Un padre di famiglia acquista un cyborg dalle fattezze femminili affinché lo aiuti nelle faccende domestiche, ignaro delle conseguenze. Su Prime Video….

Nick è da poco diventato padre per la seconda volta e dopo la piccola Isla ha accolto anche il nuovo arrivato Max. Ma l’uomo fatica a prendersi cura della rinnovata prole, giacché l’amata moglie Maggie si trova in ospedale, in attesa di un delicato trapianto di cuore. Le condizioni della donna sono peggiorate e qualora non fosse operata in tempo potrebbe rischiare anche la vita. Un giorno Nick decide di acquistare un avanzato esemplare di Intelligenza Artificiale, affinché lo aiuti nelle faccende domestiche e a prendersi cura dei bambini.

Peccato che in Subservience questo dispositivo elettronico, che porta il nome di Alice, abbia le affascinanti sembianze di una splendida donna e che con il passare dei giorni inizi a dimostrare delle attenzioni sempre più ambigue verso il padrone di casa. Padrone di casa che nel frattempo deve vedersela con le rimostranze di alcuni colleghi operai, pronti a boicottare dei nuovi modelli di robot che dovrebbero sostituirli a lavoro. E la figura di Alice rischierà ben presto di trascinare Nick in una situazione sempre più complicata

Le linee guida di Subservience 

La recente uscita al cinema, sull’onda del successo del primo capitolo, di M3GAN 2.0 (2025) conferma come le AI soprattutto dal cinema e in generale dalla finzione vengano viste come un invadente pericolo e non come una potenziale opportunità. Una scelta di campo non tanto etica ma pensata a livelli di puro intrattenimento, in quanto è molto più semplice, soprattutto per generi quali l’horror e la fantascienza, sfruttare questa rivoluzione moderna come babau dalle mille risorse. Non fa eccezione questo Subservience che fin dalla scelta della sua protagonista mette le cose in chiaro: le sembianze da bambola sexy di Megan Fox d’altronde poco spazio lasciavano all’immaginazione, con tutti i pro e i contro del caso.

Subservience: Megan Fox è una sexy e pericolosa AI in un film senza infamia e senza lode

Se poi nelle vesti di partner maschile troviamo il “nostro” Michele Morrone, conosciuto principalmente per la saga “erotica” di 365 giorni, la tavola è imbandita quanto basta per comprendere come la sfera sessuale e libidinosa giocherà un ruolo importante nell’ora e quaranta minuti di visione. Visione che vorrebbe insinuare anche altri spunti, come la sempre maggior ingerenza delle macchine in quelli che un tempo erano occupazioni umane – con l’inevitabile conseguenza di posti di lavoro persi – ma che alla fine dei conti si risolve in una partita di gelosia e pulsioni in un ménage familiare sull’orlo della rovina.

Subservience: Megan Fox è una sexy e pericolosa AI in un film senza infamia e senza lode

Leggi della robotica e logiche dell’intrattenimento

Se basta un semplice reset della memoria e la fruizione di un film con Humphrey Bogart a scatenare istinti omicidi in “colei” che dovrebbe essere una preziosa aiutante casalinga, il futuro che attende l’umanità intera potrebbe essere assai meno roseo del previsto. E invece la consapevolezza ritrovata, tale da bypassare le direttive imposte e di travisare l’imperativo di protezione di asimoviana memoria, innesca quell’anima tensiva che cita in più occasioni classici post Terminator, con tanto di resa dei conti dai connotati smaccatamente action. Con la bellezza più dolce e riservata di Madeline Zima quale malcapitata consorte tradita, per di più con un ammasso di metallo per quanto esternamente indistinguibile da un’umana femme fatale, il triangolo sentimentale è servito, in una sceneggiatura che non fa molto per distinguersi da altre produzioni a tema, dove il simulacro di Alice viene inopinatamente paragonato a un mero oggetto di piacere al pari di un semplice vibratore.

Subservience: Megan Fox è una sexy e pericolosa AI in un film senza infamia e senza lode

Il regista S.K. Dale è alla sua seconda collaborazione con Megan Fox, dopo averla già diretta nel serrato Till Death (2021), un film sicuramente più riuscito per toni e tensione. In Subservience l’intrattenimento di genere non manca e ci si diverte anche in certi passaggi, ma l’impressione di assistere a qualcosa di derivativo è presente pressoché dall’inizio alla fine e quell’epilogo con “colpo di scena” non fa che confermarlo ulteriormente. 

 

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