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Jovanotti e Baricco raccontano l’AI: «Ecco perché non ucciderà la creatività»
MMusica

Jovanotti e Baricco raccontano l’AI: «Ecco perché non ucciderà la creatività»

  • 22 Dicembre 2025

di
Riccardo Luna

Musica, letteratura e tecnologia si incontrano nel dialogo tra il cantautore e lo scrittore sull’intelligenza artificiale: uno strumento potentissimo che apre nuove strade, ma non sostituisce l’emozione, l’invenzione e il punto di vista umano

L’antefatto di questo dialogo si è svolto il 4 marzo 2025 in un camerino del Palasport di Pesaro dove Lorenzo Cherubini, per tutti Jovanotti, stava per tornare sul palco dopo un bruttissimo incidente in bicicletta e una lunga riabilitazione. Nel camerino c’era anche Alessandro Baricco; era stato lui un paio di mesi prima a dirmi: «Andiamo a salutare Lorenzo il giorno che riparte». Ci eravamo andati. I due sono molto amici da tanto tempo.
Nel camerino c’era l’eccitazione e anche l’ansia di un debutto, eppure Jovanotti e Baricco parlarono a lungo di intelligenza artificiale in relazione alla creatività. Alla fine dissi loro: questa un giorno dovrete ripeterla su un palco. Quel giorno è arrivato il 10 dicembre, alla Statale di Milano, in occasione della tappa finale di «Disclaimer. Ultime avvertenze prima della rivoluzione». Quella che segue, è una trascrizione ridotta («condensed») di un dialogo bellissimo.

«Siamo davanti a una prateria»

Jovanotti: «Un paio di settimane fa ho pubblicato “Niuiorcherubini”, un disco realizzato a New York in maniera totalmente analogica come se fossimo negli anni 70. L’altro giorno un amico mi ha mandato un link: “Cerca “Niuiorcherubina”. Ha la copertina identica alla mia ma con una femmina. I testi sono miei ma il resto è stato realizzato con un programma di AI, anche la voce. Scopro che l’ha fatto uno smanettone di Venezia in pochi minuti. Ho pensato: “Ma che figata pazzesca”. Ma un artista crea quello che non c’è. Non c’è un procedimento consequenziale, mentre la macchina è consequenziale. Infatti, quando chiedo alla macchina di scrivere dei testi, è piuttosto scarsa perché è prevedibile. Cosa succederà adesso? Siamo davanti a una prateria. Nel tour del PalaJova abbiamo usato l’AI per generare immagini: trasformava il pubblico in fiori dell’Impressionismo. Mi faceva diventare Elvis: di lui ci sono tante immagini, quindi era semplice. Ma se chiedevo Raffaella Carra, di cui ci sono meno immagini, non ci riusciva bene, veniva brutta e con la barba…».



















































«Tutta una questione di narrazione»

Baricco: «Mi sono attardato a capire cosa sia l’AI perché mi sono messo a scrivere un libro sulla musica classica. Quindi sono indietro sul tema. Ho solo delle intuizioni, prendetemi con le molle. In The Game (il suo libro dedicato alla rivoluzione digitale, ndr) ci sono tante mappe e nell’ultimo continente, nel 2018, c’è scritto Intelligenza Artificiale: era chiaro che il prossimo salto di livello sarebbe stato quello ma non immaginavo che lo sarebbe stato così tanto come sarà. Ormai, quando chiedi se una cosa è possibile, ti rispondono: “Vediamo la prossima settimana che succederà”. È una corsa contro il tempo, c’è una tale esposizione di investimenti che, se non va bene, va tutto a ramengo. Proviamo a fare un numero: quanti soldi hanno messo su questo tavolo da gioco gli americani? Qualcuno ha detto 600 miliardi di dollari. In questo momento quelli che hanno messo 600 miliardi dollari ,quanti ne ricavano all’anno? La cifra è 20. Nemmeno quello che ha comprato il Como butta via tanti soldi. Qual è la cosa che dovete vedere dentro questo numero? Mi sono fatto questa idea: è come se l’AI fosse un’automobile raffinata in cui costa quasi niente entrarci. Ed ecco l’uso che ne facciamo: accendiamo il motore e stiamo al caldo con il riscaldamento! Non c’è uno che parte con questa macchina! E chi lo fa, parte e dopo poco si spegne, perché non funziona bene. Non è in grado di fare senza errori quello che noi gli chiediamo. Non c’è nessuno che ha messo davvero la prima, che è partito. Infatti il conto è: 600 miliardi a 20. È tutta una questione di narrazione. La realtà è fatta di fatti e narrazione. E qui la narrazione fa il 95% delle cose. Era dai tempi di Babbo Natale che non accadeva qualcosa di simile».

