Lo avevamo lasciato quel 25 maggio a Nova Gorica, quando arrivò in parata scortato dalla squadra con il quadricipite destro gonfio come un pallone. Da allora Giulio Ciccone non aveva più gareggiato. Lo abbiamo ritrovato a San Sebastian, con la sua solita grinta e delle curve tirate al limite, forse anche di più.
La Clàsica San Sebastian si è mostrata in tutto il suo splendore, con un finale thrilling come non si vedeva da un po’. E per noi italiani è stata ancora più bella, grazie al successo dell’abruzzese. Una vittoria in una classica che mancava da anni. Se facciamo riferimento al WorldTour, bisogna riavvolgere il nastro fino alla Roubaix di Colbrelli.
L’arrivo di Ciccone a San Sebastian, per l’abruzzese è la 12ª vittoria in carriera
L’arrivo di Ciccone a San Sebastian, per l’abruzzese è la 12ª vittoria in carriera
Larrazabal gongola
La classica basca si rivela quel crocevia tra atleti che escono dal Tour e quelli che rientrano in vista della Vuelta. E’ un mix di tante incognite. Come si sta? Questa è la domanda generale.
E questa è la domanda che si è fatto anche Josu Larrazabal, capo dei preparatori della Lidl-Trek. Ciccone è seguito da Michele Bartoli, ma il tecnico spagnolo osserva da vicino tutti i suoi atleti e, tanto più che oggi si correva a casa sua, era emozionatissimo. A fine corsa si è fermato subito in un bar per un caffè, per riprendersi dal (bello) shock.
«Questo è il Ciccone top. Questo ragazzo ha fatto un altro step – attacca subito Larrazabal – secondo all’UAE Tour, secondo alla Liegi, e quando non c’è Pogacar riesce a vincere anche lui, battendo tra l’altro i corridori più forti del momento. Se era pronto subito? Penso che quando si arriva a un certo livello certe cose le capisci. Mi spiego…
«Molti atleti, dopo un lungo stop, devono ricostruire la fiducia tramite i numeri in allenamento. Arrivati a quel punto, cercano conferme in corsa e solo dopo si sentono pronti. Ciccone non ha bisogno di questa seconda fase e questa è una dote dei grandi. E lui lo è. Vi racconto questo: siamo stati in ritiro ad Andorra e lì aveva detto ai ragazzi che stava bene. Ha stabilito anche due KOM. Piccole cose, ma che danno morale».
Per i baschi, tra cui coach Larrazabal, questa gara è magnetica. Quanto tifo lungo le strade
Per i baschi, tra cui coach Larrazabal, questa gara è magnetica. Quanto tifo lungo le strade
La fiducia di Ciccone
Ciccone ha guidato benissimo e in generale possiamo dire che ha condotto la sua corsa alla perfezione. Ha gestito bene la squadra, ha rintuzzato senza esagerare gli attacchi di Roglic e Del Toro sulla penultima salita e ha contenuto e poi rilanciato sull’attacco di Jan Christen nello strappo finale.
«Era tanto che non gareggiavo e qualche dubbio poteva esserci – ha detto Ciccone – sono contento di aver recuperato bene dall’infortunio al Giro. Abbiamo fatto un ottimo lavoro con tutta la squadra, ma sapete due mesi lontano dalle gare sono tanti, quindi è sempre difficile aspettarsi un risultato all’esordio. Però devo dire che oggi le gambe erano buone e abbiamo corso veramente bene.
«E’ stato difficile capire cosa fare quando eravamo in due, perché mancava ancora tanto all’arrivo. Ma quando sei in fuga con un corridore come Isaac Del Toro non hai tante scelte: devi continuare. Il momento decisivo c’è stato quando è rientrato Christen. Lui è arrivato veramente fortissimo da dietro. Pensavo preparasse un attacco di Del Toro, invece poi lui si è staccato».
E lì davvero Ciccone è stato bravo. Un gatto. Appena lo svizzero della UAE Emirates è partito, ci ha messo mezzo secondo a piombargli addosso, dando ai due compagni della UAE dimostrazione di forza e presenza tattica. Insomma, non si è fatto mettere in mezzo.
