di
Martina Zambon
Quest’anno nessuna città sopra i 35 giorni di sforamento delle Pm10 . Ma già incombono le nuove norme Ue
«Mancano ancora tre giorni per chiudere l’anno quindi la prudenza è d’obbligo ma, cautamente, possiamo confermare che il 2025 si chiuderà positivamente sul fronte della qualità dell’aria». Elisa Venturini è il nuovo assessore veneto all’Ambiente e il tema lo conosce bene: in Provincia a Padova aveva esattamente la stessa delega e nell’ultima legislatura, come consigliere, ha seguito i lavori della Seconda commissione che (anche) di questo si occupa. Il 2025 è avviato a diventare l’anno dei record, positivi, quanto a inquinamento dell’aria. Lo dicono le centraline Arpav che monitorano il livello di Pm10, le polveri sottili, dei sette capoluoghi veneti. Il numero di sforamenti annui consentiti è 35 e, anche solo dieci anni fa, si viaggiava tipicamente fra i 90 e i 100 superamenti fra gennaio e dicembre. Il trend era già migliorato negli ultimi anni ma, comunque, il 2024 si chiudeva in negativo. Un anno dopo il quadro è ben più confortante: Treviso è scesa a 31, Verona a 26, Venezia addirittura a 24. Meglio fa solo Vicenza che scende a soli 23 sforamenti nel 2025.
Assessore, i dati positivi a cui si fa riferimento sono quelli delle centraline che rilevano l’inquinamento di «fondo urbano» ma nelle altre gli sforamenti dei limiti ci sono, è saggio professare ottimismo?
«Cauto ottimismo, sì. Ci sono due indicatori che vengono presi come riferimento. Il primo è l’indicatore della media annua sotto i 40 microgrammi per metro cubo d’aria di Pm10 e ci siamo con numeri migliori anche rispetto al 2024 e su questo non abbiamo problemi. L’altro indicatore è quello delle famose 35 giornate massime di sforamento dei 50 microgrammi per metro cubo e qui, lo ripeto, con molta cautela e prudenza, dovremmo restare entro i limiti di legge. In ogni caso, il 2025 è andato bene rispetto anche agli anni precedenti».
Questione di fortuna col meteo?
«Il problema delle polveri sottili per il Veneto è un problema strutturale e soprattutto complesso. Diciamolo chiaramente: non è che con una singola misura fatta una tantum si riesca ad ottenere il risultato. L’obiettivo di miglioramento dell’aria si raggiunge solo se si mettono in campo una serie di misure che, in un periodo medio lungo, vanno coordinate. Questi sono i primi effetti del Piano per la tutela il risanamento dell’atmosfera che abbiamo recentemente aggiornato in Regione. E vorrei sottolineare l’importanza della collaborazione con Arpav che svolge un ruolo tecnico scientifico garantendo il monitoraggio e la verifica oltre che l’elaborazione scientifica dei dati raccolti, in collaborazione con le università. Il tutto suddiviso in ambiti di intervento».

Quali sono?
«Sono tre: il riscaldamento civile, i veicoli e le attività produttive, in particolare l’agricoltura e la zootecnia. Questi sono i tre ambiti dove si è cercato di intervenire negli ultimi anni con misure ad hoc e coordinate. Tutto è servito per raggiungere l’obiettivo».
Qual è il comparto in cui si sono registrati i passi avanti più importanti?
«Penso alle fonti indirette come la zootecnia. Si è lavorato per ridurre le emissioni di ammoniaca prodotte dai reflui zootecnici che sono un precursore delle polveri sottili e ultra fini. In questo caso sono state introdotte delle misure efficaci come l’interramento e gli incentivi per il biogas».
Quanto a caldaie domestiche e automobili?
«Per sostenere l’eliminazione progressiva degli impianti domestici più obsoleti e quindi più inquinanti, la Regione ha deliberato incentivi così come per la rottamazione delle vecchie stufe e delle automobili più datate. Parliamo di 6 milioni di euro stanziati per rinnovare il parco auto più inquinante. Non ci siamo limitati, però, a questo».
Cioè?
«Si è lavorato anche sul trasporto pubblico locale con un incentivo anche per gli abbonamenti sia per i lavoratori che per gli studenti. E, però, gli attori perché l’aria migliori davvero sono molteplici: c’è la politica che fa la sua parte ma ci sono anche i cittadini e le associazioni che sono centrali. Perché, al di là dell’aspetto punitivo, ci vuole anche una certa consapevolezza».
Le nuove norme Ue sono ancora più stringenti…
«La strada di fronte a queste nuove questi nuovi vincoli è la stessa che stiamo già percorrendo ma in Europa devono capire che la situazione orografica del bacino padano è particolare. Le nostre emissioni pro capite sono già molto virtuose rispetto ad altri Paesi Ue, penso alla Baviera e alla Spagna».
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28 dicembre 2025
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