Giulia
Ricorda che suo padre non lavorava e lui faceva di tutto: «Volantinaggio, scaricare verdura di notte all’ortomercato. Poi, prendevo la chitarra e andavo a suonare e mio padre si arrabbiava:“Dove vai?”. La svolta è arrivata grazie alla bassista con cui suonavo, Samina: mi ha iscritto alla Siae e mi ha consigliato di andare al sindacato, che col certificato della depressione di mio padre, ci ha aiutato ad avere una casa popolare. Era in una zonaccia, ma ci ho scritto un sacco di cose, tra cui Dedicato a te, dopo aver rivisto Giulia». Non si sono mai persi. Ma «eravamo diversissimi, anche se lei mi ha insegnato che amare non è trattenere, non è possedere».
Poi aggiunge: «Nel musical, mi dipingo peggio di quanto sia stato, per spiegare cosa fa l’egoismo a 19 anni, quando pensi solo a te e non vedi il dolore che provochi. Ma a volte, dall’altra parte, l’altro trova la sua strada, cresce, si realizza. La mia passione mi porta tra i demoni. Ci ritroviamo: lei risolta, io distrutto. Lei mi dà luce, io mi riconnetto a me stesso e, da lì, nasce la famosa canzone, che canto io sul palco».