«In quel momento – riprende Ciccone – ho dato il mio 100 per cento e poi da lì all’arrivo è stata tutta una lunga apnea. Sì, fino a due chilometri dall’arrivo ho avuto paura, perché non riuscivo a capire bene la situazione. Poi, negli ultimi 500 metri, quando ho visto che non arrivava più nessuno, me la sono goduta tanto».
Il momento decisivo della gara. Del Toro non spinge più, mentre da dietro spunta Christen
Il momento decisivo della gara. Del Toro non spinge più. Ciccone lo guarda e cerca di capire…
E da dietro spunta Christen, che partirà in contropiede
Il lavoro ad Andorra
Non troppi giorni fa avevamo parlato proprio con Ciccone del suo rientro e del lavoro ad Andorra. E visto come era stato improntato quel lavoro, questo successo assume ancora più valore. Cicco era stato fermo fino a metà giugno. Aveva ripreso con gradualità e, prima del ritorno in quota, aveva ripreso i carichi di lavoro abituali. Ma poi il vero step, il grande blocco, lo aveva fatto proprio sulle alture pirenaiche.
«Non abbiamo lavorato in modo specifico per San Sebastian – spiega Larrazabal – ma in ottica Vuelta. Il fatto è che oggi tutto è stato perfetto. Lui era fresco perché non correva da molto tempo e magari il cuore poteva essere troppo alto, faceva caldo, la corsa era superiore ai 200 chilometri… insomma tante incognite. Quindi almeno fino alla salita decisiva, Erlaitz fino a 50 chilometri dall’arrivo, si restava un po’ sul chi va là. Poi però, se vedi che stai bene, puoi andare. Lì capisci chi c’è e chi no. Quelli del Tour magari avevano gambe ma non più la testa per tenere duro, altri al contrario non avevano abbastanza gambe. Giulio aveva tutto».
E qui Larrazabal aggiunge un tema non da poco, che più di una volta è stato toccato parlando di Ciccone. «E’ stato tutto perfetto perché Giulio, in queste condizioni, è un vero killer. Ha spunto, tiene in salita, sa guidare bene, ha grinta e poi ha una cosa che non s’impara, né si allena: l’istinto della gara. A lui la pressione non lo intimorisce, ma lo esalta. E quando ci sono corse così riesce a fare quello step che magari nei grandi Giri, spesso anche per sfortuna, non gli riesce. Nei grandi Giri ci sono tante più incognite: le cadute, le crono, il meteo… Per questo dico che per le classiche, per le corse di un giorno, Giulio è un corridore fortissimo. Sono anni che glielo diciamo, con Luca Guercilena e gli altri tecnici».
Ciccone e la classica foto con la chapeza, il tipico cappello basco…
Ciccone e la classica foto con la chapeza, il tipico cappello basco…
Tra festa… e foto
Ora la Lidl-Trek farà festa di nuovo. Dopo la maglia verde al Tour e le due vittorie di Jonathan Milan, ecco un altro successo di peso. La squadra di Guercilena c’è sempre.
Ancora Ciccone: «Che dire? Sono contento. Oggi ho trovato delle ottime gambe e vincere qui è davvero bellissimo, perché la Clàsica San Sebastian è una delle mie gare preferite. Era da tanto tempo che provavo a fare bene qui e questa è stata l’occasione giusta».
Finita? Non del tutto. Sentite di nuovo Larrazabal: «Un mio amico strettissimo, Josè – prosegue il tecnico basco – è tifoso di Cicco e mi ha detto che voleva fare una foto con lui. Allora stamattina l’ho portato da Giulio e ha fatta questa foto. Prima di andare via proprio Cicco gli ha detto: “Dopo l’arrivo ne facciamo un’altra con la chapeza”. La chapeza è il nostro cappello tipico che va al vincitore. Josè mi ha chiesto se secondo me veramente Giulio rifarà la foto. Gli ho detto che può starne certo. Andremo in hotel, avrà la foto prima e dopo la corsa… con la chapeza! Una giornata così è indimenticabile».