Marco Maccarini è stato tra i VJ simbolo di MTV tra fine anni ’90 e primi 2000, per poi approdare a programmi di grande popolarità come Festivalbar, format televisivi e progetti teatrali che lo hanno accompagnato per oltre vent’anni. Abituato ai ritmi serrati della diretta, ai palchi affollati e alla velocità dell’intrattenimento, nel 2005 decide di concedersi una pausa lunga un mese. È l’anno in cui compie il suo primo vero cammino: il Cammino di Santiago di Compostela. Un’esperienza decisiva, che diventerà l’origine di un percorso personale e narrativo che Maccarini ha raccontato nel suo recente libro Un decimo di te: Camminare e scoprire l’essenziale, con lo zaino leggero e il cuore aperto (Limina). «Nel libro parlo della mia passione per il cammino, i chilometri percorsi in Italia e altrove», spiega. «È iniziato tutto nel 2005 con il Cammino di Santiago, che all’epoca non era ancora così pop. Lo feci in silenzio, senza dirlo a nessuno: fu un regalo che volevo fare a me stesso, perché sentivo il bisogno di rallentare. Venivo da anni in cui non avevo mai avuto una vera pausa: televisione d’inverno, Festivalbar e altri progetti d’estate, teatro… non mi fermavo mai. Non ero depresso né in burnout: semplicemente stavo perdendo dei pezzi di me. E siccome per la prima volta avevo un mese libero, decisi di mettermi in cammino».

Un libro che è un racconto di tempo e di testa

«Ho scritto il libro anche perché arrivo da mondi — televisione, radio — dove tutto vola via in fretta, più velocemente che sul web, non lascia traccia. E invece avevo bisogno di lasciare qualcosa che restasse. Nel libro racconto anche parti del mio percorso professionale, perché camminando ripensi inevitabilmente alla tua vita. È come farti un film mentale, chilometro dopo chilometro. Un decimo di te «non è un libro tecnico sui cammini, né una guida. È un racconto del tempo che ho dedicato a me stesso, all’osservazione della natura, ai dettagli, alle sensazioni che mi accompagnano lungo il percorso; una riflessione su ciò che accade dentro la testa quando si cammina per 7–8 ore al giorno: il modo di pensare cambia completamente, perché non sei distratto da nulla».

L’effetto del cammino: detox mentale

«Percorrendo un cammino, il bosco, le vallate, i paesaggi non mi distraggono: mi accompagnano. Anzi, accarezzano i pensieri, che però diventano quelli essenziali. Il cammino ci fa mollare i pensieri pesanti, quelli che devi digerire. E allora, proprio come in uno zaino da camminatore dove deve stare solo il minimo indispensabile, impari a lasciare a terra ciò che ti appesantisce. Nel cammino della vita funziona allo stesso modo: i pensieri superflui non devono venire con te, puoi decidere di non metterli nello zaino, alleggerendolo». Nasce da qui il titolo Un decimo di te, che indica sia quanto deve pesare lo zaino ideale (un decimo del proprio peso corporeo), sia quanto peso psicologico la mente possa portarsi dietro.

La fatica come meditazione

«Ho sempre amato camminare», racconta Maccarini. «Da bambino con i miei genitori, da ragazzo con gli amici. Ma un cammino lungo è un’altra cosa: non è come una giornata di trekking. Qui ogni giorno ti devi alzare e ricominciare, con la somma dei piccoli dolori accumulati. Ginocchia, schiena, caviglie, piedi: il corpo parla. E la bellezza sta anche nell’ascoltarlo, nel trasformare quel dolore in una forma più profonda di meditazione. Camminando così tanto, le riflessioni arrivano spontanee».