Nel ciclismo dei fenomeni Paolo Bettini starebbe benissimo. Olimpionico 2004, due volte iridato, e poi vincitore di Sanremo, due Liegi e due Lombardia, e poi il Campionato di Zurigo, la Classica di Amburgo e quella di San Sebastian, e la classifica di Coppa del Mondo, la challenge che metteva i big uno contro l’altro tante volte durante la stagione. Bettini nella settimana dedicata al Natale, ha voluto parlare di ciclismo, ma ha voluto anche fare un augurio a tutti gli appassionati.
Adesso siamo nell’era di Pogacar. Che cosa ne pensa?
«È un fenomeno, non si discute, ma è battibile perché poi è un umano. Ha un margine veramente ampio rispetto a suoi avversari anche perché, come dico sempre io, avversari non ne ha: di tanto in tanto trova Remco e una volta all’anno trova Vingegaard al Tour. Non è un ciclismo di grandi nomi o di tanti atleti che sanno mettere in difficoltà i propri avversari».
Il prossimo anno lo sloveno punterà a Sanremo e Roubaix, le uniche Classiche Monumento che non ha vinto, e poi ancora il Tour e il Mondiale.
«Lo batteranno? Anche Tadej poi troverà la sua pace dei sensi, la sua serenità e magari avrà un po’ meno voglia di essere Cannibale, oppure smetterà e lascerà spazio agli altri. Prendete Evenepoel: lui adesso sta studiando veramente con tutto il suo staff come raggiungere Pogacar».
Ma secondo lei è fattibile come obiettivo?
«Per me Remco rimane l’unico atleta che è in grado di competere contro Pogacar. Ma invece di concentrarsi sulle gallerie del vento (è stato in California a lavorare con i tecnici della Specialized, ndr) e sulla ricerca della perfezione, dovrebbe lavorare più sulla sua testa che è molto debole».
Pogacar ha sempre staccato il fiammingo in salita. Cosa potrebbe fare Evenepoel?
«Remco deve lavorare sulla testa, perché a cronometro può batterlo. Invece in salita è diverso. Guardate il Mondiale in Ruanda: quando si rende conto che non ce la fa a stare dietro a Pogacar, si stacca e butta via una grande occasione, poi recupera e ritrova la sua posizione, secondo. Ma la testa a volte fa la differenza più delle gambe».
Parliamo infine di Giacomo Pellizzari, che la Red Bull-Bora ha portato in California con Evenepoel: la squadra tedesca sta puntando molto sul marchigiano, che nel 2026 tornerà al Giro d’Italia.
«Secondo me fanno bene, Pellizzari ha ancora qualche margine di miglioramento. È in una squadra dove ha tutto, ha tutte le attenzioni, ha tutto per concentrarsi sul suo mestiere. Io credo che, oltre a essere molto utile per la squadra, avrà il diritto, e me lo auguro, lo spazio per crescere ancora e far vedere che può migliorare».
Siamo nel periodo natalizio, che pensiero o augurio vuole dedicare agli italiani appassionati di ciclismo?
«Prima di tutto voglio fare un augurio per un sereno Natale a tutti i tifosi. Poi vorrei augurare al ciclismo italiano di ritrovare l’umiltà di guardarsi negli occhi e di guardarsi dentro e iniziare a trovare il coraggio di cambiare. Il nostro ciclismo sta morendo, in particolare quello giovanile. Sarebbe bello se per migliorare al nostro ciclismo bastasse regalare a Natale una bici ai più piccoli. Purtroppo non è così e per migliorare c’è veramente da far tanto».