di
Flavio Vanetti

L’azzurra trionfa davanti a Robinson e Vonn. Quarta l’altra azzurra Elena Curtoni

Eccolo qua il ritorno alla vittoria di Sofia Goggia, il passaggio che mancava in questa prima parte della sua stagione nella Coppa del Mondo: prima nel superG di Val d’Isere, regolando Alice Robinson, ormai un demonietto anche in questa specialità, e Lindsey Vonn, la donna bionica di 41 anni che, essendo la campionessa che è, da quando ha ritrovato il podio non intende più mollarlo. L’americana e l’azzurra si sono di nuovo abbracciate al parterre come una settimana fa a St. Moritz, quando la Vonn tornò al successo e l’italiana le disse che aveva portato tutte a scuola: «Stavolta, però, la lezione l’hai tenuta tu» ha detto Lindsey, contraccambiando la battuta e la gentilezza. 

Per l’Italia c’è anche un’altra gioia, quella che ci fa rivedere Elena Curtoni, in ripresa dopo un anno di stop conseguente all’infortunio a St. Moritz nel dicembre 2023, di nuovo nell’eccellenza: quarta. Per un po’ ha sperato addirittura nella terza piazza, però era troppo lo scarto tra lei e le prime due: così Lindsey ha potuto inserirsi.



















































Ma questo è prima di tutto il giorno del trionfo di Sofia, il ventisettesimo della carriera in 65 podi: l’ultimo successo in superG era quello di un anno fa a Beaver Creek, poi la campionessa azzurra s’era imposta lo scorso gennaio in discesa a Cortina e da lì in poi non si era più ripetuta. Ci si aspettava che la vittoria potesse arrivare la scorsa settimana a St. Moritz, invece ci sono stati solo due terzi posti

E nella discesa di sabato 20 dicembre a Val d’Isère c’è stato l’errore che le ha fatto perdere un primo posto praticamente certo. Quindi il successo era auspicato e atteso con trepidazione perché non arrivava e, si sa, nei Bar Sport si impiega un attimo a parlare di crisi. Invece era una parola sbagliatissima sul conto di Sofia e gliel’aveva ricordato il d.t. Gianluca Rulfi: «Stai sciando bene, prima o poi ti girerà nel modo giusto».

Peraltro era necessario partire dalla grande delusione di sabato, ammessa e raccontata: «Emotivamente è stato un pomeriggio duro. Ho pianto per un’ora e ho pure mandato un messaggio a Gian Piero Gasperini, che oggi allena la Roma ma che ho conosciuto e apprezzato quando era alla guida della “mia” Atalanta: ‘il dolore dell’oggi è la benzina del domani’, gli ho scritto, pensando anche a momenti futuri, potenzialmente storici».

Immaginiamo che gli abbia scritto dopo la sconfitta della Roma a Torino contro la Juventus: quindi di sera. Questo spiega che la ferita di Sofia ha impiegato un bel po’ a rimarginarsi: «In realtà quella sconfitta l’ho ancora qui (sottinteso: sul gozzo), ma l’importante è avere sempre delle frecce nella faretra. Del resto nella carriera sono spesso ripartita dal dolore di non essere sempre riuscita a esprimermi secondo le mie possibilità. Ho avuto un percorso costellato di occasioni di riscatto dopo alcune sconfitte, quindi vincere questa gara è stato bello e ci stava. Ho avvertito pressione? No, non ne sentivo tanta: arrivare davanti a tutte era più che altro una mia necessità, alla luce di come stavo sciando».

Visto che siamo alle porte di Natale, il ventisettesimo centro nella Coppa del Mondo è un bel regalo da piazzare sotto l’albero. «Sì, ma è stato bello anche il regalo che sabato io ho fatto alle colleghe» sottolinea Sofi, aggiungendo un simpatico retroscena: «Alberto Tomba quando manco certe occasioni mi scrive il messaggio ‘Sofia, sempre regalini…’. Be’, ho deciso che era il caso di non farne più». Tuttavia non era affatto sicura di avercela fatta: al traguardo non è sfuggito che aveva mosso la mano destra con il consueto gesto che usa quando si sente di commentare che «è andata così-così». 

A noi dall’esterno è parsa la Goggia convincente dei momenti migliori: volante nelle curve, solida e all’attacco nelle parti tecniche. Ma dato che la Robinson ha chiuso molto vicina a lei (15 centesimi di scarto alla fine, con intertempi migliori dell’azzurra al centro del tracciato e uno scarto decisivo accumulato solo nel finale) e che pure la Vonn è stata sempre insidiosa (l’americana si è arresa per 36/100), allora ha ragione l’olimpionica del 2018 a sostenere che «non è stata per nulla una vittoria strepitosa, bensì una gara nella quale è bastato quello che ho prodotto: non ho sciato al massimo, ho lasciato dei margini e non mi sarei stupita se fossi finita quarta».

La vittoria ritrovata leva di sicuro un tappo emotivo che rischiava di comprimere tante cose di Sofia. Sul fronte delle prossime gare, parteciperà ai giganti di Semmering (27 dicembre) e di Kranjska Gora (3 gennaio) poi consacrerà soprattutto alle prove veloci il primo mese dell’anno nuovo.

 Pensando ai Giochi, ci sono chilometri da aggiungere nelle gambe e un motore da rendere il più potente possibile perché la concorrenza non manca. E la più pericolosa è forse l’amica di 41 anni che sorride assieme a lei (E bello che io e Sofia ci spingiamo l’una con l’altra», ribadisce la Vonn) e che è più che mai un punto di riferimento: «Con la ‘sveglia’ che ci ha dato a St. Moritz – ammette Sofia – Lindsey ha costretto tutte noi ad alzare l’asticella».

21 dicembre 2025 ( modifica il 21 dicembre 2025 | 13:47)