Riccardo Luna, Alessandro Baricco e Jovanotti

«Una sfida che mi umanizza»

Jovanotti: «Non credo che le nuove tecnologie sostituiscano quelle del passato. Se vuoi andare a cavallo puoi andarci, magari non ci vai a scuola. Piuttosto aprono nuove strade. I Beatles non avevano l’AI ma sono convinto che, se l’avessero avuta, l’avrebbero usata. Il punto è un altro. La tecnologia aiuta a realizzare forme e linguaggi ma la forma è figlia di un’emozione, di un dolore, una necessità precedente allo strumento che resta un dispositivo. Sono ottimista che l’umano possa fare la differenza, trovare la poesia. Nella creatività l’AI oggi ci sfida, ci provoca, ci diverte e personalmente mi umanizza. Fateci caso, questi grandi tycoon della Silicon Valley, più diventano ricchi e più vanno in giro scalzi, si accorciano i pantaloni, mangiano biologico, non fanno usare Internet ai figli. Perché l’AI gli dice “cerca di essere meno artificiale”. A me l’AI ha riacceso la voglia di sentire i sapori. E mi sembra di essere diventato una specie di adoratore del Sole: quando lo vedo lo saluto. L’AI adesso è come un pettegolezzo gigante. Siamo all’interno di un immenso pettegolezzo; e arriverà uno che capirà cosa succede ma siamo ancora all’inizio del casino. Ogni settimana le app ti propongono cose che quella precedente sembravano impossibili. Insomma, il mio bilancio pende più verso l’entusiasmo che verso la preoccupazione. I mezzi di produzione creativi diventano più accessibili. E se devi perdere un lavoro brutto, meglio perderlo e magari fai altro».

«Una chance per diventare adulti»

Baricco: «Io voglio vivere con lui! Sento dell’aria fresca. Poi magari gente come noi può diventare buffa lo so… Non è per l’amore dell’ottimismo. Io vedo cose che altri non vedono: le montagne, mentre tutti guardano la pianura. Da quando è nata la rivoluzione digitale, da quando ne abbiamo avuto percezione, si è alzato il vento di una narrazione che nel tempo cambia solo aspetto. Ne I Barbari avvisavo che stava arrivando una tribù che avrebbe cambiato la nostra vita e non erano davvero «barbari». Poi con Steve Jobs e Jeff Bezos si diceva che questi fossero il male. Le storie più belle del mondo sono quelle con dei cattivi. A un certo punto, durante il Covid, è apparso chiaro che quella rivoluzione ci ha permesso di parlare con la nonna e di poterla vedere, tutto gratis, quando eravamo completamente fregati. È diventato difficile dire che erano così cattivi. Ma questa narrazione adesso ha avuto una terza metamorfosi: non erano cattivi ma lo sono diventati! Mi chiedo: perché è così massiccia questa narrazione della rovina, del pericolo, della preoccupazione? Perché? È una domanda bellissima da farsi. Queste narrazioni contrarie sono l’equivalente dei venti con cui va una barca a vela. C’è il vento del capitale da dietro ma anche venti di traverso e contrari e più il vento va, più la barca prende velocità. Se non esistesse questa narrazione, la rivoluzione digitale ci avrebbe messo cinque volte il tempo che ci ha messo a imporsi. C’è una citazione di Immanuel Kant che può aiutarci. Davanti alla Rivoluzione francese disse: “Non perdiamo tempo a chiederci se il Terrore è stato giusto, c’è da segnalare che da lì in poi gli umani hanno imparato che esiste un certo diritto, cose come l’uguaglianza, e non torneranno mai più indietro”. Kant diceva la stessa cosa dell’Illuminismo: il tempo in cui l’umanità diventa adulta dopo essere stata a lungo bambina. Ecco l’AI sarà un’enorme chance per diventare adulti e far crescere la nostra civiltà. Il senso della vita nel lavoro te lo devi dimenticare, è una cosa da bambini».
Jovanotti: «Abbiamo uno strumento che è il nostro punto di vista, che si forma anche attraverso la possibilità di leggere. Ai ragazzi dico sempre due cose: non lamentatevi e leggete. Dovete leggere i libri fondamentali, le poesie fondamentali. Sono strumenti di navigazione per navigare all’interno del mondo digitale».

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22 dicembre 2025

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