di
Paolo Tomaselli
Il tecnico nerazzurro alla vigilia della sfida di Bergamo: «Ho accettato che il mestiere dell’allenatore dell’Inter è questo. Ho una dignità che non è in vendita»
APPIANO GENTILE «La mia Inter è ancora un cantiere aperto». In fondo è la forza di Cristian Chivu e della sua squadra che ha trascorso il Natale da prima in classifica: ci sono margini di miglioramento, magari anche grazie all’imminente sessione di mercato. Anche se il tecnico non concede nulla in questo senso: «Per non mancare di rispetto a un gruppo che lavora sodo, che sa quello che va bene e quello che si può fare meglio: la critica e l’autocritica nello spogliatoio voi non la vedete, ma c’è».
All’orizzonte c’è l’Atalanta, una squadra che nella gestione Inzaghi era diventata una sorta di portafortuna per i nerazzurri. Ma tutto cambia in fretta e Chivu lo sa bene: «E’ sempre stata una partita ostica, specie ora che hanno ritrovato continuità nel vincere, dare gli stimoli giusti. Sappiamo che non sarà facile. Dobbiamo essere bravi e coraggiosi. Mantenere la voglia e lo spirito, cercare il gioco verticale, andare sulle seconde palle ed essere concreti sulle occasioni che abbiamo».
Chivu: «Sono stimolato dalla “lavatrice Inter”»
Con Calha pronto al rientro da titolare e Sommer che si riprende il posto dopo la Supercoppa, si rivede anche la Thu-La dall’inizio. Per riprendere la marcia, di fronte a un calendario fitto e complicato: «Dobbiamo uscire un po’ dalla zona di comfort, dalle certezze – sottolinea il tecnico interista – . Questa squadra ha un’identità chiara. Non dobbiamo andare a togliere l’ossatura di una squadra che in passato di cose buone ne ha fatte. Non è semplice aggiungere. Lo facciamo un poco alla volta. Siamo consapevoli. Stiamo lavorando con determinazione, impegno e responsabilità». A cominciare da lui, allenatore giovane ma non certo l’ultimo arrivato: «Sono stimolato da quella che Trapattoni chiamava la “lavatrice Inter”, nella quale l’allenatore è sempre in discussione. Ho la pelle grossa, non mi fanno paura certe cose. Accetto di essere dipinto e giudicato. Accetto anche la distorsione dalla realtà. So che cosa posso portare a tavola. Mi siedo a tavola con persone che mi stimolano. Ma anche se non ci fossero, non ho paura nemmeno di stare da solo a tavola. Ho accettato che il mestiere dell’allenatore dell’Inter è questo. Ho una dignità che non è in vendita. So cosa porto, sono leale e so quale è la mia ambizione. So cosa faccio per essere in una squadra competitiva che sa quale obiettivo vuole».
Chivu ha poi parlato di Aleksandar Stankovic, che tanto bene sta facendo al Bruges e per cui l’Inter ha il diritto di recompra: «Ragazzo intelligente che capisce bene quale è la sua strada, quale la sua ambizione. Lo guardiamo con interesse, non credo che ci sia qualcuno più interista di lui. Sta avendo delle prestazioni che permette al nostro scouting di guardarlo e seguirlo. E’ un prodotto del nostro vivaio, ha i colori nerazzurri nel sangue e mi piace vederlo a questi livelli».
27 dicembre 2025
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