Roma, 21 dicembre 2025 – Il cedolino Inps di gennaio 2026 apre l’anno previdenziale e concentra in un’unica mensilità gli effetti delle principali decisioni economiche e fiscali: rivalutazione legata all’inflazione, ritorno delle trattenute Irpef, eventuali conguagli e nuovi incrementi per i trattamenti più bassi. È una fotografia completa della pensione che verrà, perché non indica solo quanto arriva sul conto, ma anticipa l’andamento dell’assegno per tutto l’anno. Ecco cosa aspettarsi.

Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti in Aula (Ansa)
Le novità di gennaio
Dal 1 gennaio 2026 scatta la rivalutazione annuale delle pensioni sulla base dell’indice Istat Foi. Il tasso fissato in via provvisoria dall’Inps è dell’1,4 per cento, ma l’aumento non è uguale per tutti. Resta il sistema a scaglioni, pensato per tutelare soprattutto gli assegni più bassi: la rivalutazione piena spetta alle pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo, mentre per le fasce superiori la percentuale riconosciuta si riduce. Il trattamento minimo sale a 611,85 euro mensili e diventa il nuovo parametro di riferimento per l’accesso a molte prestazioni collegate al reddito. Accanto alla perequazione ordinaria, per le pensioni pari o inferiori al minimo è confermato anche l’incremento straordinario dell’1,3 per cento, che porta l’importo massimo riconosciuto a circa 619,80 euro.
Rivalutazione e conguagli
La rivalutazione viene applicata secondo il criterio del cumulo perequativo: tutte le pensioni di cui il soggetto è titolare vengono considerate come un unico trattamento, anche se erogate da enti diversi. L’aumento del 100 per cento dell’indice (pari all’1,4%) si applica fino a 2.413,60 euro lordi mensili. Tra quattro e cinque volte il minimo la rivalutazione scende all’1,26%, mentre oltre i 3.017 euro lordi si ferma all’1,05%.
In sostanza, le pensioni medio-basse vedono l’aumento pieno, mentre quelle più alte registrano un incremento più contenuto. Restano escluse dall’adeguamento le prestazioni di accompagnamento alla pensione, come Ape sociale, isopensione, assegni straordinari e indennità di espansione, perché non hanno natura pensionistica.

Inps, foto generica
Maggiorazioni sociali
Dal 2026 cresce anche l’importo delle maggiorazioni sociali per i pensionati in condizioni di disagio economico. L’incremento mensile sale a 20 euro, risultato dei 12 euro aggiuntivi introdotti quest’anno che si sommano agli 8 euro già riconosciuti nel 2025. La misura riguarda pensioni e assegni sociali, oltre alle prestazioni di invalidità civile, per i beneficiari che rientrano nei limiti reddituali previsti.
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Perché l’aumento potrebbe non vedersi subito
Il cedolino di gennaio non contiene solo aumenti. Con il nuovo anno ripartono le trattenute fiscali ordinarie e possono comparire i conguagli Irpef relativi al 2025. Se durante l’anno sono stati percepiti arretrati o ricalcoli, l’imposta trattenuta potrebbe non essere stata sufficiente e il recupero scatta proprio a gennaio, talvolta anche a febbraio.
Per i pensionati con redditi annui fino a 18 mila euro e con un conguaglio a debito superiore a 100 euro, il recupero viene rateizzato fino a novembre 2026. Le somme conguagliate confluiranno nella Certificazione unica 2026. Non subiscono trattenute fiscali le pensioni di invalidità civile, gli assegni e le pensioni sociali e le prestazioni esenti per motivi specifici, come la residenza fiscale all’estero o le pensioni riconosciute alle vittime del terrorismo.
Quando arriva il pagamento
A gennaio 2026 il pagamento non avverrà il primo del mese. Per effetto della festività di Capodanno, l’accredito alle Poste è previsto per sabato 3 gennaio, mentre per chi riceve la pensione in banca bisognerà attendere lunedì 5 gennaio.
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Dove consultare il cedolino
Il cedolino di gennaio 2026 è già disponibile online dal 20 dicembre nel Fascicolo previdenziale del cittadino sul sito Inps. L’accesso avviene tramite Spid, Cie o Cns e consente di verificare importo netto, data di accredito e dettaglio delle singole voci.
Cosa controllare
Il primo controllo riguarda l’importo netto. Subito dopo vanno verificate le voci di rivalutazione, le trattenute fiscali e l’eventuale presenza di conguagli. Confrontare il cedolino di gennaio con quello di dicembre resta il modo più semplice per capire se la variazione è corretta o se è necessario chiedere chiarimenti all’Inps.