“Adesso, a sessantacinque anni, mi ritrovo a camminare nei boschi con lo stesso sentimento per la natura di H. David Thoreau e mi nutro principalmente di semi oleosi tritati e latte fermentato, uova gallate del nostro pollaio, e, il giorno dopo, solo acqua e aria pura. Faccio così dal lontano 1979. Penso che se dovessi tirare le cuoia prima, cioè campare meno dell’aspettativa di vita dei maschi italiani, dirò che lassù c’era un Dio che mentre puliva il suo fucile ha esploso un colpo per sbaglio e mi ha ucciso. Vivere è tutto, l’immortalità è solo nella morte, che ci trasforma in ciò che eravamo prima di nascere”. Sono parole che oggi assumono un valore profetico e struggente quelle scritte da Lorenzo Reina, scultore, pastore e filosofo dell’anima, morto all’età di 65 anni lasciando dietro di sé un’eredità di pensiero e bellezza che continuerà a parlare attraverso il suo Teatro Andromeda, le sue opere e i suoi scritti.

Tragedia a Santo Stefano Quisquina, trovato morto Lorenzo Reina: era il creatore del teatro Andromeda 

Il passo è tratto dal racconto contenuto nel libro “Monti Sicani, l’antica anima della Sicilia”, dato alle stampe in questi giorni da Zolfo Editore nell’ambito del progetto “Le vie del cibo della lunga vita”. 

La scomparsa di Lorenzo Reina, il sindaco Cacciatore: “Figura straordinaria, ha segnato la storia del nostro territorio” 

Nel suo racconto, l’artista di Santo Stefano Quisquina intreccia filosofia e quotidianità, spiritualità e ironia, restituendo un ritratto autentico di sé: un uomo che ha scelto la solitudine dei monti per dialogare con la terra e con il cielo, trasformando la materia in arte e la vita in meditazione. “L’immortalità è solo nella morte”, affermava, avendo già intuito che la sua voce, la sua visione e la sua opera avrebbero continuato a vivere oltre il tempo.

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