voto
7.0

L’underground non finisce mai di stupire, in un certo senso: non tutto ciò che ne esce porta particolari novità o ci sconvolge la vita, ma è un continuo ribollire che spesso porta a galla cose interessanti quando meno ce lo si aspetta. E’ un po’ il caso degli Strike Avenue, secondo noi, visto che stiamo parlando di un gruppo che non è certo debuttante ma che pian piano si è fatto strada a suon di album e di concerti dal vivo.

“Erased Postlude” segue di un paio di anni l’EP “Dehumanized Interlude”, con cui li avevamo notati. La band cosentina si è mossa, nel tempo, nel mondo del deathcore e arriva nel 2025 con un ventaglio di influenze interessante e piuttosto vario: da un lato c’è il deathcore classico fatto di influenze melodeath e di breakdown, dall’altro c’è un certo amore per il death metal tecnico di nuova generazione e infine un interesse evidente anche per le ultime evoluzioni del genere con l’inasprimento dei suoni e dei sinfonismi fatto da realtà come i Lorna Shore.
In generale però gli Strike Avenue riescono a bilanciare bene tutte queste influenze e, allo stesso tempo, non eccedono – come molti altri stanno facendo – in un parossistico indurimento del suono per seguire l’ondata dei Lorna Shore. Anzi, la parte in cui riescono meglio, a nostro avviso, è quella in cui mescolano tech-death, deathcore più diretto e qualche influenza black metal.
“The Great Universe” e “Arcane Paradox” rappresentano bene i trentacinque minuti di durata di “Erased Postlude” anche se un altro momento importante è il singolo “Quantum Immortality”, dove è ospite Adam Warren degli Oceano.
Se dovessimo prendere altri nomi di riferimento, la bio parla di Whitechapel, Shadow Of Intent e Thy Art Is Murder: siamo d’accordo, ma in tutti i casi in una versione con suoni non eccessivamente roboanti, distorsioni e filtri per la voce non esagerati.
Gli Strike Avenue hanno una componente raffinata negli arrangiamenti ed un gusto per la melodia che non vanno sottovalutati: è proprio questo che rende “Erased Postlude” un disco vario, interessante e che si lascia ascoltare. Un plauso va soprattutto al lavoro delle chitarre e agli inserti di synth, non troppo invasivi.

Certo, manca ancora qualcosa, ovvero qualche spunto personale in più che li possa distinguere da molti altri nomi che si muovono sulle stesse coordinate, ma francamente non ne sentiamo chissà quale bisogno e forse, dopo diversi anni di carriera, nemmeno loro. D’altronde, se riascoltiamo quanto fatto fino a qui, gli Strike Avenue sono ora in un momento di forma buono e questo ultimo album lo dimostra: vediamo cosa succede ora, siamo curiosi.