cippo di alloro trainato dai cavalli bardati dei Carratê.

Il corteo storico ha attraversato le strade del centro – con sosta in piazza San Lorenzo per le esibizioni degli sbandieratori – fino a piazza De Ferrari dove, dopo lo spettacolo iniziale del Gruppo Folcloristico Città Di Genova in attesa dell’arrivo del corteo, l’abate del popolo ha incontrato la sindaca.

Dopo il rituale scambio di saluti l’abate del popolo ha offerto alla sindaca il tradizionale ‘Confeugo’, il cippo di alloro a cui è stato poi appiccato il fuoco al rintocco del Campanon de Päxo, la campana collocata sulla Torre Grimaldina.

La cerimonia a palazzo Ducale

La cerimonia si è poi spostata a Palazzo Ducale. In un’affollatissima Sala del Maggior Consiglio, dopo i saluti del presidente della Regione Liguria Marco Bucci, il cintraco Marco Pépé ha invitato l’Abate del Popolo a prendere la parola per sciorinare, secondo la tradizione, i “mogogni”, ovvero le lamentele sui problemi quotidiani vissuti dalla cittadinanza che la sindaca si è impegnata a risolvere: tra questi i rifiuti, le persone senza dimora, i semafori degli attraversamenti pedonali, il verde pubblico. Inoltre, la sindaca ha sottolineato la necessità di intitolare più strade e spazi pubblici alle donne.

Bucci: “L’auspicio è che sia un anno di pace”

Il presidente della Regione Marco Bucci ha detto: “L’auspicio è soprattutto che sia un anno di pace: ognuno di noi può iniziare con le persone che ci sono vicine. Se tutti facessimo così ci sarebbe la pace a livello mondiale che è quello che vogliamo per il 2026. Questa è una bellissima cerimonia, molto sentita, che, da presidente della Regione, ho scoperto essere diffusa anche in altre città della Liguria. È una tradizione molto bella che risale ai tempi della Repubblica di Genova. I nostri auspici per il futuro devono essere assolutamente positivi per un 2026 in cui Genova e la Liguria continuino la loro crescita in termini di ricaduta economica e occupazionale sul territorio. Per me – ha concluso – questo Natale è anche il primo da nonno: ieri ho preso in braccio Margherita, mi ricordavo come facevo con i miei figli. Pesa 4 chili ma sembra piccolissima. Sta bene, beve il latte, quindi tutto bene”.

Il piatto dedicato a Carlo Pescia ‘Carlin’, chi era 

Dopo avere donato alla sindaca il “biglietto di cartulario”, poi regalato a sua volta all’Abate del Popolo Franco Bampi che ne ha raccontato la storia, il vice presidente dell’associazione A Compagna Maurizio Daccà ha donato alla sindaca “O tondo de Natale”, un piatto artistico in ceramica dedicato quest’anno a Carlo Pescia ‘Carlin’.

Un personaggio indimenticabile della Genova a cavallo tra ‘800 e ‘900 di cui Daccà ha raccontato la figura di ‘re’ della gastronomia genovese, fervente mazziniano e proprietario di una famosa trattoria sotto i portici del Teatro Carlo Felice di Genova dove si radunavano intellettuali e giornalisti cittadini, nonché artisti di fama mondiale legati al teatro lirico tra i quali il celebre compositore livornese Pietro Mascagni. Appassionato di architettura e in particolare del patrimonio monumentale della Genova medievale, alla sua morte Pescia lasciò al Comune di Genova un’ingente somma da destinare al recupero e restauro di alcuni dei più importanti edifici storici della Città, da Porta Soprana ai portici di Sottoripa.

Dopo l’intervento di Marco Federici del Gruppo Storico Balestrieri del Mandraccio per le “Pillole di storia di Genova”, dedicate quest’anno al “Revival Medievale nel 1800: da Ivanhoe di Walter Scott al Castello D’Albertis di Genova”, sono saliti sul palco il Coro della Montagna e il Gruppo Folcloristico Città di Genova che, insieme alle Autorità, hanno cantato Ma se Ghe pensu.

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