Alessandro Piscopo, ex manager di Antonio Medugno, ha deciso di intervenire pubblicamente sul caso che coinvolge il conduttore televisivo Alfonso Signorini, dopo la denuncia presentata in Procura dal modello per presunti episodi di violenza sessuale e tentata estorsione. In un’intervista rilasciata al Giornale, Piscopo chiarisce il proprio ruolo nella vicenda e replica alle affermazioni emerse durante una puntata di Falsissimo, il format YouTube di Fabrizio Corona.
Piscopo esordisce mettendo un punto fermo sul suo coinvolgimento: “Tengo a precisare che non ho mai incoraggiato Antonio ad avere rapporti con Alfonso Signorini. Al contrario, per quanto mi riguarda, ho più volte cercato di invitarlo alla prudenza e alla riflessione”. L’ex manager conferma di aver fornito a Corona parte del materiale poi diffuso online: “Sono stato io a consegnare a Fabrizio Corona alcune chat tra Medugno e il direttore di Chi, ritenendo, forse ingenuamente, che fossero utilizzate con correttezza”. Secondo Piscopo, la narrazione che lo dipinge come un soggetto che avrebbe spinto Medugno ad accettare determinate situazioni non corrisponde alla sua memoria dei fatti: “Dopo la messa in onda della seconda puntata, Antonio, probabilmente anche a causa di una forte esposizione mediatica, ha dichiarato che io lo avrei spinto ad accettare certe situazioni. Questa ricostruzione, però, non corrisponde a quanto ricordo”. E sostiene di poter dimostrare una linea diversa di comportamento: “Ho reso pubbliche anche conversazioni in cui lo invitavo esplicitamente a valutare con attenzione eventuali compromessi”. E aggiunge un passaggio che ritiene centrale: “Fu lui a dirmi: ‘Ho puntato un obiettivo, non mi dà fastidio, voglio continuare’”.
Alla domanda sull’esistenza di un possibile “sistema” nel mondo dello spettacolo, Piscopo risponde limitandosi alla propria esperienza personale: “Parlo esclusivamente per ciò che ho osservato nel mio percorso professionale. Nel mondo dello spettacolo esistono dinamiche di potere complesse, e come manager mi è capitato di assistere a situazioni ambigue”. Riferendosi ai giovani che cercano di emergere, afferma: “Molti, pur di emergere, possono trovarsi in condizioni di fragilità o disorientamento”.
Rivendica però una linea professionale netta: “Per quanto mi riguarda, ho sempre cercato di mantenere una linea professionale distante da patti o compromessi personali. Respingo con fermezza l’idea di aver mai manipolato qualcuno”. E precisa: “Ritengo inoltre che un adulto consapevole sia responsabile delle proprie scelte”. Sui rapporti tra Medugno e Signorini, Piscopo chiarisce di non avere conoscenza diretta: “Non ero presente e posso riferire solo ciò che Antonio mi ha raccontato. Mi disse di aver trascorso una notte a casa di Signorini e che quest’ultimo avrebbe manifestato un interesse personale nei suoi confronti”. Piscopo afferma di non essere a conoscenza di vantaggi materiali: “Non sono a conoscenza di eventuali regali o benefici successivi”.
Conferma però l’esistenza di contatti frequenti: “So che i due si scambiavano messaggi. Talvolta Antonio mi chiedeva aiuto nel rispondere, soprattutto per difficoltà espressive, e in quei casi lo supportavo nella stesura dei messaggi”. Sull’autenticità del materiale diffuso, dichiara: “Le chat mostrate da Corona, per quanto posso dire, sono autentiche”. E aggiunge una valutazione personale sul contenuto: “A mio avviso, il tono delle conversazioni cambiava rapidamente da professionale a personale. Questa è una mia percezione, non un giudizio definitivo”. Riguardo alle immagini circolate, precisa: “Anche le immagini inviate, da quanto mi è stato riferito, sembravano rientrare in uno stile comunicativo ricorrente”.
Infine, interrogato sull’ipotesi di un “Me Too italiano”, Piscopo mantiene cautela: “È un’espressione forte. Dal mio punto di vista è importante che certe dinamiche vengano portate all’attenzione pubblica, sempre nel rispetto della verità e delle indagini in corso”. Non nasconde qualche ripensamento: “Non mi pento di aver contribuito a sollevare interrogativi, anche se col senno di poi avrei forse agito diversamente o prima”. E conclude rendendosi disponibile alle autorità: “Sono disponibile, qualora richiesto, a riferire la mia esperienza agli inquirenti. In passato avevo anche tentato di avviare un confronto interno con alcune figure che ritenevo potessero incidere su queste dinamiche, ma senza esito”.